selvaggio antropologia Nell’antropologia evoluzionista del 19° secolo, si diceva di popolazioni con forma di civiltà ritenuta ancora primitiva, arretrata e inferiore rispetto ad altre considerate progredite e superiori.
La scoperta del Nuovo Mondo e le relazioni sui costumi dei suoi abitanti costituirono un’esperienza cruciale per la cultura europea: non solo entrò in crisi la concezione geografica antica e medievale, ma anche le tradizionali scale di valori furono messe in discussione. Al centro di quei resoconti era la figura del ‘selvaggio’, dell’uomo cioè non ancora toccato dalla tradizione culturale europea: e se alcuni viaggiatori ne mettevano in evidenza caratteristiche negative (fino a negare che essi potessero considerarsi uomini), altri insistevano invece su caratteristiche estremamente positive del ‘selvaggio’: la sua bontà naturale, la sua vita secondo natura, l’organizzazione felice della loro società. Nasceva il mito del buon selvaggio, che veniva a contrapporsi polemicamente all’uomo europeo, ‘corrotto dalla sua propria civiltà’; in questa prospettiva la stessa nozione europea di barbarie entrava in discussione (siamo noi, dirà Montaigne, a considerare barbaro quello che non entra nelle nostre abitudini, nei nostri costumi). Il mito del buon selvaggio, collegandosi ad altri temi della letteratura utopistica, attraversò la cultura europea nei secoli seguenti: particolare rilievo assunse in J.-J. Rousseau dove la descrizione dei costumi dei selvaggi, cioè dei primi uomini viventi in un ipotetico stato di natura, acquisì un valore polemico contro le dottrine illuministiche esaltanti la civiltà e il progresso: la vita dei selvaggi non conosceva proprietà privata e quindi né la disuguaglianza né la sopraffazione tipiche della società civilizzata. Il mito tramontò verso la metà del sec. 18° per il sopraggiungere di notizie più precise sulla vita e natura dei selvaggi, e per l’affermarsi, sulla base delle idee di civiltà e di progresso, del concetto della vera umanità come ideale da attuarsi progressivamente nella storia anziché con un ritorno alle origini. medicina Nel linguaggio medico, si dice di microrganismo, in particolare di virus, allo stato naturale, dotato quindi di tutta la potenzialità patogena. psicologia Psicanalisi s. In senso generico, qualsiasi pratica d’analisi condotta con metodi approssimativi da chi non ha compiuto una formazione adeguata e, con significato più particolare, l’atteggiamento di psicoterapeuti, anche qualificati, i quali, sottovalutando i fenomeni di resistenza e di transfert, rivelino bruscamente al paziente la presunta causa dei suoi disturbi.