condizionamento C. di un fonema L’alterarsi della pronuncia di un fonema per effetto di un altro fonema o gruppi di fonemi contigui o distanti, o per effetto della sua posizione nel corpo della parola o della frase. Per es.: n di in si conserva in intero, si modifica in incanto ‹iṅk-›, è sostituito in illogico. Sono fenomeni di c. l’assimilazione, la dissimilazione, la metafonesi ecc., e in senso più lato anche le variazioni di pronuncia legate al momento sociale o stilistico.
condizionamento C. dell’aria Complesso di operazioni (detto anche climatizzazione) che ha lo scopo di realizzare, in locali chiusi, le condizioni di temperatura, umidità relativa e purezza dell’aria che assicurino il maggior benessere fisiologico degli occupanti, intendendo per benessere quella condizione del corpo nella quale è ridotta l’attività dei meccanismi di termoregolazione quali la sudorazione, la vasodilatazione, la vasocostrizione ecc. Per mantenere in un ambiente condizioni climatiche di benessere è necessario: a) sottrarre o cedere calore all’aria in modo da mantenere la temperatura a livelli idonei al grado di attività e al tipo di vestiario; b) sottrarre o aggiungere vapore d’acqua all’aria per mantenere l’umidità relativa fra il 50 e il 60%; c) effettuare un ricambio d’aria continuo e in misura sufficiente a impedire l’accumulo dei residui metabolici emessi con la respirazione e la traspirazione, a mantenere il tenore di ossigeno necessario, a non far superare alla CO2 una percentuale dello 0,08% e a eliminare qualsiasi altra sostanza inquinante o nociva generata da processi produttivi; d) abbattere le particelle solide o liquide (fumi, polvere, pulviscolo, nebbie ecc.), presenti nell’aria esterna da immettere negli ambienti, mediante filtri appositi; e) attivare il movimento dell’aria ambiente per eliminare zone di possibile ristagno o disuniformità di temperatura, non superando però nello spazio occupato dalle persone velocità comprese tra 0, 1 e 0,3 m/s.
Gli impianti di c. dell’aria normalmente si distinguono in: impianti di c. aria-aria e impianti di c. acqua-aria. Elemento caratterizzante degli impianti di c. aria-aria, o unità di trattamento aria (UTA) (fig. A), è l’uso dell’aria come fluido vettore apportatore o sottrattore del calore e dell’umidità; all’aria ambiente in circolazione viene mescolata una certa quantità d’aria di ricambio igienico presa dall’esterno attraverso un condotto munito di saracinesca (a), mentre un’uguale quantità d’aria interna viene espulsa mediante un altro condotto (b). I necessari trattamenti di riscaldamento o raffreddamento sono effettuati mediante scambiatori (c) attraversati dal flusso d’aria, i quali, costituiti da tubi alettati, sono internamente percorsi da acqua calda o refrigerata, prodotta rispettivamente da una caldaia (d) o da un gruppo frigorifero (e). L’umidificazione viene normalmente realizzata con il contatto diffuso e prolungato con acqua polverizzata in minutissime goccioline mediante ugelli atomizzatori (f), oppure per iniezione diretta di vapor vivo prodotto riscaldando l’acqua a ebollizione mediante resistenze elettriche. La deumidificazione, invece, si realizza raffreddando l’aria a temperatura inferiore a quella del punto di rugiada. L’aria post-riscaldata in c′. è poi inviata agli ambienti condizionati da un elettroventilatore centrifugo (g) mediante una rete di canali in lamiera zincata rivestiti con isolamento termoacustico (h). L’immissione viene solitamente effettuata tramite bocchette rettangolari (i) da parete o diffusori circolari a soffitto. L’impianto è completato, a monte, dalla camera di miscela (l) tra l’aria ricircolata e l’aria esterna, e da una sezione di filtrazione (m).
L’impianto a tutt’aria, ottimo per molti aspetti tecnici, e obbligatorio per es. in ambiente ospedaliero, comporta un notevole ingombro dei canali di distribuzione e di ripresa dell’aria dagli ambienti a causa del modesto valore del suo calore specifico, specialmente se confrontato con quello dell’acqua. Negli impianti acqua-aria (fig. B) con modeste portate d’acqua e piccoli tubi si possono trasferire le medesime quantità di calore altrimenti richiedenti elevate portate d’aria e ingombranti canali. L’impiego dell’acqua come fluido vettore del calore si usa molto nel c. di edifici multilocali come palazzi, uffici o alberghi. Il trasferimento finale del calore dall’acqua all’ambiente o viceversa viene realizzato mediante una pluralità di piccole batterie di scambio termico, alimentate con acqua refrigerata in estate e acqua calda in inverno, inserite nei mobiletti condizionatori terminali installati nei vari locali (ventilconvettori). Spesso l’impianto di condizionamento a ventilconvettori individuali comprende anche un condizionatore centralizzato di trattamento di aria esterna, immessa negli ambienti a scopo di ricambio igienico. Negli impianti detti a mobiletti induttori l’immissione di aria primaria si effettua ad alta velocità da una serie di ugelli eiettori appositi (a), sistemati internamente ai mobiletti; il richiamo induttivo dell’aria di ricambio permette la circolazione dell’aria ambiente attraverso le griglie (b), opportunamente orientate, e le batterie di scambio termico (c), consentendo l’eliminazione degli elettroventilatori. Gli altri elementi che compongono l’impianto (filtro, umidificatore, caldaia, gruppo frigorifero ecc.) sono analoghi a quelli che formano l’impianto aria-aria, già riportato in fig. A. In alternativa ai ventilconvettori lo scambio termico acqua-ambiente può essere realizzato, tramite superfici radianti, come si verifica negli impianti a pannelli: in questo caso si possono avere serpentine percorse dall’acqua e annegate nella struttura muraria (pannelli immersi), oppure tubi percorsi dall’acqua e ancorati al soffitto (pannelli a struttura indipendente che sono inoltre fonoisolanti).