sedile Qualsiasi oggetto fatto apposta per potersi sedere, che può essere sia un mobile con sostegni appoggiati a terra, sia una struttura fissa fermata a terra o alle pareti, da servire a una o a più persone. È termine generico che comprende le sedie, le panchine, gli scanni, gli sgabelli ecc.; comunemente però il nome è dato ai banchi fissi, di legno, di muratura, di metallo, che sono addossati a pareti murarie, e destinati a più persone, tanto nell’interno di edifici, in sale d’aspetto pubbliche ecc., quanto all’aperto, nei viali, nei giardini, nei parchi; oppure a seggiolini, poltroncine, divani su cui ci si siede nelle vetture ferroviarie, negli automezzi, nelle imbarcazioni.
Nelle società di interesse etnologico, pelli, pellicce (come nelle regioni artiche) e stuoie intrecciate disposte sulla terra, sulla sabbia, sul corallo rappresentano i principali tipi di sedile. Nell’Africa occidentale, centrale e orientale e nell’America tropicale sono abbastanza comuni piccoli seggi lignei (più raramente di pietra, come in alcune culture precolombiane messico-andine) generalmente rotondi, bassi e privi di spalliere; la loro esecuzione è talora un raffinato esempio di capacità artistica, come tra alcune popolazioni del Congo e della Zambia, specie se si tratta di seggi da parata. Un’ulteriore elaborazione di questo tipo di s. è rappresentata dai troni, di forma più complessa, spesso forniti di spalliera e coperti di molteplici ornamenti: sono da ricordare il famoso ‘seggio d’oro’ dei sovrani ashanti, simbolo del potere regale; i troni dei re del Dahomey, scolpiti a traforo, e quelli dei re camerunesi, la cui spalliera, spesso in forma antropomorfa, è sovente dipinta o ricoperta da un tessuto ricamato con perline; i troni dei capi galla, ricavati da un tronco d’albero ecc.
Nell’antico Regno di Napoli, denominazione delle sezioni urbane in cui i nobili erano organizzati per la difesa dei loro interessi; si dicevano anche seggi, portici, teatri, piazze. La conquista di Napoli da parte di Carlo VIII di Francia determinò la creazione d’un s. popolare accanto ai s. nobiliari, che tentò di sopraffare questi ultimi. Fuori s. o fuori seggio furono dette le famiglie che, vivendo nei loro feudi e sdegnando di essere aggregate a famiglie di nobiltà meno antica, non facevano parte di alcun seggio.