Musicista (Maiolati 1774 - ivi 1851); studiò dapprima con N. Bonanni, poi al conservatorio napoletano della Pietà dei Turchini con N. Sala e G. Tritto. Lasciato il conservatorio, passò a Roma (1795), dove fece rappresentare con esito fortunato una farsa musicale, I puntigli delle donne. Nel 1797 faceva seguire una seconda farsa, L'eroismo ridicolo, ossia La finta filosofa, e nel 1798 una commedia, Il finto pittore. Nel 1798 presentava poi a Firenze la sua prima opera seria, Teseo riconosciuto, e due farse, L'isola disabitata e Chi più guarda non vede. Nel 1799, tornato a Napoli, assunse la direzione della cappella reale in sostituzione di D. Cimarosa e seguì la corte a Palermo. Nel 1803 si trasferì a Parigi, dove entrò in relazione con F.-J. Fétis, con gli Érard, col conte di Rémusat, il quale lo avvicinò a Napoleone e a Giuseppina. Nel 1804 ottenne un grande successo con una rielaborazione in tre atti della vecchia Finta filosofa. Incoraggiato dal parere dei critici, si diede a comporre opere francesi: la prima, una comica, La petite maison (1804), fu un insuccesso; la seconda, il dramma Milton, fu poco dopo applaudita all'Opéra comique. Dal 1803 al 1806, S. si diede alla composizione del suo capolavoro, La vestale, tragedia lirica in tre atti, testo di V.-J.-É. de Jouy. Opposizioni di ogni genere fecero ritardare la rappresentazione di quest'opera fino al 1807, quando per volontà dell'imperatrice La vestale fu rappresentata all'Opéra, ed ottenne un meritato e duraturo successo. Alla Vestale seguì, per commissione di Napoleone, il Fernand Cortez ou La conquête du Mexique, tragedia lirica in tre atti su testo di Jouy e di J.-É Esménard, anch'essa trionfalmente accolta nella prima versione (1809) e nella rielaborazione (1817). S., già compositore di camera dell'imperatrice, nel 1810 assumeva la direzione dell'antica "Opera italiana" che, unita amministrativamente alla "Comédie", aveva preso il nome di Teatro dell'Imperatrice, e vi faceva rappresentare, tra l'altro, il Don Giovanni di Mozart per la prima volta nella sua forma originaria. Alla caduta dell'Impero ottenne il titolo di compositore drammatico del re e una pensione. Nel 1817 ebbe un certo successo un suo rifacimento delle Danaidi di A. Salieri, e fu concessa a S. la cittadinanza francese. Si dedicò quindi alla composizione di un'opera di grande impegno, Olympie, tragedia lirica in tre atti di J. Dieulafoy e Ch. Brifaut, che fu rappresentata all'Opéra il 22 dic. 1819, con esito positivo benché inferiore ai trionfi della Vestale e del Cortez. Nel 1819 Federico Guglielmo III di Prussia chiamò a Berlino S., che nel 1820 assunse la direzione della musica di corte e del teatro reale, un incarico che, nonostante le ostilità dell'ambiente, riuscì a mantenere per 22 anni. La sua attività berlinese consistette anche nella composizione di alcuni lavori teatrali: Lalla Rookh (1821), musica di scena per il poema di Th. Moore; Nuramhal, oder das Rosenfest von Kaschmir (1822), opera in due atti su testo di K. H. Herklotz; Alcidor (1825), su soggetto fantastico tratto da un vecchio libretto di M.-A.-J. Rochon de Chabannes, e finalmente l'ultima sua opera e l'ultimo capolavoro, Agnes von Hohenstaufen, tre atti su soggetto medievale tedesco, con testo di E. Raupach, rappresentata nel 1829 e rielaborata nel 1835. Nonostante l'accostamento, visibile in quest'opera, allo stile germanico, le ostilità dell'ambiente berlinese si fecero sempre più accanite, e dopo un viaggio in Italia e in Francia nel 1842 S. lasciò definitivamente Berlino, pur conservando, per la riconoscenza del re di Prussia, titoli ed emolumenti. In patria ritornò definitivamente nel 1850. Il posto che S. occupa nella storia del teatro musicale è di primissimo ordine: con i suoi capolavori del periodo francese, durante il quale trovò ambiente e materia poetica consoni al suo spirito, S. è il vero rappresentante musicale di quel momento di esaltazione eroica che collegava i ricordi dell'antica Roma alle imprese di Napoleone Bonaparte.