Fenomeno del convogliamento e trasporto delle acque superficiali o sotterranee di un dato territorio compiuto da corsi d’acqua superficiali o da falde acquifere. Nel caso dei corsi d’acqua superficiali è possibile calcolare anche la densità di d., come rapporto tra la somma delle lunghezze di tutti i segmenti fluviali e l’area del bacino o del territorio che si considera. Nel caso delle falde acquifere, il d. rappresenta la formazione, in un terreno ricco di acqua freatica, di zone di maggior richiamo dell’acqua stessa: il d. produce un aumento della velocità di scorrimento del liquido fra gli elementi porosi del suolo, e questa velocità diventa massima dove il d. è massimo (per es., attorno ai pozzi emuntori).
Allontanamento dell’acqua dal profilo del suolo. Quando l’acqua è presente in quantità eccessiva rispetto alla capacità di assorbimento del suolo, essa provoca generalmente gravi problemi sia in campo agricolo (danni per le piante coltivate), sia in campo civile (ostacoli alla costruzione di opere edili, al consolidamento di terreni incoerenti, alla posa di condotte ecc.).
Per quanto riguarda l’agricoltura si distinguono: d. superficiale, effettuato mediante un fitto reticolo di affossature artificiali a cielo aperto, e d. sotterraneo, effettuato mediante tubazioni emungenti posate più o meno profondamente sotto il piano di campagna. Il d. superficiale costituisce il metodo più antico ed è ancora oggi molto diffuso, in particolare, in Italia. Tuttavia, per la sottrazione di terreno coltivabile, per la limitazione imposta alle dimensioni dei campi, per gli ostacoli opposti alla operatività delle macchine e per l’onerosità della manutenzione, il d. superficiale è oggi adottato solo quando non è tecnicamente possibile operare diversamente. Il d. sotterraneo, già praticato sotto forma di cunicoli profondi (fogne) riempiti con pietrame, fascine, legname o, più tardi (dopo il 1850), con spezzoni di tubo in laterizio, ha avuto grande impulso con l’introduzione, a partire dagli anni 1960, di tubazioni in PVC flessibili, corrugate, finestrate e di facile connessione: la fig. mostra la sezione trasversale di una trincea di d. (a è la tubazione emungente), riempita di materiale sciolto a granulometria decrescente verso il fondo; a una notevole leggerezza le tubazioni in PVC associano elevata resistenza agli agenti fisico-chimici e batteriologici del suolo, con durata garantita per periodi superiori ai 50 anni. La posa dei tubi di d. o dreni è oggi completamente meccanizzata grazie a macchine semoventi ( posadreni) in grado anche di effettuare lo scavo della trincea e di controllarne la pendenza; i tubi emungenti sono disposti con ben determinate pendenze (da 1-2‰ a 2%) atte a favorire lo scorrimento dell’acqua al loro interno; il deflusso viene raccolto da un collettore che può essere costituito sia da un fosso a cielo aperto sia da un dreno di diametro più grande; si passa poi, tramite l’emissario, al recipiente finale. Il posizionamento dei dreni può essere longitudinale, ossia nel senso della pendenza, quando questa non supera il 5‰ (terreni di pianura), oppure trasversale quando interseca la pendenza in direzione obliqua (non superiore comunque al 2%) nei terreni in declivio.
In campo civile il d. trova ormai applicazione in tutte le opere di ingegneria: esso è utilizzato per diminuire la spinta delle terre su un’opera di sostegno riducendo la pressione dell’acqua, per migliorare la coesione in terre di scarsa consistenza, per facilitare il consolidamento di terreni compressibili; consiste generalmente in trincee o fossi di guardia, vespai o manti impermeabili che riducono o annullano la penetrazione delle acque meteoriche nel terreno; i manufatti possono essere sia superficiali sia profondi ed essere integrati da cunicoli o pozzi che convogliano le acque verso i luoghi di scarico, cui fanno capo, all’occorrenza, impianti di sollevamento.
Tecnica chirurgica che ha lo scopo di derivare all’esterno liquidi fisiologici o patologici, raccolti in cavità naturali (pleura, peritoneo, articolazioni ecc.) o patologiche (ascessi); i metodi di d. correntemente impiegati sono molteplici: per capillarità (garza, cotone, fili di seta); per tubi (di gomma, di vetro); per scorrimento (lamine di gomma ecc.).