Filosofo e pedagogista tedesco (Oldenburg 1776 - Gottinga 1841). Pensatore che esercitò profondi influssi sulla scuola tedesca fino alla prima guerra mondiale, ricollegandosi direttamente a Kant considerò la filosofia come "elaborazione dei concetti dati", al fine di eliminarne le contraddizioni, che non sono, come riteneva Hegel, l'anima stessa del reale, ma semplicemente uno stadio inadeguato del conoscere. Nel campo della pedagogia, campo nel quale diede forse i suoi più significativi contributi, H. ritenne che essa si fondasse sull'etica, dalla quale individuava i fini (la formazione del carattere morale), e sulla psicologia, che le indicava i mezzi, svelando i meccanismi psichici individui.
Allievo a Jena di Fichte, di cui accettò in un primo tempo le idee ripudiate più tardi, fu libero docente e poi professore a Gottinga (1802-09), a Königsberg, successore di Kant (1809-33), di nuovo a Gottinga (1833-41). Anche H., come gli idealisti suoi contemporanei, si ricollega direttamente a Kant, ma ha tentato di indirizzare il kantismo per una via del tutto opposta a quella di Fichte, Hegel, Schelling. La filosofia, per H., è "elaborazione di concetti dati", forniti cioè dall'esperienza, al fine di eliminarne le contraddizioni; infatti, sostiene H., non è vera la concezione hegeliana che la contraddizione costituisce l'anima stessa del reale; questa rappresenta semplicemente uno stadio inadeguato del conoscere. Sotto l'influsso di Leibniz, H. concepisce il mondo come risultante di una pluralità di esseri semplici e immutabili, i "reali". Questi, pur immutabili, sono, ognuno, un centro di relazioni molteplici, originate dall'accidentale incontrarsi reciproco. Possedendo però ogni reale delle qualità originarie che lo distinguono da tutti gli altri, il cozzare reciproco genera in ognuno una perturbazione interna, cui consegue un atto di resistenza o di autoconservazione. Con questa interpretazione meccanicistica, H. tenta di spiegare tutti i fenomeni del mondo fisico e psichico. Difatti anche l'anima, oggetto della psicologia, è un "reale" semplice, e la rappresentazione in essa non è altro che uno stato di resistenza, suscitato da una perturbazione. È improprio parlare di facoltà psichiche: tutti i fenomeni che si sogliono raggruppare sotto il nome delle varie facoltà sono mere rappresentazioni o combinazioni di rappresentazioni. Nel campo della pedagogia, che è la parte più interessante del suo pensiero, H. sostiene che questa scienza ha il compito di indagare i principi universali che presiedono allà educativa nei suoi vari aspetti e, come l'estetica, deve essere integrata da una tecnica, l'arte educativa, cui spetta di realizzare i principi della scienza. Essa si fonda da un lato nell'etica, che le assegna il fine, dall'altro nella psicologia, che le indica i mezzi, svelandole il meccanismo psichico dell'alunno. Il fine dell'educazione è la formazione del carattere morale. L'intuizione atomistica e matematizzante della realtà, il ripudio di ogni idea di svolgimento, la riduzione di ogni forma di attività all'autoconservazione puntuale dei "reali", contrastano profondamente, in H., con la costante preoccupazione d'interpretare e giustificare filosoficamente la sua seria esperienza del mondo morale e dei problemi dell'educazione.
Le sue opere principali sono: Allgemeine Pädagogik (1806); Allgemeine praktische Philosophie (1808); Lehrbuch zur Einleitung in die Philosophie (1813); Lehrbuch zur Psychologie (1816); Psychologie als Wissenschaft (2 voll., 1824-25); Allgemeine Metaphysik (2 voll., 1828-29); Umriss pädagogischen Vorlesungen (1835).