sismometria Parte della sismologia che si occupa della misurazione dei movimenti sismici, eseguita mediante strumenti atti a rilevare e registrare tali movimenti e a consentirne l’analisi per studiare le sorgenti sismiche (naturali o artificiali), i mezzi da esse attraversati e gli effetti provocati in superficie.
Gli strumenti di rilevazione sono ospitati in stazioni sismiche disposte sulla superficie terrestre in modo da realizzare reti sismiche che possono avere carattere regionale, nazionale o internazionale, rispettivamente con differenti scopi da raggiungere e con differenti gradi di dettaglio. L’applicazione di metodi matematici ai dati ottenuti da parte di più stazioni sismiche, preferibilmente disposte in modo da circondare l’epicentro, permette di ricavare i parametri ipocentrali del terremoto, cioè le coordinate e la profondità dell’ipocentro e l’istante di inizio. Ciò viene effettuato da appositi enti sulla base delle informazioni provenienti dalle reti di stazioni sismiche che a essi afferiscono. In Italia tale ente di riferimento è l’Istituto nazionale di geofisica, cui fa capo la rete sismica nazionale; nel gruppo di paesi circostanti il bacino del Mediterraneo, l’ente coordinatore è il Centre séismologique européo-méditerranéen, con sede a Strasburgo; su scala mondiale esistono il National earthquake information service (USA) e l’International seismological centre (Gran Bretagna). I dati rilevati dai sensori sismici sono oggi generalmente trasmessi per mezzo di linee telefoniche o ponti radio a strutture centralizzate.
La tecnica della telemetria (➔ sismografo) ha fatto tramontare l’epoca della sismologia sperimentale basata sugli osservatori sismici, in cui poche persone particolarmente esperte svolgevano tutte le attività connesse con la gestione degli apparecchi, con l’analisi delle registrazioni e con l’elaborazione dei dati. L’esperienza ha da tempo dimostrato la possibilità (e la convenienza) di gestire reti di osservazione sismica regionali o nazionali (mentre si progettano ormai anche reti globali con trasmissione via satellite) da parte di strutture centralizzate e dotate di tutte le attrezzature di calcolo necessarie.
Le nuove informazioni che si ricavano utilizzando terne di sensori a larga (v. fig.) e larghissima banda, in grado di registrare agevolmente onde sismiche di frequenza variabile da alcuni millesimi di hertz fino ad alcune decine di hertz (corrispondenti a lunghezze d’onda comprese fra varie migliaia di kilometri e poche centinaia di metri), riguardano soprattutto le dimensioni fisiche e il momento sismico rilasciato dalle sorgenti dei grandi terremoti (➔ sorgente). Gli strumenti a larghissima banda, introdotti negli anni 1980, abbassando il limite inferiore delle frequenze registrabili al disotto del millesimo di hertz consentono anche la registrazione dei moti liberi della Terra (periodi di alcune decine di minuti) e addirittura delle maree terrestri (periodo di circa 12,5 ore).
Per quanto riguarda l’acquisizione dei segnali sismici, le tecniche digitali hanno soppiantato totalmente quelle analogiche. Esse offrono, innanzitutto, la garanzia di una fedeltà praticamente illimitata (gli eventuali errori di trasmissione e di memorizzazione possono essere riconosciuti e corretti), ma soprattutto il vantaggio dell’impiego di tecniche di analisi automatica o interattiva per mezzo di elaboratori relativamente poco costosi, consentendo anche il controllo in tempo reale dell’attività sismica di una data zona.
La trasmissione dei dati via satellite rende possibile l’utilizzo immediato delle informazioni provenienti da stazioni sismiche poste in siti estremamente remoti. Tale tecnologia non è impiegata soltanto nelle reti sismografiche di grandi dimensioni, come in alcune reti nazionali o internazionali, ma, dati i costi sempre più contenuti, anche nelle reti, permanenti o temporanee, utilizzate per lo studio della sismicità locale, sia pure in un raggio di pochi chilometri. Molti centri sismologici hanno messo a disposizione i dati delle proprie reti sismografiche mediante Internet.