Pigmento nero o bruno elaborato in molti animali da particolari cellule (melanofori o melanociti).
Le m. sono insolubili in acqua e negli acidi. Si formano per ossidazione enzimatica della tirosina a 5,6-diidrossindolo, la quale si ossida e si polimerizza a formare un pigmento bruno che si lega a peptidi e a proteine.
Si trovano m. nel tegumento e nelle formazioni tegumentarie (esoscheletro chitinoso degli insetti, squame, peli, corna, penne dei Vertebrati ecc.), in tessuti interni ecc. Nell’uomo la m. è contenuta sotto forma di granuli nelle cellule dello strato basale dell’epidermide, in altre cellule dell’epidermide e del derma, nell’iride e nella coroide. La quantità di m. è la causa principale del colore più o meno scuro della pelle dei vari gruppi etnici umani. Sotto l’azione della luce protratta la quantità di granuli di m. contenuta nei melanofori aumenta durevolmente.
I melanofori, che sono originati dai melanoblasti, hanno forma affusolata o stellata con prolungamenti tozzi o sottili (nell’uomo) o appiattita e con prolungamenti larghi (Vertebrati e Invertebrati). Si distinguono in melanofori ectodermici (cellule dello strato basale e della matrice del pelo; cellule dendritiche, cellule pigmentate dell’occhio) e melanofori connettivali, situati profondamente nel derma, dove possono formare ammassi, come nelle cosiddette macchie mongoliche e nei nevi blu nella specie umana.
L’ormone secreto dal lobo posteriore dell’ipofisi in grado di stimolare l’attività dei melanofori è chiamato melanostimolante (MSH, melanocyte stimulating hormone; detto anche melanotropina). Sono note le due forme α-MSH e β-MSH; l’α-MSH è costituito da una sequenza di 13 amminoacidi, il β-MSH, meno attivo del precedente, è formato da 22 amminoacidi nell’uomo e da 18 amminoacidi nelle altre specie animali. Le sequenze di entrambe le forme sono simili a quella dell’ACTH. La secrezione dell’α e β-MSH è controllata dal tripeptide melanostatina, formata da 3 amminoacidi, prolina, leucina e glicina (quest’ultimo nella sua forma ammidata).
L’aumento o la diminuzione della m. caratterizza alcune condizioni fisiopatologiche. Melanodermia Pigmentazione bruna circoscritta o diffusa della pelle per accumulo nell’epidermide e nel derma di melanina. Le melanodermie circoscritte possono essere primitive (efelidi, cloasma ecc.) o secondarie a lesioni cutanee (ustioni, raggi X). Le forme secondarie conseguono a cause infettive (tubercolosi, sifilide ecc.), tossiche (avvelenamenti da arsenico ecc.), disendocrinie (diabete bronzino) e altre. Melanosi Aumento della pigmentazione della cute, delle mucose o di altri tessuti per abnorme deposizione di melanina. Può avere distribuzione locale (per es. melanosi periorbitale) o generalizzata (morbo di Addison, ocronosi). Melanosi di Riehl Dermatosi che si presenta con pigmentazione grigiobrunastra delle parti scoperte con possibile arrossamento e lieve desquamazione.
Melanoma (o melanoblastoma) Tumore maligno derivante dalle cellule melanocitiche, a sede solitamente cutanea, raramente extracutanea (mucose delle vie aeree superiori, colecisti ecc.). Si sviluppa preferibilmente in individui di età media, è pigmentato o acromico, può insorgere su nevi preesistenti (trasformazione maligna), su lesioni precancerose (lentigo maligna) o su cute integra; si accresce rapidamente tendendo con frequenza a ulcerarsi in superficie, infiltra i tessuti vicini e metastatizza precocemente per via linfatica. Ha origine neuroectodermica. Le attuali classificazioni dei melanomi tengono conto dei caratteri clinici (modalità di insorgenza, dimensioni, diffusione) e anatomopatologici (aspetto microscopico, infiltrazione del sottocutaneo ecc.). Circa l’eziopatogenesi, si è visto un ruolo chiave, svolto almeno in casi selezionati, da parte di specifici oncogeni cellulari responsabili della trasformazione blastica dei melanofori. Importanza di gran lunga minore viene attribuita all’effetto delle radiazioni solari, soprattutto dopo la constatazione che i melanomi sono più frequenti nelle aree urbane rispetto alle campagne e che la loro incidenza è minore fra i lavoratori maggiormente esposti alla luce solare, come i marinai e gli agricoltori.
Le cellule del melanoma tendono a invadere la rete linfatica superficiale (satellitosi), pertanto la procedura chirurgica di asportazione in blocco del tumore e del tratto cutaneo comprendente i nodi linfatici convoglianti la linfa alla stazione regionale e i linfonodi della stazione stessa risulta l’approccio più adeguato. Sono stati ottenuti discreti successi nella terapia del melanoma con il metodo della immunoterapia, basata sull’espansione clonale in vitro di linfociti autologhi del paziente attivati con fattori di crescita che, una volta reinoculati, possono esplicare la loro citotossicità. Per il trattamento delle metastasi degli arti si è dimostrata efficace la metodica della perfusione ipertermica, in circolazione extracorporea, con chemioterapici. Melanoma giovanile benigno Nevo a carattere assolutamente benigno osservabile nei soggetti di giovane età, il cui aspetto istologico ricorda quello del melanoma.