Passaggio allo stato solido di una sostanza liquida. La temperatura di c. ( punto di c.) varia con la sostanza, dipende dalla pressione e, nel caso di soluzioni, subisce un abbassamento rispetto a quella del solvente puro.
C. del campo magnetico In un fluido perfettamente conduttore, le linee di forza del campo magnetico sono legate alle particelle del fluido e si muovono di conserva con queste. Le particelle del fluido possono muoversi liberamente lungo le linee di forza, ma non attraverso di esse. Questa proprietà fu dimostrata nel 1942 da H. Alfvén, fondatore della magnetofluidodinamica. Intuitivamente, essa si spiega osservando che, se il fluido si muovesse trasversalmente alle linee di forza, in esso verrebbero indotte correnti di intensità infinita (essendo nulla la resistività). In generale, in un fluido conduttore, immerso in un campo magnetico, vale l’equazione dell’induzione magnetica:
dove B è l’induzione magnetica, v la velocità del fluido, μ la sua permeabilità magnetica e σ la conducibilità elettrica. Due casi limite notevoli di questa equazione sono l’equazione del c., δB/δt = rot(v×B), e l’equazione della diffusione, δB/δt = (μσ)–1∇2B. La prima equazione, che descrive appunto il c. del campo magnetico, si ha quando σ = ∞; la seconda, che descrive la diffusione del campo magnetico nel fluido, si ha, invece, quando v=0. Detta L una dimensione caratteristica del fluido, un calcolo di ordine di grandezza mostra che, in generale, il rapporto fra il primo e il secondo termine a secondo membro della [1] è Rm=Lvμσ (numero di Reynolds magnetico). La condizione per il c. è dunque: Rm≫1. Per i fluidi incomprimibili, l’equazione del c. ha un’importante conseguenza (C. Walén, 1946): si trova infatti che, in questo caso, il campo magnetico può essere amplificato da un moto del fluido che produca uno ‘stiramento’ delle linee di forza (più precisamente, B è direttamente proporzionale all’allungamento subito dalle linee di forza).
Effetto dell’azione locale del freddo ( perfrigerazione) su singole parti del corpo. Consiste in disturbi locali di circolazione a seguito dell’intensa vasocostrizione, in gran parte riflessa. Se lo stimolo è breve, lo spasmo vasale diminuisce fino a cessare; se è più intenso e duraturo, la circolazione locale può essere sospesa con conseguente ischemia dei tessuti fino alla necrosi e alla cancrena. Le lesioni da c. vanno dal semplice arrossamento con cianosi locale (primo grado) fino a flittene e ulcerazioni (secondo grado) e cancrena, secca o umida (terzo grado).
Procedimento di conservazione delle sostanze alimentari in cui, per effetto dell’applicazione del freddo, l’acqua si trova quasi completamente allo stato solido e le temperature raggiunte sono così basse da inibire l’azione di tutti gli enzimi (nella refrigerazione, invece, l’acqua rimane sotto forma liquida e le temperature impiegate non arrestano completamente i processi biochimici). Quando il c. viene attuato gradualmente fino a temperature inferiori a −15-20 °C, possono insorgere vari inconvenienti (per es., la rottura delle membrane cellulari); pertanto, il moderno procedimento industriale di c. viene attuato in maniera rapida, fino a temperature di −40-50 °C (➔ frigoconservazione).
C. del terreno Sistema, applicato eccezionalmente perché molto costoso, usato per isolare temporaneamente dalle acque d’infiltrazione circostanti una zona di terreno, dove debbono essere eseguiti lavori di scavo.