Stato dell’Oceania, nella Polinesia, comprendente le due maggiori delle Isole Samoa, Savai’i e ‘Upolu, e alcuni isolotti. Fino al 1997 il nome dello Stato era Samoa Occidentali.
La popolazione, concentrata soprattutto a ‘Upolu, è cresciuta con ritmo veloce fino agli anni 1970 (tasso d’incremento annuo intorno al 3%), poi la crescita ha notevolmente rallentato (+1,3% nel 2009). La povertà generalizzata, derivata dalla persistenza per lungo tempo di condizioni coloniali (sebbene S. sia stato uno dei primi paesi dell’Oceania a conseguire l’indipendenza) e dalla scarsità di risorse naturali, spinge annualmente un gran numero di Samoani ad abbandonare il paese per emigrare nelle vicine Samoa Americane (dove lavorano soprattutto nel settore peschereccio), in Nuova Zelanda e, in misura più modesta, in Australia e negli Stati Uniti. Unico centro urbano di una certa rilevanza è la capitale Apia (37.237 ab. nel 2006), nell’isola di ‘Upolu. Religione prevalente è quella protestante.
L’agricoltura è l’attività prevalente, fondata sulle colture di palma da cocco, cacao, canna da zucchero, banane, e sul taglio del legname. Molto modesta la consistenza del settore secondario, costituito, con l’unica eccezione di una fabbrica giapponese di ricambi per autoveicoli, di piccole industrie alimentari. In crescita il turismo e le attività finanziarie offshore.
Sotto dominazione tedesca dal 1899, le S. furono occupate nel 1914 dalla Nuova Zelanda, che nel 1920 le ottenne in mandato dalla Società delle Nazioni e nel 1947 in amministrazione fiduciaria dalle Nazioni Unite. Dopo il conseguimento dell’indipendenza nel 1962, la Nuova Zelanda continuò a curare i rapporti fra le isole e il Commonwealth fino al 1970, quando ne divennero un membro a pieno diritto. Il primo mandato presidenziale fu affidato a vita a due capi tradizionali: Tupua Tamasese (m. 1963) e Malietoa Tanumafili II (m. 2007).
Nonostante l’introduzione nel 1990 del suffragio universale, la vita politica continuò a essere fortemente condizionata dalle gerarchie tradizionali, alle quali rimasero legati gli stessi partiti (soprattutto i due più importanti, il centrista Partito per la protezione dei diritti umani, al governo dal 1982, e il Partito per lo sviluppo nazionale delle S., conservatore). La nascita di un vasto movimento di opposizione sociale non impedì al Partito per la protezione dei diritti umani di uscire vittorioso dalle elezioni del 1996, mantenendo il governo sotto la guida del leader, Tofilau Eti Alesana, sostituito alla fine del 1998 da Tuilaepa Sailele Malielegaoi, riconfermato nel 2001, 2006, 2011 e 2016. Nel 2007 è stato nominato capo dello Stato Tuiatua Tupua Tamasese Efi, rieletto nel 2012, cui nel 2017 è subentrato Tuimaleali'ifano Va'aleto'a Eti Sualauvi II. Le elezioni politiche svoltesi nell'aprile 2021 hanno registrato un significativo mutamento, ponendo fine - grazie alla vittoria del partito Fast - alla leadership di Malielegaoi, cui nel mese successivo è subentrata nella carica di premier F.N. Mata'afa.