sommerso Il complesso delle attività economiche che evadono controlli fiscali e rilevazioni statistiche. Comprende elementi di diversa natura: da ciò la varietà di termini utilizzati come sinonimi (economia sommersa, informale, nascosta, sotterranea, parallela, irregolare, nera, duale, crepuscolare, o shadow economy). Considerando i flussi reali e finanziari tra operatori, il s. può essere inteso come un complesso di flussi che risultano paralleli a quelli ‘ufficiali’ e che non vengono introdotti nelle valutazioni contabili nazionali. Gli scambi irregolari tra famiglie e imprese ne costituiscono la parte più studiata: le famiglie possono irregolarmente fornire alle imprese lavoro e capitale o acquistare da esse beni e servizi. Tale scambio si svolge in mercati tipici, come, per il lavoro, i mercati neri del lavoro a tempo pieno (disoccupati, lavoratori in cassa integrazione, pensionati, casalinghe, studenti ecc.); i mercati del lavoro caratterizzati da quantità scambiate inferiori al minimo contrattuale (secondo o doppio lavoro); lavoro a domicilio (formalmente autonomo ma derivante da un unico committente). Per gli scambi di beni e servizi vi sono invece mercati irregolari o regolari in cui è diffusa la pratica della sottofatturazione (per es., prestazioni relative a riparazioni domestiche o servizi sanitari, contrabbando). Nelle transazioni fra imprese si possono verificare sommersioni soprattutto per scopi di evasione fiscale (per es., sottovalutazione dell’attività produttiva, imputazione all’attività produttiva di spese che sono in realtà consumi privati). Flussi sommersi si verificano anche con il resto del mondo (lavoro irregolare all’estero o di immigrati in posizione irregolare, capitali impiegati in altri paesi, prestazioni di servizi domestici ecc.). Altre componenti del s. sono le attività economiche svolte all’interno delle famiglie (lavori di pulizia della casa, cura dei bambini, manutenzione dell’alloggio, attività dilettantistiche ecc.) e le attività criminali affini alla produzione da un punto di vista economico, ma svolte in violazione del codice penale.
La mancata valutazione del s. distorce l’osservazione statistica del sistema, provocando la sottovalutazione dei dati economici e facendo divergere il tasso di variazione effettivo di ogni dato economico da quello osservato. Ciò dunque può indurre a diagnosi congiunturali e strutturali fallaci e a politiche economiche errate. Per superare queste problematiche, l’Italia aderisce allo schema di contabilità nazionale Europeo Sec95 che impone ai paesi membri di conteggiare nel PIL anche l’economia non direttamente osservata. In base alla definizione utilizzata dall’ISTAT «con il termine economia non direttamente osservata si fa riferimento a quelle attività economiche che devono essere incluse nella stima del PIL ma che non sono registrate nelle indagini statistiche presso le imprese o nei dati fiscali e amministrativi utilizzati ai fini del calcolo delle stime dei conti economici nazionali, in quanto non osservabili in modo diretto». Sulla base delle definizioni internazionali (contenute nel Sec95 e nell’Handbook for measurement of the non-observed economy dell’OCSE) l’economia non osservata contempla, oltre il s. economico, le attività illegali e in genere la produzione del settore informale. Le attività illegali sono sia le attività di produzione di beni e servizi proibite dalla legge, sia le attività che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. Per attività informali si intendono quelle attività produttive di natura precaria e occasionale od organizzate su basi familiari che non contemplano un rapporto di lavoro registrato. È chiaro quindi che il settore informale è cosa ben diversa dall’economia sommersa, dato che il primo non necessariamente contempla il celarsi al fisco e agli obblighi di legge. La presenza delle attività informali nell’economia non osservata si giustifica con la difficoltà di tracciare queste piccole organizzazioni produttive.