Attrezzo che serve per battere, od oggetto, generalmente metallico, che, pur avendo forma diversa da quella di un m., ha funzione analoga a questo, servendo da percussore, o macchina operatrice ad aria compressa, munita di utensili di varia forma, battenti o perforanti.
M. comuni e m. speciali sono usati in molte lavorazioni a mano: qualunque sia lo scopo che si vuole conseguire con il loro uso l’azione si esplica sempre a mezzo di urti. Il m. comune di officina, o da meccanico, usato in genere per battere su altri utensili (scalpelli, punteruoli ecc.), è costituito da una testa (a in fig. 1A), cioè da un blocchetto prismatico d’acciaio fuso, variamente sagomato, in cui si distinguono: la bocca, b, superficie battente piana che limita la parte più tozza; la penna, c, assottigliata a forma di cuneo; il foro, o occhio, d, nella parte centrale, in cui viene infilato il manico, e, costituente una leva elastica. Il m. da falegname (fig. 1B), con bocca piana, ha la caratteristica penna biforcuta e a spigoli acuti, atta all’estrazione dei chiodi.
M. elettromagnetico Particolare tipo di m., costituito da un solenoide che al passaggio della corrente imprime a un nucleo di ferro, cui è fissato l’utensile, un violento impulso nel senso dell’asse del solenoide stesso; il richiamo del nucleo è ottenuto a mezzo di una molla. Variando la durata dell’azione del solenoide sul nucleo, o la tensione della corrente applicata, si può variare la forza d’urto. M. pneumatico Macchina operatrice in cui l’azione percuotitrice o perforante è prodotta da aria compressa fatta agire su adatti utensili. Ne sono tipi: il m. perforatore (e la sua variante m. fucile), adoperato nella tecnica mineraria per preparare fori di piccolo diametro a modesta profondità; il m. demolitore (fig. 2) adoperato per la demolizione di murature, calcestruzzi, pavimentazioni stradali, abbattimento di rocce ecc.
Martellatrice Macchina utensile che serve per dare forma opportuna a barre o tubi metallici, deformandoli a caldo o a freddo mediante una serie rapidissima di colpi. Un tipo è illustrato in fig. 3: il mandrino a, sul cui albero è calettato il volano b, è provvisto di scanalature radiali nelle quali scorrono le matrici c, le quali sono a contatto con i m. d, anch’essi alloggiati nelle scanalature del mandrino; nella rapida rotazione di quest’ultimo i m. d si spostano per forza centrifuga verso l’esterno, battono contro i rulli fissi f e sono violentemente respinti verso le matrici che sollecitano il pezzo in lavorazione racchiuso tra di esse in e, con ritmo di colpi molto rapido (qualche migliaio di colpi al minuto).
Martellamento Particolare tipo di usura che si riscontra sui denti di ruote dentate sollecitati dinamicamente (per urto); consiste nella formazione, sulla superficie della faccia attiva dei denti, di irregolarità con bave e rigonfiamenti, come fossero dovute a colpi di martello.
In selvicoltura, m. forestale, m. speciale a forma di piccola scure, munito di penna tagliente (che serve a scortecciare) e che porta un segno, come una lettera, una cifra ecc., detto bollo o marchio, che deve restare impresso sul legno degli alberi messo a nudo (martellatura o anche martellata). Per gli alberi da tenere in riserva l’impronta va fatta in basso, sulle piante da abbattere invece si fa in due punti, in basso e ad altezza d’uomo.
M. percussore Piccolo m. con la testa coperta o formata interamente di gomma, usato per evocare i riflessi tendinei o muscolari.
In anatomia, è detto m. dell’orecchio medio un ossicino lungo circa 8 mm, costituito da una testa, che si articola con il corpo dell’incudine, un collo, un manico o manubrio che aderisce intimamente alla membrana del timpano e due apofisi, destinate all’inserzione di legamenti.
Nell’atletica leggera, attrezzo costituito da una sfera di metallo (con massa minima di 7,257 kg), cui è attaccato mediante un perno un filo d’acciaio armonico (manico) della lunghezza di 1,22 m, terminante con una impugnatura rigida a maniglia, usato nelle prove di lancio del martello. L’esercizio si basa sullo sfruttamento della forza centrifuga sviluppata con la ripetuta rotazione dell’attrezzo; si effettua da una pedana circolare del diametro di 2,13 m semicintata da una gabbia di rete metallica. L’attrezzo femminile pesa 4 kg e ha diametro compreso tra 95 e 110 mm, mentre il filo varia da 1160 a 1195 mm.
Nell’alpinismo, m. da roccia, m. con manico corto, munito di laccio da infilare al polso o da legare all’imbracatura usato per l’immissione e l’estrazione dei chiodi. I m. da ghiaccio sono più pesanti e hanno la punta più pronunciata e piuttosto ricurva; si adoperano per l’immissione di chiodi e per fare gradini. Sono stati quasi completamente sostituiti dal m.-piccozza, che ha la testa di una piccozza classica e si usa soprattutto nelle salite di misto, nelle quali occorre piantare chiodi da roccia, chiodi da ghiaccio e anche gradinare.
Nel Medioevo (e fino al 17°-18° sec.), arma immanicata, da botta, composta (fig. 4) da un manico e da un ferro generalmente lavorato a forma di becco, più o meno curvo al fine di rendere possibile trapassare, con la violenza del colpo, le stesse armature; il manico corto caratterizzava l’arma in uso nella cavalleria (m. manesco), mentre era lungo come un’asta quello dell’arma adoperata da uomini a piedi (m. d’asta).