Zona della superficie di un corpo illuminato che è oscura in quanto è in posizione non raggiungibile dai raggi luminosi, oppure in quanto potrebbe essere illuminata ma i raggi luminosi sono intercettati da un corpo interposto tra essa e la sorgente di luce.
L’o. è connessa con molteplici credenze, basate probabilmente sull’idea dell’indissociabilità di una qualsiasi realtà da una sua estensione. Sono spesso ritenute prive di o. tutte le realtà appartenenti al mondo degli inferi che non partecipano della vicenda solare (gli dei della morte, i demoni, i morti stessi); in alcune religioni l’assenza della propria o. è il segno dell’esistere in un eterno meridiano (tra alcuni popoli dell’Africa occidentale equatoriale non si esce a mezzogiorno per timore di non aver o.) proprio perché ciò indica l’acquisizione di un’esistenza non soggetta alla vicenda del mondo. Se l’o. è parte della persona e condizione della vita, dopo la morte non rimane che l’o.: il concetto dello spirito come o., a noi familiare dai classici, si ritrova presso altri popoli (per es., Indiani d’America) e in altre civiltà (Egitto antico).
O. volanti Bande alternativamente chiare e scure, più o meno parallele fra loro, che appaiono poco prima e poco dopo la fase di totalità di un’eclissi di Sole e che si spostano in direzione perpendicolare alla loro lunghezza con una velocità di circa 20 m/s; il fenomeno, dovuto a variazioni di densità nell’atmosfera provocate dalle differenze di temperatura tra l’interno e l’esterno del cono d’o. dell’eclissi, dura pochi secondi ed è estremamente difficile da fotografare.
In ottica, il fenomeno dell’o. si spiega restando nell’ambito dell’ottica geometrica e si osserva bene quando si operi con una sorgente puntiforme: il contorno dell’o. è dato in tal caso (v. fig.) dall’intersezione dello schermo Σ su cui si proietta la luce della sorgente O con il cono (cono d’o.) che ha il vertice nella sorgente O e le cui generatrici sono tangenti al corpo opaco interposto C. In altre parole, l’o. di un punto, di una linea, di una superficie, di un solido sopra una superficie Σ non è altro che la proiezione del punto, della linea ecc. sopra la superficie Σ, assumendo come centro il punto O, giacente al finito (luce centrale) ovvero all’infinito (luce parallela). Nel caso che il corpo opaco sia una superficie o un solido si chiama separatrice d’o. e di luce la linea s che separa la parte in o. da quella in luce, cioè il contorno apparente del corpo dal punto O; si dice contorno d’o. portata la proiezione s′ di tale linea su Σ. Si dice o. propria la parte in o. A del solido e della superficie e anche il cono d’o. successivo al corpo opaco rispetto alla sorgente, o. portata la parte in o. B di Σ, o. autoportata la parte di tale superficie che è in o. perché vi si proietta un’altra parte della superficie stessa.
Per analogia, si parla di zona d’o. anche per onde elettromagnetiche fuori dal campo del visibile e per onde acustiche.
Nella geometria descrittiva, teoria delle o., la teoria che si occupa sistematicamente della rappresentazione sul foglio da disegno delle o. delle figure geometriche supposte opache.
Pe la forma di teatro ➔ òmbre, teatro delle