monetàrio, sistèma Insieme delle monete circolanti in un dato momento in uno Stato; se l'unità monetaria è una moneta d'oro o d'argento e se la circolazione è composta soltanto di monete-tipo e di monete divisionali o anche di biglietti di banca convertibili, si parla di sistema aureo o di sistema argenteo; se la circolazione risulta invece composta soltanto di biglietti convertibili in verghe d'oro o di divise estere a loro volta convertibili in oro e di monete divisionali, si parla di sistema a cambio aureo; se poi i biglietti sono inconvertibili si parla di sistema cartaceo.
È l'insieme di regole definite dai trattati internazionali e integrate da convenzioni e usi accettati dai paesi che ne fanno parte, riguardanti i rapporti di cambio tra le monete dei diversi paesi, le modalità e i criteri di regolamento dei pagamenti internazionali, le caratteristiche degli strumenti universalmente accettati come mezzi di pagamento e utilizzati come moneta di riserva, le modalità di correzione degli squilibri della bilancia dei pagamenti, nonché gli aiuti finanziari tra banche centrali o Stati nel caso di crisi della bilancia dei pagamenti. La necessità di stabilire l'insieme delle norme che regolano i rapporti economici tra paesi è una conseguenza dell'esistenza di una pluralità di monete (la cui emissione è gestita dalle singole banche centrali) che richiede criteri che regolino la loro convertibilità.
Al termine della Seconda guerra mondiale, con gli Accordi di Bretton Woods fu istituito un sistema di cambi fissi. La valuta chiave del sistema divenne il dollaro, che costituì la principale attività di riserva detenuta dalle banche centrali. Tale sistema terminò di fatto nel 1971 con la dichiarazione di inconvertibilità del dollaro decisa unilateralmente dal presidente americano R. Nixon. A esso ha fatto seguito il passaggio a un regime di cambi fluttuanti caratterizzato dalla fine del ruolo monetario dell'oro e dalla coesistenza di una pluralità di valute convertibili. Il dollaro mantiene ancora un ruolo di valuta di regolamento dei pagamenti internazionali, ma accanto a esso hanno assunto un peso più consistente lo yen giapponese, il franco svizzero e, a partire dal 1999, l'euro. Nel sistema successivo a quello di Bretton Woods la moneta internazionale risulta quindi composta da più monete nazionali detenute nei portafogli degli operatori privati e nelle riserve valutarie delle banche centrali in proporzioni variabili a seconda dell'andamento dei tassi di cambio. Il regime dei cambi fluttuanti ha così concesso alle banche centrali di recuperare gradi di libertà per la gestione monetaria finalizzata a obiettivi di stabilità interna.