In senso estremamente generico, qualsiasi processo che porti a isolare una cosa da altre con cui si trova in rapporto, per considerarla poi come specifico oggetto d’indagine una volta prescisso da tale rapporto.
In Aristotele il termine è usato per significare l’operazione che coglie l’intelligibile nel sensibile, pur non esistendo la forma se non in una materia. L’a. rappresenta un momento fondamentale del processo conoscitivo, poiché applicata ai dati derivati dalla sensazione permette l’enucleazione dei concetti, cioè la conoscenza intelligibile. S. Tommaso riprese queste teorie aristoteliche. In Duns Scoto e in Guglielmo di Occam la teoria dell’a. subisce una profonda modificazione. Sostenuta come base indispensabile dell’a. la conoscenza intellettiva del singolare, essa assume quei caratteri che verranno poi mantenuti attraverso tutta la speculazione moderna, sia razionalistica sia empiristica; diviene cioè un procedimento attraverso il quale si ottengono concetti o idee generali mediante il raffronto di più elementi particolari, isolandone le caratteristiche comuni. I rapporti di questa nuova concezione dell’a. con il piano linguistico furono messi in particolare evidenza da J. Locke, secondo il quale la genesi degli universali, idee o termini, rappresentanti tutti gli oggetti della stessa specie, che ha luogo attraverso l’a., conduce all’introduzione di nomi generali corrispondenti. Sull’importanza dell’a. nell’ambito delle scienze come procedimento necessario nelle varie fasi della ricerca, ha posto decisamente l’accento E. Mach. Nel quadro di una revisione globale delle vecchie posizioni logico-gnoseologiche, la teoria tradizionale dell’a. è stata successivamente criticata da T. Dewey, che ha ripreso una distinzione già introdotta da C.S. Peirce. Vengono così chiaramente distinti nell’a. due aspetti: uno prescissivo, che sottolinea il carattere selettivo proprio del procedimento astrattivo, l’altro ipostatico, che caratterizza la creazione di enti astratti, specie nel campo matematico.
Per la valorizzazione del concreto nei confronti di qualsiasi prodotto del processo astrattivo, propria della speculazione hegeliana e idealistica in generale, come pure per l’opposizione polemica tra astratto e concreto caratteristica di filosofie tese a rivalutare l’intuizione, come per es. quella di H. Bergson, ➔ concreto.
Procedimento attraverso il quale si giunge alla formulazione di principi partendo dall’indagine su una serie di dati sperimentali inerenti a un dato fenomeno, individuando ciò che vi è in essi di comune, Questi vengono assunti a fondamento di successive deduzioni e la loro validità è confermata se vi è pieno accordo tra le deduzioni medesime e i dati dell’osservazione.
Processo di costruzione o definizione di nuovi enti, a partire da classi di oggetti (o di enti costruiti attraverso precedenti a.). Consiste nel considerare come un nuovo ente individuale una classe di enti precedentemente definiti (processo di entificazione) o, se si vuole, con linguaggio meno preciso, nel considerare come un nuovo ente «quello che vi è di comune» tra gli elementi di una data classe. Un esempio di a. matematica è l’introduzione dei punti all’infinito nel piano ordinario; s’introduce un nuovo ente, il punto all’infinito di una retta e delle rette a essa parallele, come «ciò che vi è di comune» tra le rette parallele a una data (astratto della classe delle rette parallele a una data e, di conseguenza, parallele tra di loro). Ogni elemento entro la classe considerata definisce la medesima classe; e ciò perché la relazione di parallelismo tra rette è riflessiva, simmetrica e transitiva: è cioè una relazione (➔) di equivalenza.
Disturbi dell’a. In psicopatologia, incapacità di servirsi dei segni. Tutti gli stati di deterioramento intellettivo, transitorio o permanente, comportano un più o meno grave disturbo dell’astrazione.