Il punto o la zona in cui scaturisce per defluire una vena d’acqua sotterranea. Per estensione, origine, causa prima di un fenomeno.
S. di radiazioni (o di energia raggiante) Corpo che emette radiazioni elettromagnetiche o corpuscolari: s. di luce, s. di elettroni ecc.; analogamente, s. di onde elastiche, e in particolare, s. sonora, corpo che emette onde elastiche, e specificatamente sonore.
S. radioattiva sigillata S. radioattiva inglobata o incapsulata in materiale non attivo, in modo che sia impossibile la contaminazione durante il suo normale impiego.
In fisica matematica, in contrapposizione a pozzo, punto di un campo vettoriale in cui la divergenza ha valore non nullo e positivo.
In ottica, le s. ottiche sono corpi che emettono radiazioni luminose visibili e, estensivamente, anche nell’infrarosso e nell’ultravioletto vicini, impiegate in ottica e nelle sue applicazioni. Ciò che caratterizza meglio e completamente una s. luminosa dal punto di vista delle applicazioni fisiche, e anche tecniche, sono le proprietà fisiche sue e della radiazione emessa. Così, relativamente alle caratteristiche spazio-temporali delle s., si hanno: s. puntiformi e s. estese, a seconda delle dimensioni della zona emettente; s. direttive (come i laser) e s. omnidirezionali (come, con buona approssimazione, le lampade ad arco), a seconda che la radiazione emessa sia concentrata in un determinato angolo solido con il vertice nella s. (genericamente, in un solido ristretto dipartentesi dalla s.) o invece sia distribuita tutt’intorno alla s.; se la distribuzione è uniforme, in modo che il solido di emissione è, almeno a una certa distanza, una sfera, si parla di s. isotrope; s. continue e s. impulsive, a seconda che l’emissione avvenga con continuità nel tempo oppure no, in quest’ultimo caso potendosi avere s. a lampo, in cui l’emissione avviene, una volta per tutte, in un breve intervallo di tempo, e s. a impulsi, che emettono per brevi intervalli di tempo susseguentisi a comando (per es., i lampeggiatori fotografici) o, più spesso, automaticamente e periodicamente (per es., certi tipi di laser). Relativamente alle caratteristiche della radiazione emessa, con riferimento allo spettro di emissione (cioè al diagramma dell’emettenza in funzione della lunghezza d’onda) si hanno s. policromatiche, quando tale spettro sia continuo o costituito da più righe; se lo spettro si estende per tutto il visibile, si parla di s. di luce bianca (o s. bianca); se lo spettro si riduce a una sola riga (o anche a più righe ma vicinissime) si ha una s. monocromatica, caratterizzata dal colore della luce emessa. Con riferimento alle caratteristiche di coerenza si hanno s. non coerenti (tipicamente le s. termiche) e s. coerenti (tipicamente i laser).
Punto o zona della superficie terrestre in corrispondenza della quale si verifica la venuta a giorno di acque sotterranee, per cause del tutto naturali e in relazione all’assetto idrogeologico dell’area. Questa venuta, che può essere continua nel tempo o intermittente, consente di classificare le s. nel primo caso come perenni e nel secondo caso come temporanee. Esistono anche s. sottomarine, generalmente presenti lungo le coste alte e rocciose, la cui emergenza avviene al di sotto del livello del mare, sotto forma di polle.
In relazione al chimismo e alla temperatura, vengono distinte: s. normali caratterizzate da acque sorgive a temperature e chimismo normali; termali, che hanno temperature elevate; minerali, con chimismo diverso dal normale (➔ acqua); termominerali, caratterizzate da temperature diverse da quelle della media locale e con mineralizzazione sia qualitativa sia quantitativa piuttosto particolare.
Le s. normali sono le più diffuse; sulla base della portata minima annua, O.E. Meinzer ne riconosce 8 classi principali, all’interno di ognuna delle quali lo stesso autore propone un indice di variabilità (Rv), calcolato sulla base del rapporto percentuale tra la differenza fra la portata massima e minima e la portata media. In relazione ai valori di questo indice le s. normali sono ritenute costanti con Rv < 25%, subvariabili con Rv compreso tra 25% e 100% e variabili con Rv > 100%. Da un punto di vista invece idrogeologico si distinguono 3 principali classi di s. normali, a loro volta suddivise in una serie di sottoclassi (fig. 1). Nella prima classe si hanno le s. per limite di permeabilità (fig. 1A e B), che si impostano al passaggio netto (limite definito) o graduale tra due livelli litologicamente diversi (limite indefinito) o nell’ambito della stessa unità litologica a seguito di un progressivo abbassamento della permeabilità (limite indefinito). Le s. per limite di permeabilità definito vengono captate mediante gallerie drenanti, bottini di presa, drenaggi e trincee drenanti. Le s. per limite di permeabilità indefinito hanno generalmente portate elevate e vengono captate mediante bottini di presa o drenaggi. Le s. della seconda classe si formano a seguito di una soglia di permeabilità che nasce da motivi strutturali geologici; sono i tipi di s. più rappresentati in tutto l’Appennino e nella maggior parte delle catene montuose. Gli esempi più classici sono quelli della sinclinale, nella quale l’acquifero è limitato, sia alla base sia lateralmente, da formazioni impermeabili (fig. 1C), e quelli per faglie inverse e sovrascorrimenti dove l’acquifero si sovrappone parzialmente o totalmente a terreni impermeabili (fig. 1D). In entrambi i casi si parla di s. per soglia di permeabilità sottoposta. Queste ultime vengono captate essenzialmente mediante gallerie drenanti. In altre situazioni faglie normali possono mettere a contatto livelli rocciosi a differente permeabilità, generando così s. per soglie di permeabilità sovraimposte (fig. 1E e F). Anche in questo caso la captazione avviene generalmente mediante gallerie drenanti. Le s. della terza classe si formano a seguito di fattori topografici che determinano la venuta a giorno di acque sotterranee; questo può accadere quando, per es., la superficie topografica si abbassa progressivamente per erosione fino a intersecare la superficie piezometrica di una falda libera nel punto di massima depressione (fig. 1G e H), o nel caso di falde in pressione, quando si originano ugualmente s. per affioramento della piezometrica a seguito della pressione stessa dell’acqua sotterranea, benché la superficie topografica non sia giunta completamente a intersecarsi con quella della falda (fig. 1I). Le s. che si generano per affioramento della piezometrica vengono normalmente captate mediante pozzi di captazione nel caso di acquiferi in roccia, o mediante trincee drenanti nel caso di terreni sciolti o semicoerenti (per i diversi tipi di opere di presa delle s. ➔ presa).
Fra le s. termominerali, che hanno temperature dell’acqua comprese tra 20 °C e 45 °C, quelle più diffuse si formano per affioramento della superficie piezometrica; esse vengono classificate, in funzione della temperatura, in termominerali in senso stretto e minerali fredde. Le prime sono ulteriormente suddivise in 3 sottoclassi, sulla base di determinati limiti di temperatura fissati su basi chimico-fisiche.
Sono quelle da cui si originano i terremoti. La più semplice schematizzazione di una s. sismica è quella di una s. puntiforme. Questa è valida nella modellazione di osservazioni che coinvolgono soltanto onde di lunghezza assai superiore alle dimensioni lineari reali della struttura il cui movimento origina il terremoto. Sotto questa ipotesi, la forma d’onda osservabile in qualunque stazione di rilevamento dipende soltanto dall’andamento temporale della variazione del momento delle 9 coppie di forze che rappresentano completamente la s. (tensore momento sismico). In virtù della teoria dell’elasticità il tensore momento sismico è simmetrico, e pertanto è univocamente rappresentato da soli 6 parametri liberi. In una modellazione ancora più semplice, la s. è schematizzata da una frattura piana con dislocazione parallela alla superficie di frattura (faglia). In tale ipotesi maggiormente restrittiva, il tensore momento è caratterizzato da soli 4 parametri liberi, che rappresentano complessivamente la giacitura della faglia e la direzione di scorrimento sul suo piano, e il valore della variazione totale del momento di una delle due coppie di forze uguali e contrarie equivalenti alla s. in un sistema di riferimento opportunamente orientato (momento sismico statico). Tale variazione del momento è a sua volta equivalente al prodotto della variazione media di sforzo sulla faglia per l’area della faglia stessa. La distribuzione teorica delle polarità dei segnali osservabili alle varie stazioni sismiche, in questa semplice ipotesi, prevede l’esistenza di 4 settori separati da 2 piani reciprocamente perpendicolari, entro i quali si osservano segnali alternativamente compressivi o distensivi (fig. 2). La determinazione dei parametri di s., a partire dalle osservazioni sismografiche e sulla base della schematizzazione cui si è fatto cenno, presuppone la conoscenza delle caratteristiche elastiche del mezzo attraversato dalle onde sismiche osservate. La procedura utilizzata è entrata a far parte della pratica corrente delle indagini sismologiche (➔ sismotettonica).
Pur mantenendo l’ipotesi di s. puntiforme, ma rinunciando ai vincoli connessi con la rappresentazione di una faglia con moto di puro taglio, si ottengono altri tipi di modellazione, tra i quali quelli di una s. con dislocazione normale al piano di frattura (crack tensile), quello di una s. esplosiva (a simmetria completamente sferica), o quello di una s. non piana, denominata anche vettore dipolare lineare compensato (CLVD, compensated linear vector dipole). Modellazioni più complesse, nelle quali entrano in gioco anche le dimensioni fisiche della s., sono talvolta prese in considerazione nell’ambito di ricerche specifiche.
La forma spettrale delle onde elastiche emesse da una s. sismica è legata in modo abbastanza semplice ad alcuni parametri dinamici della s. stessa. In particolare, il livello spettrale a bassa frequenza è proporzionale al momento sismico scalare e la frequenza di taglio superiore dello spettro è inversamente proporzionale alle dimensioni lineari della faglia. Determinando il valore di questi parametri con l’analisi delle registrazioni sismografiche, è possibile, attraverso il loro rapporto, calcolare anche il valore medio del rilascio di tensione elastica. Le osservazioni hanno permesso di stabilire che questo rilascio di sforzo presenta, in genere, valori che tipicamente si aggirano intorno ad alcune decine di bar. Questi valori, apparentemente modesti rispetto a quelli necessari a fratturare campioni integri di rocce, si spiegano con il fatto che essi rappresentano in realtà una media fra le parti bloccate di una faglia (asperità) e quelle già fratturate in precedenza, che presentano una resistenza effettiva molto minore.
File s. File di testo contenente una serie di istruzioni (codice s.) scritte in un linguaggio di programmazione ad alto livello e quindi pronto per essere trasformato in un programma eseguibile.
In ingegneria, s. di energia, sostanza potenzialmente atta a fornire energia; anche deposito, riserva di energia: i combustibili solidi e liquidi sono fra le principali s. di energia; un bacino idrico, per es., è una s. di energia; anche con il significato di generatore, cioè di macchina o dispositivo che fornisca energia.