(gr. ᾿Ιώ)
Mitica figlia di Inaco, signore di Argo, e di Melia. Amata da Zeus, fu, per la gelosia di Era, cambiata in vacca e quindi data in custodia ad Argo; quando questi fu ucciso da Ermete, Era mandò contro Io un tafano (➔ estro) che, pungendola, la spinse in fuga furiosa finché, giunta in Egitto, poté riprendere la forma primitiva e generò Epafo, da cui discesero Danao ed Egitto. Dopo la sua vita terrestre fu trasformata in costellazione.
Satellite di Giove (il terzo in ordine di grandezza), scoperto da G. Galilei il 7 gennaio 1610. Ha un diametro di 3630 km e una massa di ∿9∙1022 kg. Il semiasse maggiore dell’orbita misura 422.000 km, il periodo di rivoluzione 1,77 giorni. La sua densità (∿3,6 g/cm3), che è la più elevata fra quelle di tutti i satelliti del sistema solare, indica che esso è costituito quasi interamente di materiale roccioso. Su Io mancano completamente i crateri da impatto, il che dimostra che la crosta del satellite è geologicamente molto giovane; inoltre non è stata trovata traccia di acqua in nessuno dei suoi stati. Il satellite possiede un’atmosfera estremamente rarefatta di anidride solforosa.
Io è l’unico corpo del sistema solare, oltre alla Terra, che certamente possiede vulcani attivi, le eruzioni dei quali sono simili a enormi geyser, con getti che raggiungono altezze di centinaia di chilometri. Il materiale espulso non è, come nei geyser terrestri, acqua (allo stato liquido e di vapore), ma anidride solforosa che, in gran parte, condensa in piccoli cristalli che precipitano al suolo. L’intensa attività vulcanica fa pensare che Io si trovi in gran parte allo stato liquido; probabilmente, al di sotto di una sottile crosta solida c’è un ‘oceano’, formato soprattutto da zolfo e da composti di questo elemento. L’esistenza di un vulcanismo attivo su un satellite relativamente piccolo come Io è un fatto sorprendente: infatti, gli altri corpi del sistema solare che hanno dimensioni simili, sono vulcanicamente quiescenti da miliardi di anni. Io deve pertanto possedere una sorgente di energia interna diversa da quelle presenti negli altri pianeti e satelliti. Si pensa che il suo riscaldamento sia prodotto dagli effetti combinati dei campi gravitazionali di Giove e dei satelliti vicini (Europa e Ganimede). Questi ultimi impediscono che Io ruoti intorno a Giove in modo sincrono, cioè rivolgendogli sempre il medesimo emisfero. D’altra parte le maree, indotte dall’attrazione gravitazionale di Giove, forzano il satellite verso questo stato che, tuttavia, non può essere raggiunto: il risultato è la dissipazione di energia meccanica in calore, che va a riscaldare l’interno del satellite. La potenza (∿100 milioni di megawatt) che alimenta il vulcanismo di Io deve essere fornita dall’energia del moto di rotazione di Giove, che sarebbe lentamente frenato dalla interazione con il suo satellite.