Pseudonimo di artista francese (n. Parigi 1978). Ex writer, oggi artista di riconosciuta fama internazionale nell’universo dell’arte urbana, negli ultimi anni lavora prevalentemente in studio. L. inizia a fare graffiti nel 1991 con lo pseudonimo di “Socle”, salvo poi mutarlo nell’attuale “L’Atlas” nel 1996. Oltre all’omaggio alla geografia e al viaggio, di cui è un grande appassionato, il riferimento va al Dio della mitologia greca, la quale insieme a molte filosofie orientali costituisce un forte interesse stimolatogli dagli studi in archeologia e destinato ad attraversare tutto il campo semantico del suo lavoro. Profondamente affascinato da ogni forma di scrittura, intraprende nel 1997 studi calligrafici a Parigi che successivamente lo porteranno a realizzare un lungo viaggio tra Nord Africa, Medio Oriente e Cina per apprendere da maestri calligrafi le diverse tradizione locali. Il Kufi, la più antica forma calligrafica dei manoscritti Arabi, diventa per L. il codice di riscrittura del suo vocabolario segnico, maturato in seguito a queste esperienze: un incontro tra calligrafia Kufi e astrazione geometrica, traslato nella cultura occidentale dell’alfabeto latino fino alla cultura moderna del graffiti-writing, in un continuo rimando tra sapere classico e pratica contemporanea. Labirinti, bussole e tombini stradali sono gli elementi e le forme attorno a cui gravita il suo immaginario di riferimento e in cui viene composto il suo spartito di lettere e segni, dove l’emergere del messaggio o del suo stesso nome è vincolato al rigore geometrico della linea e ogni lettera si fa forma, e viceversa. L’arte cinetica e ottica sono ulteriori fonti di approvvigionamento creativo per l’artista, la cui influenza nelle sue composizioni è evidenziabile nel gioco di pieni e vuoti che guida e tradisce l’occhio. Quale prevalente pratica calligrafica, l’arte di L. è vincolata al segno e non considera il colore quale fondamentale elemento di espressione, limitandosi in questo senso al bianco, al nero e, con meno frequenza, al rosso. Differenti sono i medium utilizzati dall’artista: originariamante spray e vernice acrilica per i grandi muri si alternano al più frequente nastro adesivo e ai poster, che L. concepisce nelle forme dei billboards, attaccandoli anche in pieno giorno con l’ausilio di pettorine e tute da lavoro che lo facciano passare inosservato. L’immagine del labirinto è quella più associata ai lavori di L., caricandosi di una serie di significati e riferimenti distinti. Negli insiemi labirintici a parete, e ancor di più nei grandi lavori pavimentali realizzati nelle grandi piazze, l’artista instaura un gioco di rimandi con i motivi salvifici delle cattedrali gotiche, di cui il celebre labirinto pavimentale di Chartres è solo un esempio. Un percorso di salvezza che nella ricerca dell’artista diventa paradigma per la celebrazione dell’infinito movimento e dell’equilibrio delle strutture del cosmo, di cui la perfezione geometrica si fa portatrice. Dal 2000 dipinge anche tombini, delle cui forme è profondamente affascinato, e realizza sul suolo insiemi di linee che l’aggiunta di punti cardinali trasforma in bussole, come quella gigantesca creata nel piazzale antistante il Centre Pompidou nel 2008. L’idea e la necessità della bussola nascono contestualmente, a Parigi, alla distruzione di una lunga serie di vecchi muri dipinti da graffiti, episodio che provoca un forte shock nei riferimenti culturali e di orientamento stradale dell’artista. Nella parte in studio del suo lavoro, iniziata all’incirca nel 2000, e negli anni sempre più consistente, è impegnato alla creazione di diverse serie di opere che vanno a comporre le numerose mostre personali e collettive che lo riguardano in Europa e nel mondo. Le opere di L. sono già state esposte in prestigiosi contesti istituzionali parigini come quelli del Palais de Tokyo, la Fondation Cartier, il Grand Palais e il Centre Pompidou.