Per a. si intendono tutti quei casi in cui vi è incompatibilità tra due norme (Disposizione e norma) che disciplinano una medesima fattispecie, nel senso che l’applicazione dell’ esclude l’applicazione dell’altra. La presenza di a. è fisiologica (e non patologica) all’interno di un qualsiasi ordinamento giuridico, in virtù della pluralità di fonti del diritto in esso esistenti. Da ciò discende che le a. sono un problema essenzialmente interpretativo.
I criteri elaborati per la risoluzione delle a. generalmente accettati sono quattro: quello gerarchico, quello della competenza, quello cronologico e quello della specialità.
Il criterio gerarchico (lex superior inferiori derogat) comporta la prevalenza della norma di grado superiore su quella inferiore, anche quando quest’ultima sia cronologicamente posteriore (ad esempio, nel conflitto tra una norma di rango costituzionale ed una di rango legislativo più recente, prevale sempre la prima, anche se la seconda è più recente).
Il criterio della competenza, a sua volta, può rilevare sotto due diversi aspetti: quando la disciplina di determinati settori è riservata dalla Costituzione (o dalle leggi costituzionali) in via esclusiva a determinati atti normativi (è il caso, ad esempio, dei regolamenti parlamentari ex art. 64, co. 1, Cost.) o quando le attribuzioni costituzionali di competenza non escludono in assoluto gli altri atti normativi (è il caso, ad esempio, delle fonti dell’U.E. ex artt. 11 e 117, co. 1, Cost.).
Il criterio cronologico (lex posterior derogat priori) comporta l’abrogazione della norma anteriore ad opera della successiva di pari grado.
Il criterio della specialità (lex specialis derogat generali) comporta l’applicazione della norma speciale e non di quella generale (ad esempio, art. 15 c.p.).
I criteri più risalenti sono quello gerarchico e quello cronologico, mentre quello della competenza è relativamente più recente, in quanto ha trovato attuazione solo con la Costituzione italiana. Tuttavia, quest’ultimo non è meno importante degli altri: una parte della dottrina è giunta anzi a ritenere che esso abbia assorbito in sé lo stesso criterio gerarchico.
Per I. Kant, l’ a. della ragione pura è il complesso di contraddizioni in cui l’intelletto necessariamente incorre quando vuol considerare i fenomeni come cose in sé, derogando dalla norma fondamentale della limitazione dell’uso delle categorie alla sfera dell’esperienza possibile. In particolare, le a. sono quattro, in corrispondenza con le quattro classi delle categorie (quantità, qualità, relazione e modalità), e sono costituite ciascuna da una tesi e da un’antitesi. In ciascuna a. tanto la tesi quanto l’antitesi è, secondo Kant, dimostrabile in modo rigoroso: la tesi si trova sempre mediante la confutazione dell’antitesi, e viceversa.