(reverse engineering) L’attività di analisi di un prodotto (hardware e/o software) e, più in generale, di un dispositivo, ottenuto mediante ingegnerizzazione, al fine di individuarne i principi tecnologici utilizzati e il funzionamento interno e ricostruirne il progetto che ne era alla base. Per es., il reverse engineering del codice in linguaggio macchina di un programma permette di riottenere un codice sorgente corrispondente a esso (cioè un codice sorgente che, se compilato, porterà a quel codice in linguaggio macchina). Gli scopi del reverse engineering sono molteplici; esempi significativi sono: la ricostruzione di un progetto andato perso, lo studio di un dispositivo per migliorarne le prestazioni o per progettarne un secondo, con le medesime caratteristiche, senza copiare nulla da quello originale.
In lessicografia e in linguistica statistica, dizionario, o indice delle parole di un autore, di un’opera, in cui le singole voci sono ordinate alfabeticamente non partendo dalla prima lettera in poi, come nei comuni dizionari e indici, ma andando dall’ultima lettera verso la prima, come se si ordinassero leggendole in uno specchio. Dati, per es., i vocaboli alba, fiaba, gamba, giacca, gleba, ipoteca, roba, scriba, tonaca, turba, tutti terminanti in a, essi saranno elencati in questa successione: fiaba, gleba, scriba, alba, gamba, roba, turba, tonaca, giacca, ipoteca, e via via, precedendo le serie di parole terminanti in b, c, d ecc. Tali indici, utili per ricerche lessicografiche e statistiche, sono facilmente ottenibili con l’aiuto degli elaboratori elettronici. Differiscono dai rimari (che raccolgono parole di uguale rima partendo dalla vocale tonica).
Si chiama inverso (o reciproco) di un numero k, diverso dallo zero, il numero (sempre esistente e unico nel campo dei numeri razionali, reali, complessi) che moltiplicato per k dà come prodotto l’unità. Tale numero non è altro che 1/k e si denota anche con k–1 (k elevato a meno uno). Anche in un gruppo, dato un elemento a esiste uno e un solo elemento a′ tale che a∙a′=a′∙a sia uguale all’elemento identico del gruppo; a′ si chiama ancora l’i. di a e si denota ancora con il simbolo a–1.
La proposizione che si ottiene scambiando tra di loro la tesi e l’ipotesi del teorema. Non è detto che un teorema e il suo i. debbano essere contemporaneamente veri o falsi; può sussistere il teorema di partenza (teorema diretto) e non l’i. o viceversa. È invece sempre vera la contraria della inversa (o contronominale) di una proposizione vera: e in ciò consiste la prima legge delle inverse. Vale poi anche una seconda legge delle inverse: se tutte le ipotesi che si possono fare su di un dato soggetto, considerate una a una, conducono ad altrettante tesi che si escludono a vicenda, allora ciascuna di queste ultime porta, come conseguenza necessaria, la corrispondente ipotesi. In particolare, quindi, se una proposizione e la sua contraria sono tutt’e due vere, allora è vera anche la proposizione inversa.
Si dice operazione inversa di una data operazione, (quando esiste) una nuova operazione che, partendo dal risultato e da uno dei termini della prima, dà per risultato il termine rimanente. Per es., l’operazione i. dell’addizione è la sottrazione (se a+b=c, allora c−b=a); l’operazione i. della moltiplicazione è la divisione (se a∙b=c, con b≠0, allora c:b=a).