Comunità religiosa della Mesopotamia meridionale e delle regioni limitrofe dell’Iran; professa e pratica il mandeismo, che può considerarsi l’unica forma ancora vivente di gnosticismo e che perciò presenta un particolare interesse per gli studi storico-religiosi; mostra anche forti influssi del giudaismo, del cristianesimo e della religione astrale babilonese. Si stima che la comunità conti circa 20.000 adepti.
Nel sistema teologico e cosmologico dei M. le immagini teogoniche e cosmogoniche sono tutte di chiara struttura gnostica; asse fondamentale del pensiero mandaico è il dualismo: a un mondo della Luce si oppone un mondo delle Tenebre, che coesiste ab aeterno con il mondo della Luce, ma mentre l’Assoluto manifesta una tendenza a rimanere integro nella propria assolutezza, le Tenebre presentano un’opposta tendenza a ‘pullulare’, accompagnata da una volontà maligna di concretizzarsi e di creare forme di esistenza. Poiché la parte corporea dell’uomo è opera del demiurgo, decaduto dal mondo della Luce, e l’anima trae invece autonomamente origine dal mondo della Luce, si pone il problema della salvezza dell’anima, che deve far ritorno alla patria originale. La prima coppia terrestre, Adamo (Adam) ed Eva (Hawwa), dà origine alla stirpe umana e in linea diretta ai M., eredi della Luce; per redimere l’anima dalla condizione di prigionia sono inviate nel mondo, fin dal momento della nascita di Adamo, delle figure salvatrici tra le quali la principale è Mandā d Haijê, che illustra al primo uomo la struttura segreta del cosmo e i modi necessari alla salvezza. La salvezza finale è preparata dal comportamento religioso durante la vita terrena.
Il battesimo (maṣbūtā) e il rito connesso con la morte (masiqta) costituiscono il momento centrale della vita religiosa dei Mandei. Il primo si compie con una triplice immersione in qualsiasi corso d’acqua corrente o nei laghetti artificiali dei piccoli santuari mandei e sanziona l’appartenenza dell’anima del battezzato al mondo della Luce: la formula del rito, che comprende l’imposizione delle mani sul battezzato da parte del sacerdote, un’unzione con olio e una forma di comunione sacramentale con pane non fermentato e acqua, dichiara che «il nome della Vita e il nome del Mandā d Haijê» sono pronunciati sul nuovo mandeo. La masiqta comprende numerose cerimonie destinate a preparare il morente all’inizio del viaggio ascensionale che lo condurrà nel mondo della Luce.
La letteratura mandea (la parte più antica della quale risale non oltre il 3° e forse il 2° sec. d.C., ma comunque rimanda a tradizioni anteriori) è di contenuto esclusivamente religioso. Testo principale è il Ginzā «Tesoro», diviso in un Ginzā destro, di contenuto teologico e cosmogonico in 18 trattati, e un Ginzā sinistro, che contiene la dottrina dell’anima; segue in ordine d’importanza il Sidrā d Yaḥya «Libro di Giovanni», la grande raccolta liturgica Qolastā, il Diwan Abatūr «Divano di Abatur», che presenta le fasi della lunga ascensione dell’anima dopo la morte.