- Nel novero delle grandi capitali internazionali dell’arte urbana B. incorpora i tratti di una città dove permane quell’aura di autenticità e spontaneità viceversa oscurata in altri luoghi, nei quali l’arte commissionata e la costruzione di un vero e proprio “sistema street art” ha preso il sopravvento. L’atmosfera decadente di quartieri come Kreuzberg – tuttavia in costante fase di gentrificazione – e la grande disponibilità di fabbricati fatiscenti e abbandonati, colonizzati da writer ed artisti, cuciono alla capitale tedesca un abito su misura non comune alle altre metropoli europee.
Writing. Sulla vicenda dei graffiti a B. pesa inevitabilmente il blocco sovietico e la separazione in due parti della città, cosicché sino al 1989 questi sono prevalentemente orientati ad esprimere, sul lato occidentale del muro, stati d’animo, ideali ed aspirazioni, mentre quello orientale rimane avulso da ogni genere di manifestazione segnica. In seguito alla riunificazione l’occidentalizzazione di B. Est avviene anche sulle corde dei graffiti americani, negli anni Novanta divenuti emblema di libera espressione sui muri di Friedrichshain, Mitte e Prenzlauer Berg. Una città spossata dal blocco della Guerra Fredda, economicamente zoppicante, ha cercato obbligatoriamente di guardare a questo fenomeno non come a una piaga sociale ma come a una possibile risorsa attrattiva. Pene non particolarmente severe e pulizia delle pareti saltuaria – alcuni muri e portoni tra Friedrichshain e Kreuzberg sono fittamente intarsiati di linee e disegni, stratificati uno sull’altro – hanno contribuito nel rendere B. la «città più bombardata (da graffiti) in Europa» – così definita nel 2008 dal New York Times – nonostante oggi le autorità si dimostrino più sensibili ad arginarne la portata, in particolare le azioni delle crew di writer sulla U-Bahn (metro) e S-Bahn (ferrovia suburbana). Nell’intricato paesaggio di graffiti dei muri della capitale tedesca emergono, più di altri, nomi e icone stilizzate, che, tramite una reiterazione senza sosta, vincono la dura battaglia per la visibilità. Emblematico è il pugno giallo disegnato da Kripoe, writer della CBS, storica crew berlinese attiva principalmente nel decennio tra 1995 e 2005. Bellicoso e irriverente, le sue continue apparizioni nei punti di vista più ricercati gli sono valse un indiscutibile primato di riconoscibilità. B. è il paradiso dei vecchi complessi industriali dismessi conquistati dai graffiti, vedi il Raw Tempel a Friedrichshain. L’abbondanza di strutture abbandonate ed edifici occupati stimola la corsa ai migliori heaven spot, luoghi apparentemente inaccessibili, come tetti o i punti più alti delle facciate cieche dei palazzi. Su questi spazi agiscono writer come Just o i membri della 1UP crew, quest’ultimi dal 2003 ad oggi, per numero, modalità di azioni – impostate su un vero e proprio sistema di guerriglia artistica urbana – e presenza mediatica sul web sono tra le crew di writer più attive in tutta Europa.
Street art. Il distretto di Kreuzberg, sito nell’area centro-meridionale della città, è lo spazio vitale della Strassenkultur (cultura di strada) berlinese. Con la costruzione del muro nel 1961, la geografia urbana di Kreuzberg subisce un brusco squilibrio, scivolando l’area dal centro di B. alla periferia di B. Ovest, ultimo avamposto del mondo occidentale. Immigrati turchi sostituiscono gli abitanti locali in una zona divenuta improvvisamente, chiusa com’è su tre lati dal muro, di poco interesse. Anarchici e poi artisti li seguono in quello che diverrà l’epicentro dei movimenti controculturali berlinesi. Attorno alla metà degli anni Ottanta alcune porzioni di muro che corrono su quest’area vengono interessate dagli interventi dei francesi Thierry Noir e Christopher Bouchet, in assoluto tra le prime testimonianze artistiche sulle superfici della cortina di calcestruzzo. Il successivo contributo di artisti da tutto il mondo, tra i quali si ricorda anche K. Haring, precorre la nascita dell’East Side Gallery, una galleria di immagini dipinte sull’unico tratto di muro rimasto integro in seguito al crollo del 1989. In questa porzione di città, tra Kreuzberg e Friedrichshain – unite sul fiume Spree dall’Oberbaumbrücke – prende oggi forma la più notevole concentrazione di pareti e facciate dipinte, alcune delle quali entrate prepotentemente nell’immaginario comune quale simboli del più tipico volto underground ed alternativo di Berlino. Il gigante giallo dei brasiliani Os Gemeos, l’astronauta di Victor Ash e gli animali di Roa sono alcuni dei lavori murari più grandi e popolari. Nel dicembre del 2014, forse le più celebri e fotografate pareti di B., dopo quelle del muro, passano alle cronache per essere state oggetto di cancellazione da parte del medesimo autore. Si tratta di Chain e Brothers, due grandi realizzazioni dell’artista italiano Blu, il quale compie un gesto clamoroso quale atto di protesta verso il rischio di una strumentalizzazione speculativa delle opere nell’ambito del crescente processo di riqualificazione capitalistica del territorio. Sull’altra sponda dello Spree, nell’ex-quartiere di rappresentanza della DDR, Friedrichshain, alcuni vecchi scali e depositi ferroviari ospitano entità come il Raw Temple e Urban Spree, entrambi aggregatori di numerosi muri dipinti. L’orizzonte dei plattenbauten (complessi popolari prefabbricati) sulla Karl-Marx-Alle ispira il lavoro di Evol, che li replica in miniatura sulle centraline grigie dell’elettricità. All’imbocco di Niederbarnimstrasse un nutrito agglomerato di paste-up tradisce la grande diffusione del poster quale medium artistico. Economico e funzionale viene ulteriormente favorito da una buona tolleranza da parte delle autorità municipali. Nella cerchia dei più conosciuti interpreti berlinesi si ricordano i nomi di Alias, Various & Gold, El Bocho e Linda’s ex.