(gr. ᾿Ελευσίς) Antica città dell’Attica, famosa per il santuario di Demetra e Kore e per i riti sacri a esso collegati. Alleata di Atene, visse un periodo di sviluppo tra la fine del 7° e l’inizio del 6° sec. a.C. Fu saccheggiata durante le guerre persiane ed ebbe notevole importanza militare durante le guerre del 4° e 3° secolo. Nel 381 d.C. l’imperatore Teodosio fece chiudere il santuario. Distrutta da Alarico (395 d.C.) e abbandonata, fu ripopolata solo alla fine del 18° secolo.
Le più antiche tracce di frequentazione risalgono al Protoelladico; resti di abitazioni nei pressi del santuario risalgono al Medio Elladico. Assai ricca la necropoli, che fu in uso dall’età micenea a quella ellenistica. Sull’acropoli restano tracce di mura, di edifici e di cisterne scavate nella roccia. Della città, cinta da mura, restano tracce di un teatro e di uno stadio. Interessanti, a O dell’acropoli, i resti di una fortezza ellenistica a pianta triangolare. Il santuario (dove anche i resti di età micenea attesterebbero l’esistenza di un luogo di culto molto antico) fu ristrutturato e ampliato in varie riprese dall’8° sec. ca. all’età imperiale; posto su una terrazza a E dell’acropoli, cinto da mura, era preceduto a NE da un piazzale lastricato con il tempio di Artemide Propỳlaia e di Posidone, alcuni altari e i Grandi Propilei in marmo pentelico fiancheggiati da due archi onorari; il complesso si data all’età antonina. Nell’area è stato identificato il pozzo Kallichoron, della prima metà del 5° sec. a.C. con successivi rifacimenti. Tra la cinta esterna di mura (ampliata tra l’età classica e l’ellenistica) e un tratto più antico (pisistrateo) all’interno, era uno spazio di sosta per gli iniziandi. La porta della cinta interna fu sostituita, per volontà di Appio Claudio Pulcro (ca. 50 a.C.), dai Piccoli Propilei, ornati da cariatidi. A O della Via Sacra sono dislocati il recinto del Plutoneion (in parte entro una grotta che rappresentava l’ingresso all’Ade), una piattaforma con gradinate (forse per rappresentazioni sacre) e scarsi resti di due templi di età romana. Il Telesterion, più volte ricostruito, trasformato e ampliato in età arcaica e all’inizio dell’età classica, ebbe, al tempo di Pericle, la definitiva pianta quadrata; alla fine del 4° sec. a.C. vi fu aggiunto un portico dorico, rifatto in età imperiale. Pertinente al santuario è il rilievo della metà del 5° sec. a.C. con Trittolemo, Demetra e Kore (Atene, Museo nazionale).
Si celebravano a E. nel mese di boedromione (settembre-ottobre) e che a partire dal 6° sec. a.C. assunsero un posto rilevante nella vita religiosa della Grecia antica. Il culto locale eleusino, come dimostrano gli scavi, risale all’epoca micenea, ma nulla si sa del suo carattere originario. Il più antico documento sul culto è l’omerico Inno a Demetra che narra la mitica origine dei misteri: si tratta del ratto di Persefone, figlia di Demetra, per opera di Plutone, e dell’ansiosa ricerca della madre che, per punire gli dei e gli uomini, si rifiuta di concorrere alla nascita del grano; e la terra sarebbe rimasta sterile, se Zeus non avesse imposto un accordo che restituiva la figlia alla madre per otto mesi all’anno. Oltre ai riferimenti agrari, però, l’inno allude chiaramente alla sorte diversa che, dopo la morte, sarebbe riservata agli iniziati. L’inno è di poco anteriore all’incorporazione di E. nello Stato ateniese, che inserì la celebrazione dei misteri tra le proprie feste pubbliche.
Dello svolgimento dei misteri stessi si sa poco, dato il segreto imposto agli iniziati. Le celebrazioni pubbliche si accentravano intorno alle ‘cose sacre’, cioè gli oggetti che il 14 di boedromione gli efebi venuti il 13 a Eleusi riportavano ad Atene. Nei giorni successivi gli iniziandi si radunavano, ad Atene, nella Stoà Poikìle, e il 16 si bagnavano nel mare di Falero, presso il tempio di Demetra. Dopo un’interruzione di due giorni (17 e 18) per la celebrazione delle feste di Asclepio, il 19 si iniziava la grande processione: il corteo guidato dal simulacro di Iacco, cui seguiva un plaustro tirato da buoi con le cose sacre, faceva prima il giro della città poi uscendo dalla porta sacra percorreva la ‘via sacra’ e giungeva la sera con immensa fiaccolata, tra musiche e canti, dinanzi al tempio di Eleusi. Poi cominciava il ‘mistero’ vero e proprio: i mystai prendevano parte al dramma liturgico che doveva rappresentare il mito di Demetra nelle due fasi, la triste e la lieta. In quale modo avvenisse la partecipazione di ogni iniziando al dramma non è chiaro; come poco chiaro è anche il procedimento iniziatico: pare tuttavia che il mystes, dopo un digiuno, bevesse il ciceone, poi toccasse con gesto sacramentale ‘le cose sacre’. Questo avveniva il 21, la notte tra il 21 e il 22 era dedicata invece alla celebrazione del connubio tra Zeus e Demetra, impersonati dallo ierofante e dalla sacerdotessa di Eleusi. A questo rito seguiva l’annuncio, da parte dello ierofante che mostrava una spiga matura, della nascita di un bambino divino. Il 23 di boedromione ognuno degli iniziati lasciava Eleusi. Questi riti erano i cosiddetti grandi misteri; ma ogni anno ad Agre presso Atene, si celebravano nel mese di antesterione (febbraio-marzo) i piccoli misteri. I pochi e oscuri dettagli che ci sono rimasti sul contenuto dei misteri non spiegano certo sufficientemente l’immenso prestigio che essi ebbero prima nella Grecia tutta, poi nell’intera ecumene ellenistico-romana: non appare strano però, dati i riferimenti all’immortalità, che su di essi si concentrassero poi le ansie soteriologiche della tarda antichità.
Dello svolgimento dei misteri stessi si sa poco, dato il segreto imposto agli iniziati. Le celebrazioni pubbliche si accentravano intorno alle ‘cose sacre’, cioè gli oggetti che il 14 di boedromione gli efebi venuti il 13 a Eleusi riportavano ad Atene. Nei giorni successivi gli iniziandi si radunavano, ad Atene, nella Stoà Poikìle, e il 16 si bagnavano nel mare di Falero, presso il tempio di Demetra. Dopo un’interruzione di due giorni (17 e 18) per la celebrazione delle feste di Asclepio, il 19 si iniziava la grande processione: il corteo guidato dal simulacro di Iacco, cui seguiva un plaustro tirato da buoi con le cose sacre, faceva prima il giro della città poi uscendo dalla porta sacra percorreva la ‘via sacra’ e giungeva la sera con immensa fiaccolata, tra musiche e canti, dinanzi al tempio di Eleusi. Poi cominciava il ‘mistero’ vero e proprio: i mystai prendevano parte al dramma liturgico che doveva rappresentare il mito di Demetra nelle due fasi, la triste e la lieta. In quale modo avvenisse la partecipazione di ogni iniziando al dramma non è chiaro; come poco chiaro è anche il procedimento iniziatico: pare tuttavia che il mystes, dopo un digiuno, bevesse il ciceone, poi toccasse con gesto sacramentale ‘le cose sacre’. Questo avveniva il 21, la notte tra il 21 e il 22 era dedicata invece alla celebrazione del connubio tra Zeus e Demetra, impersonati dallo ierofante e dalla sacerdotessa di Eleusi. A questo rito seguiva l’annuncio, da parte dello ierofante che mostrava una spiga matura, della nascita di un bambino divino. Il 23 di boedromione ognuno degli iniziati lasciava Eleusi. Questi riti erano i cosiddetti grandi misteri; ma ogni anno ad Agre presso Atene, si celebravano nel mese di antesterione (febbraio-marzo) i piccoli misteri. I pochi e oscuri dettagli che ci sono rimasti sul contenuto dei misteri non spiegano certo sufficientemente l’immenso prestigio che essi ebbero prima nella Grecia tutta, poi nell’intera ecumene ellenistico-romana: non appare strano però, dati i riferimenti all’immortalità, che su di essi si concentrassero poi le ansie soteriologiche della tarda antichità.