Sostanze o farmaci che combattono le infezioni virali. Fra le molte sostanze di cui sono state descritte, soprattutto in vitro, proprietà contro i virus rientrano i sulfamidici, gli antibiotici, gli estratti di piante, i prodotti sintetici.
I virus, parassiti endocellulari obbligati, utilizzano il macchinario energetico e biosintetico della cellula ospite e si replicano liberamente nel citoplasma o nel nucleo. Per questo motivo le sostanze che interferiscono con la replicazione virale potrebbero presentare effetti negativi anche sulla salute dell’ospite. Anche se l’accumularsi delle conoscenze sui virus e l’utilizzazione delle tecnologie molecolari hanno permesso di definire bersagli specifici per i virus e di identificare composti che potrebbero interferire solo con essi, la selettività dell’a. è spesso relativa. Nei casi in cui la selettività del farmaco risulti invece assoluta, l’effetto dell’a. è diretto nei confronti di funzioni virali talmente specifiche da poter essere facilmente modificate per mutazione. Da ciò consegue che l’utilizzazione di un farmaco relativamente selettivo può determinare dopo un uso prolungato una certa tossicità, mentre uno totalmente selettivo, e quindi tollerato, può indurre in breve tempo la selezione di mutanti virali resistenti. Esistono soluzioni intermedie che riguardano gran parte dei farmaci a. approvati per l’impiego nella terapia clinica In base al loro meccanismo d’azione, i composti ad attività a. possono suddividersi in tre grandi gruppi: virucidi, immunomodulanti, a. propriamente detti.
I virucidi sono agenti chimico-fisici quali per es. l’etere, i detergenti e i raggi ultravioletti, che inattivano direttamente il virus e che, per la loro natura, non hanno trovato alcuna applicazione terapeutica, a eccezione della crioterapia e della laserterapia nel trattamento delle verruche da papovavirus.
I farmaci immunomodulanti modificano la risposta immunitaria dell’ospite aumentandola nel caso sia insufficiente. Particolare importanza riveste l’interferone (➔), che esplica sia un’azione a. diretta sulla replicazione della maggior parte dei virus animali, sia un’azione indiretta potenziando la risposta immunitaria attivata nell’ospite al momento dell’infezione virale.
I farmaci a. propriamente detti inibiscono una delle diverse fasi del ciclo replicativo virale (adsorbimento e penetrazione nella cellula ospite, trascrizione e traduzione del genoma virale, assemblaggio e maturazione dei virioni). Alcune sostanze inibiscono l’adsorbimento del virus alla superficie delle cellule sensibili, alterandone alcuni componenti superficiali e determinando di conseguenza la neutralizzazione dell’infettività virale. Per es., i polianioni normalmente presenti in natura, quali l’eparina e derivati, sono particolarmente attivi nei confronti delle infezioni da virus erpetici. Nel 1996 diversi studi hanno messo in evidenza l’attività a. della lattoferrina, una proteina policationica estratta dal latte umano e bovino capace di inibire l’infezione di numerosi virus a DNA e RNA. Tra i farmaci che agiscono sulla replicazione degli acidi nucleici virali, l’aciclovir (fig. 1A), un analogo strutturale della guanosina, viene fosforilato con maggiore velocità nelle cellule infette da alcuni virus erpetici. Tale composto, una volta fosforilato, viene incorporato di preferenza nel genoma virale determinando la formazione di materiale genetico virale non funzionale. La vidarabina (fig. 1B), un analogo dell’adenina, è un altro inibitore della sintesi del DNA virale che mostra invece un’elevata specificità nei confronti della DNA-polimerasi degli herpesvirus e del virus dell’epatite B (fig. 2). Tra gli analoghi nucleosidici il più studiato è l’azidotimidina (AZT), registrato in molti paesi, inclusa l’Italia, per la terapia dei casi di AIDS conclamati e asintomatici. Questa sostanza, una volta attivata dalle chinasi cellulari, presenta un’affinità elevata per la trascrittasi inversa virale e viene incorporata preferenzialmente nel DNA virale nascente, determinando l’interruzione del processo di trascrizione. Un antibiotico, la rifampicina, che inibisce selettivamente la trascrizione dell’RNA batterico, è in grado di impedire la formazione di virioni maturi nelle cellule infettate da poxvirus inibendo le fasi tardive del ciclo replicativo.