sonata
Quando lo strumento è protagonista
Il termine sonata, adoperato correntemente a partire dal 16° secolo, ha indicato nel corso dei secoli differenti composizioni strumentali. Esso ha inoltre designato la struttura base – detta per l’appunto forma-sonata – impiegata dal classicismo fino al tardo Ottocento nei primi movimenti di sonate, sinfonie, concerti e altri generi di musica da camera
Nel Cinquecento il termine sonata non indicava una forma musicale ben definita, ma distingueva una composizione da sonare, cioè da eseguire con strumenti, da una da cantare, ossia con l’impiego della voce (musica, grammatica della). Gradatamente lo stile dei pezzi strumentali acquistò autonomia dai modelli vocali, fino alla definizione – all’inizio del 17° secolo, nell’Italia settentrionale – di due forme cameristiche: la sonata a tre, di solito per due violini o basso continuo, e la sonata a due, perlopiù per violino e basso continuo. Il basso continuo veniva realizzato generalmente dalla viola da gamba sostenuta dal clavicembalo o dall’organo. La sonata a tre – formata da più movimenti, spesso quattro, che alternavano tempi lenti e veloci – si differenziava a sua volta in sonata da chiesa e sonata da camera, a seconda della destinazione.
La sonata barocca ebbe fortuna per più di un secolo e mezzo e fu impiegata da un gran numero di compositori – tra cui, nel 17° secolo, Giuseppe Torelli, Tarquinio Merula, Alessandro Stradella, Giovanni Maria Bononcini e, nel 18° secolo, Arcangelo Corelli, Tomaso Albinoni, Antonio Vivaldi, Giuseppe Tartini – e soggetta a evoluzione e varianti. Non ha, dunque, una forma univoca. Comune è il carattere di contrasto tra melodia solistica e accompagnamento armonico, mentre variabile è il numero di movimenti, con alternanza di tempi allegri e tempi lenti, spesso derivati da andamenti di danza.
Dall’Italia la sonata si diffuse all’estero, con musicisti quali Jean-Baptiste Loeillet e François Couperin in Francia, Georg Philipp Telemann, Georg Friedrich Händel e Johann Sebastian Bach in Germania, Henry Purcell in Inghilterra.
Nel tardo Barocco la sonata si modificò a causa dell’importanza sempre crescente assunta dallo strumento a tastiera e allo sviluppo di nuovi schemi costruttivi e armonici, riducendosi talvolta a un solo movimento e a un solo strumento, come nelle sonate per tastiera di Domenico Scarlatti.
Gli esponenti del classicismo viennese – Franz Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven – consacrarono il genere della sonata definendone la struttura tipo. Per pianoforte o strumento a tastiera o per qualsiasi strumento e pianoforte, essa era di solito divisa nei tempi allegro, adagio, minuetto, allegro (forme musicali).
Il primo movimento assunse la struttura detta forma-sonata, bitematica e tripartita in quanto costruita su due temi e articolata in tre parti. Nella prima parte, l’esposizione, sono presentati i due temi, spesso a carattere contrastante: il primo, nella tonalità principale, è collegato al secondo tramite un episodio che conduce al cambio di tonalità, il ponte modulante. Nella seconda parte, o sviluppo, i temi sono rielaborati; nella terza, detta ripresa, i due temi vengono riproposti, entrambi nella tonalità principale. La forma-sonata trovò largo uso e venne impiegata anche nei primi tempi di sinfonie, concerti e composizioni cameristiche.
Nel 19° secolo la fioritura del melodramma portò alla decadenza in Italia del genere sonatistico. I musicisti tedeschi – quali Felix Mendelssohn-Bartholdy, Franz Schubert, Robert Schumann –, oltre a Fryderyk Chopin e Franz Liszt, continuarono a comporre sonate, adattando la forma classica alle esigenze linguistiche ed espressive del romanticismo. In Francia si sviluppò la sonata ciclica – in cui uno stesso materiale tematico ricorre in tutti i movimenti –, che fu impiegata da Hector Berlioz, César Franck, Camille Saint-Saëns, Gabriel Fauré.
Molti musicisti del Novecento – tra cui Claude Debussy, Alban Berg, Béla Bartók, Alekandr N. Skrjabin, Igor F. Stravinskij, Paul Hindemith, Sergej S. Prokof´ev, Francis Poulenc, Pierre Boulez – si sono dedicati alla composizione di sonate, in alcuni casi portando alle estreme conseguenze il linguaggio tradizionale, in altri apportando elementi nuovi senza negare la tradizione, o infine impiegando un linguaggio completamente nuovo (musica, storia della).