In geologia, rilievo montuoso a pieghe dovuto a cause orogenetiche, che può assumere aspetti e strutture diverse a seconda del modo con il quale hanno agito le cause che lo hanno originato, oppure il fenomeno del sollevamento delle catene di montagne. Per spiegare la genesi dei c. sono state formulate diverse teorie. Secondo quella plutonica i rilievi avrebbero avuto origine per spinta dal basso all’alto dovuta alla forza di espansione dei magmi lavici interni alla Terra. L’ ipotesi non può però spiegare perché i sistemi corrugati siano dissimmetrici, come sono quasi sempre. Più efficace a questo scopo è la teoria della contrazione progressiva (Cartesio, Leibniz e poi J.D. Dana, E. Suess) secondo la quale lo stesso raffreddamento della Terra causerebbe una progressiva contrazione della litosfera, che a sua volta darebbe luogo a fasi di c. e a fasi di riposo. Considerando tuttavia che i continenti sono sede di erosione e di degradazione dovuta agli agenti terrestri esterni, e le regioni oceaniche a essi marginali sono sedi d’accumulo, si comprende come si possano stabilire lungo questa regione marginale settori di deficit di massa e settori di sovraccumulazione, che con il mutuo equilibrio porterebbero a deformazioni con spostamenti in senso verticale e orizzontale: questo è il concetto della teoria isostatica (C.E. Dutton). Lo studio delle catene montuose ha però rivelato che esse sono costituite da complessi di pieghe sovrapposte e molte contengono terreni di provenienza piuttosto lontana (falde esotiche), per cui si è dovuto ammettere che tali c. sono costituiti da sistemi di ‘falde di ricoprimento’ di origine profonda che furono spinte in alto da urti reciproci e soprattutto per effetto di forze agenti in senso tangenziale. Le moderne teorie orogenetiche tendono quasi tutte a ricollegare la genesi delle catene montuose e il c. delle medesime alle interazioni tra zolle crostali in movimento (➔ tettonica). Nel fenomeno di collisione tra placche o zolle diverse, svolgerebbero un ruolo fondamentale le diverse velocità di impatto ipotizzate quando il margine esterno di una placca entra in contatto con quello opposto di un’altra. Se la velocità di impatto è inferiore al limite critico di 6 cm all’anno, i margini delle due placche subirebbero entrambi delle deformazioni plastiche e si originerebbe una catena montuosa. Il materiale della crosta, ripiegato dagli sforzi di compressione, aumenterebbe localmente di spessore dando luogo ai grandiosi fenomeni di c., sovrascorrimento e di tettonica a falde di ricoprimento osservabili nelle maggiori catene del globo.
I c. terrestri si possono distinguere, geograficamente, in due tipi: quelli in senso meridiano (catene americane) e quelli in senso parallelo (catene euro-asiatiche). Da un punto di vista cronologico la geologia riesce a distinguere quattro grandi fasi di corrugamenti. Il primo è il c. huroniano (dal Lago Huron), che si verificò nel periodo Algonchiano (era archeozoica) e si estese ad arco dall’America Settentrionale alla Finlandia, a nord della Gran Bretagna, sino alla Cina settentrionale. Il secondo è il c. caledoniano (dalla Caledonia), che ebbe luogo tra il Cambriano superiore e il Devoniano dell’era successiva paleozoica o primaria. Il terzo si effettuò ai margini del precedente, tra la fine del Devoniano e il Permiano della stessa era ed è detto c. ercinico (o armoricano-varisico): vi appartengono i rilievi maggiori dell’Europa centrale e le diramazioni verso la Spagna e l’Africa. Infine, il c. alpino o alpino-himalayano, è databile tra la fine del Mesozoico e l’attuale (Neozoico): a esso sono dovuti i grandi rilievi che attraversano in senso parallelo l’Eurasia e comprendono le catene dei Pirenei, delle Alpi, delle Dinaridi, del Caucaso, del Himalaya.