Che non ha carattere sacro, che è estraneo o contrario a ciò che è sacro e religioso. Anche, che ha per argomento motivi terreni, mondani, non religiosi.
Nella storia dell’arte, l’iconografia p. è l’insieme dei soggetti non sacri, né riferiti simbolicamente o allegoricamente al sacro. Il concetto di iconografia p. riveste un significato di volta in volta connesso tanto alla storia della critica d’arte quanto al contesto storico e culturale di riferimento. Fu usato inizialmente dalla critica in rapporto all’arte di genere e ai soggetti di vita quotidiana, come iconografia non colta o non attinente al grande ambito dell’arte religiosa e ‘di storia’ (ovvero l’arte che deriva i suoi temi da fonti letterarie, storiche e religiose), secondo una valenza estensiva e un’interpretazione negativa del termine. Anche il riferimento a tematiche p. o sacre e religiose è contestuale: soggetti sacri relativi all’antichità possono rientrare, dall’era cristiana nell’arte del mondo occidentale, nella grande e fortunata categoria iconografica dei temi p. pertinenti al mito, alla favola, alle leggende eroiche. Storia, sacralità e mito possono sovrapporsi in immagini, apparentemente quotidiane, testimonianza di civiltà preistoriche.
L’iconografia p. può dunque comprendere tanto i vari generi dell’arte ispirati dall’osservazione della realtà naturale o sociale (paesaggi, marine, nature morte, raffigurazioni di animali, di fiori ecc.; ritratti, conversation pièces, raffigurazioni di vita privata, quotidiana, pubblica, di battaglie, di mestieri o attività, immagini legate all’arte funeraria, a festività e celebrazioni ecc.) quanto quelli tratti da fonti e tradizioni letterarie (scene e personaggi da opere letterarie; raffigurazioni o cronache di episodi e personaggi storici; temi tratti da mitologia, storia e tradizione antica). Oltre a raffigurazioni di tipo descrittivo o eminentemente narrativo, comprende inoltre iconografie allegoriche, simboliche o tipiche relative a simili ambiti tematici, dalle rappresentazioni dei Quattro Elementi della natura, dei Venti, del Tempo, dei Mesi e delle Stagioni, spesso in riferimento a rappresentazioni astrologiche (Zodiaco) insieme con i Pianeti e le divinità che li rappresentano, alle raffigurazioni della Fortuna, della Morte, del Trionfo, degli Uomini illustri, Eroi ed Eroine, delle Virtù o qualità dell’uomo, di altri concetti astratti. Tra le tematiche citate, è particolare il tema del Trionfo, tratto dalla festa solenne riservata in età romana al generale vincitore sui nemici, rappresentata da un corteo trionfale con carri e trofei; il tema si affermò dapprima nel 14° sec. come rappresentazione trionfale di personaggi celebri del mondo mistico e religioso, e in seguito come raffigurazione trionfale anche allegorica (trionfi di virtù, di divinità legate a temi astrologici ecc.) o come diretta evocazione della classicità.
Oltre che in parziali aspetti di più ampie composizioni anche sacre, in cui si nota la presenza di un gusto per la raffigurazione secolare, l’iconografia p. trova il suo sviluppo autonomo in relazione alle richieste della committenza, per es., per intenti celebrativi e commemorativi (come i tipici cicli decorativi di dimore nobiliari con storie di personaggi celebri, virtù, esempi illustri, in riferimento celebrativo al committente) o come decorazione d’ambiente o arredo, sia in creazioni artistiche monumentali sia in opere di limitate dimensioni.
Determinata in modo consistente da una committenza privata, fondamentale anche nella creazione di quadrerie o nella qualificazione di ambienti di varia destinazione, l’iconografia p. trova un suo sviluppo anche come corredo e complemento tematico in decorazioni di istituzioni ed edifici pubblici; legata altrimenti al collezionismo, segue l’evolversi del gusto, nell’autonomia della creatività artistica, in civiltà e contesti culturali diversi, fino alla produzione artistica figurativa dell’età moderna.
Il concetto di p. è correlato e opposto a sacro (➔), non avendo senso parlare di p. senza il presupposto del sacro, e viceversa. La dicotomia di sacro e p. è alla base di ogni religione. Non esiste alcuna religione in cui tutto sia considerato p. o tutto sia considerato sacro, benché, specie nelle religioni di tipo arcaico, ogni attività p. possa o debba soggiacere a cautele sacrali. Ma come la celebrazione dei giorni festivi permette di dedicare alle attività p. gli altri giorni, o come il recingere lo spazio sacro (santuari ecc.) libera lo spazio rimanente dai riguardi religiosi, così anche i riti connessi alle attività p., ai singoli momenti dell’esistenza quotidiana, anziché implicare una mescolanza tra sacro e p., sono proprio i mezzi della loro separazione, in quanto, a rito compiuto, l’attività pratica può svolgersi senza remore sacrali.
L’azione con cui si compromette, si offende o si annulla il carattere sacro di una cosa, un luogo, una persona è detta profanazione. La possibilità della profanazione è fondata sul fatto che sacro e p. costituiscono, per le religioni, due mondi che si escludono a vicenda, ciascuno con le proprie leggi: la penetrazione del p. nel sacro comporta lo sconvolgimento delle leggi di quest’ultimo. In un luogo sacro si deve entrare solo in determinate condizioni, rispettando le norme che vi regnano; come una chiesa cattolica può essere profanata, e perciò richiedere una riconsacrazione, per un peccato mortale commesso in essa, per es., un suicidio, così anche in altre religioni le persone prive dei prescritti requisiti sacrali (per es., i non-iniziati) con la loro sola presenza profanano un luogo sacro. Nel tempo sacro, cioè nei periodi festivi, è proibita l’attività p.; il divieto del lavoro nel sabato ebraico e nella domenica cristiana ha riscontri in tutte le religioni.