(o zervanismo) Denominazione moderna, formata sul medio-persiano o pahlavico zurvān («tempo, momento»), di una dottrina iranica relativa al tempo, la cui collocazione all’interno dell’antico mondo religioso iranico è uno dei maggiori problemi storici dibattuti negli ultimi decenni: mentre alcuni vedono in Zurvān il dio supremo di una particolare religione iranica, fin dai suoi inizi distinta dallo zoroastrismo o dal mazdeismo, altri considerano lo z. una dottrina eterodossa del mazdeismo o una sua corrente interna.
Il principale mito dello z. è raccontato dall’armeno Eznik di Kolb: Zurvān compie sacrifici per avere una progenie; decide in seguito di consegnare la regalità del mondo al primogenito, e la consegna ad Ahriman, che nasce primo di due gemelli, stabilendo nel contempo che la dominazione arimanica si estenderà per una durata delimitata, alla fine della quale trionferà il gemello buono, Hormizd (cioè Ōhrmazd, Ahura Mazdā).
Senza dubbio si può ravvisare nello z. una corrente pessimistica, con forti analogie con tematiche di tipo gnostico. Non per nulla il manicheismo, in Iran, farà di Zurvān, e non di Ōhrmazd, la sua divinità suprema. Una comparazione fra Zurvān e Ōhrmazd all’interno del mazdeismo pone in luce, in ogni caso, la non sovrapponibilità e la non equivalenza di queste figure divine ritenute spesso in concorrenza: Ōhrmazd resta sempre il principio luminoso, attivo, combattente contro le tenebre arimaniche, mentre il Tempo Limitato (Zurvān i kanäragōmand) non è che lo strumento che porterà alla vittoria la luce, e il Tempo Illimitato (Zurvān ī akanārag) altro non è se non la condizione iniziale di quiete perfetta da cui il moto ebbe origine.