Termine filosofico entrato nell’uso per il senso che la scolastica diede all’attributo di immanens (designando con esso quegli atti, come il vedere o il sentire, il cui fine risieda in sé stessi), ma diffusosi principalmente per la sua contrapposizione a quello di ‘trascendenza’, e per il significato che tale contrapposizione assunse nel campo della gnoseologia e della metafisica idealistiche. Secondo questa antitesi, ‘immanente’ è ogni realtà che non ‘trascende’ la sfera di un’altra realtà, e cioè che non esiste separata e indipendente da quella, bensì è con essa in rapporto di coessenzialità reciproca. Ma la stessa possibilità di tale uso del termine provenne dall’importanza che al concetto dell’i. diede la gnoseologia kantiana con la sua dimostrazione della ‘trascendentalità’, ossia della non trascendenza al pensiero delle forme a priori del conoscere, e con il suo richiamo a un uso ‘immanente’ e non ‘trascendente’ della ragione, cioè ristretto nei limiti della conoscenza possibile. Nello sviluppo postkantiano dell’idealismo, l’i. del reale al pensiero si estese alla totalità del pensiero: donde il fondamentale carattere ‘immanentistico’ dell’idealismo. Filosofia dell’i. Corrente filosofica s. Agostinoche deriva dal positivismo e dall’empiriocriticismo, e ha come suo caposcuola W. Schuppe (➔).
Metodo dell’i. Nella teologia cattolica, in contrapposizione all’estrinseco soprannaturalismo e all’intellettualismo, quell’apologetica che, ritenendo il soprannaturale presente nel soggetto e postulato dalla sua vita morale, vuole giustificare le verità fondamentali della religione rivelata muovendo dai bisogni e dalle aspirazioni della coscienza umana. L’iniziatore di questo metodo è considerato M. Blondel, con L’Action (1893) e soprattutto con la Lettre sur les exigences de la pensée contemporaine en matière d’apologétique et sur la méthode de la philosophie dans l’étude du problème religieux (1896). Per Blondel è necessario trovare nell’azione, e quindi nell’uomo, la sintesi di naturale e soprannaturale. Questo orientamento filosofico, che ritrova le sue origini soprattutto nella filosofia di I. Kant e di F. Schleiermacher, ma si riallaccia a motivi derivati da s. Agostino e da B. Pascal, e che può dirsi presente in gran parte del moderno pensiero religioso, specialmente non cattolico (A. Sabatier, W. James, Maine de Biran, L. Ollé-Laprune, F. Brunetière, N. Söderblom, E. Le Roy, R. Otto), ha costituito il fondamento teoretico del moto di rinnovamento cattolico definito modernismo (➔), fornendogli i motivi per la polemica contro l’intellettualismo dell’apologetica tradizionale. Da questo nuovo metodo apologetico, condannato dall’enciclica Pascendi (1907) di Pio X, deriva una concezione della storia del dogma per la quale il senso delle fondamentali verità cristiane va ricercato in quello che il dogma dice o esprime per il credente che della rivelazione ha esperienza.