Gruppi e associazioni impegnati in campo ecologico, che per l’accresciuta sensibilità sociale alle tematiche della qualità della vita e dell’ambiente hanno assunto, almeno nei paesi industrialmente più avanzati, un consistente peso nell’opinione pubblica e, di conseguenza, un significativo ruolo sia politico sia elettorale.
I primi cenni d’interesse per la difesa del paesaggio e la protezione dell’ambiente risalgono, in Europa, agli inizi del Novecento quando fu fondata in Svizzera la Ligue suisse pour la protection de la nature. In Italia la Federazione pro montibus et sylvis promosse la fondazione del Parco nazionale d’Abruzzo (1922), il primo parco nazionale italiano. Dopo la Seconda guerra mondiale il rapido sviluppo industriale, l’uso sempre più generalizzato di fertilizzanti chimici e pesticidi, l’incremento demografico e la deforestazione provocarono un sempre più vasto interesse per la conservazione dell’ambiente. Negli anni 1950 sorsero numerose associazioni protezionistiche internazionali (IUCN, International union for conservation of nature; WWF, World wildlife fund) e nazionali (Italia Nostra; Federazione nazionale pro natura). Dalla fine degli anni 1960, la problematica ambientalistica tese a porre l’accento sui limiti e i rischi di uno sviluppo e uno sfruttamento della natura indiscriminati, con il conseguente aumento del divario fra i paesi poveri e quelli industrializzati. Dalla metà degli anni 1980 gli e. hanno conosciuto una consistente crescita e progressivamente hanno assunto una più decisa fisionomia politica, intervenendo sui temi delle politiche economiche. Nei paesi dell’Est europeo ancora governati da regimi comunisti, i problemi dell’ambiente divennero rapidamente la copertura per un’attività politica di opposizione, spesso di natura nazionalistica. In Occidente gli e., generalmente collocati nella sinistra dello schieramento politico, sono approdati a volte a responsabilità di governo e hanno avuto un peso anche all’interno del Parlamento europeo. Ciò ha portato gli e. a definire programmi di carattere generale e a mettere a punto proposte riguardanti il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, la tassazione ecologica, lo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali, l’assetto idrogeologico del territorio; a queste tematiche sul finire degli anni 1990 e all’inizio del 2000 si sono aggiunte quelle sullo sviluppo della genetica e delle biotecnologie, con i connessi problemi etici. La progressiva presa di coscienza delle irreversibili trasformazioni ecosistemiche prodotte dall'azione umana ha prodotto a partire dagli inizi del 21° secolo un accrescimento della sensibilità sociale alle tematiche ambientaliste, mettendo in discussione l'idea stessa di progresso e assumendo talora una dimensione fortemente politica; grazie anche a un accorto utilizzo dei social network, sono venute organizzandosi nuove realtà informali di denuncia e protesta, che hanno permesso la mobilitazione di soggetti nuovi, forma prototipica dei quali può essere considerato il movimento giovanile organizzatosi intorno all'attivista svedese G. Thunberg, che ha ripetutamente sollecitato i governi ad agire tempestivamente per accelerare la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra e a limitare in ciascun Paese l'impronta ecologica pro capite, anteponendo le politiche in difesa dell’ambiente a ogni valutazione di carattere economico e sottolineando l'urgenza assoluta con cui si pone il problema della salvezza della Terra.