Movimento tendente a favorire la cooperazione politica, economica e culturale tra gli Stati del continente americano.
La sua origine può essere rinvenuta nel pensiero di S. Bolívar, che ne limitò tuttavia il campo d’azione alla sola area latino-americana. L’idea panamericana rinacque dopo il 1870, quando la necessità di trovare nuovi mercati per la produzione agricola e industriale risvegliò l’interesse statunitense per l’area latino-americana. Il segretario di Stato J.G. Blaine convocò a Washington (1889-90) la 1ª Conferenza panamericana, cui parteciparono tutte le nazioni indipendenti del Nuovo Mondo, a eccezione della Repubblica Dominicana, e il cui unico risultato fu la conclusione di alcuni trattati commerciali bilaterali e la creazione di una Camera di commercio delle repubbliche americane, dipendente dal ministero degli Esteri statunitense.
Successive conferenze panamericane (Città di Messico, 1901-02; Rio de Janeiro, 1906; Buenos Aires, 1910) furono caratterizzate da una certa diffidenza dei paesi latino-americani nei confronti degli USA, la cui politica estera si era fatta sempre più aggressiva. Dopo la parentesi della Prima guerra mondiale, nel corso della 5ª (Santiago del Cile, 1923) e 6ª Conferenza (L’Avana, 1928) emerse il malcontento latino-americano per le alte tariffe protezionistiche praticate dagli USA. Dopo la crisi economica del 1929, la presidenza di F.D. Roosevelt inaugurò la ‘politica del buon vicinato’ e nella 7ª Conferenza (Montevideo, 1933) gli USA accettarono finalmente il principio del non intervento. Con l’aggravarsi della situazione mondiale, gli Stati Uniti cercarono di trasformare l’Unione panamericana in un organismo in grado di pesare sulla scena politica internazionale, ma nell’8ª Conferenza (Lima, 1938) non fu approvata l’alleanza difensiva contro le minacce dall’esterno proposta da Roosevelt. Prima che avesse termine il conflitto, però, si svolse a Città di Messico una conferenza straordinaria sui problemi della guerra e della pace, che portò all’approvazione dell’Atto di Chapultepec (1945) con una dichiarazione di «assistenza reciproca e solidarietà americana».
Con il Trattato interamericano di assistenza reciproca (TIAR), siglato a Petropolis durante la conferenza per il mantenimento della pace e della sicurezza continentale (1947), i paesi dell’America Latina entrarono negli equilibri della guerra fredda, e nella 9ª Conferenza (Bogotá, 1948) fu stipulata la Carta di Bogotá, atto di nascita dell’Organizzazione degli Stati americani (➔ OAS). Nel corso degli anni 1950 l’OAS si preoccupò quasi esclusivamente di contrastare la diffusione del comunismo, finché l’esito vittorioso della rivoluzione cubana (1958) e il progressivo avvicinarsi del governo castrista all’URSS sconvolsero gli equilibri della regione e portarono alla contrastata espulsione dell’isola dall’OAS (1962). Nel 1961 l’amministrazione Kennedy aveva lanciato una nuova strategia nei confronti dell’America Latina («Alleanza per il progresso»), in virtù della quale Washington sarebbe dovuta diventare il principale fornitore di aiuti e crediti ai governi del subcontinente, obbligando questi ultimi a programmi di riforme per migliorare l’iniqua distribuzione della terra e del reddito e le condizioni di vita dei ceti popolari. Scontratasi con gli interessi delle grandi compagnie statunitensi e delle oligarchie al potere, la nuova strategia fu presto abbandonata, e gli USA tornarono all’intervento militare diretto (Santo Domingo, 1965). Dai primi anni 1960 i paesi latino-americani diedero vita a iniziative regionali, quali il Mercato comune centroamericano (MCCA), l’Associazione Latino-Americana di Libero Commercio (ALALC), divenuta in seguito Associazione Latino-Americana di Integrazione (ALADI), e il Gruppo andino, iniziative culminate nella costituzione, nel 1975, del SELA, Sistema economico latino-americano.
Gli equilibri interni dell’OAS furono seriamente messi in discussione dalla crisi delle isole Falkland (1982) per il sostegno che gli USA accordarono alla Gran Bretagna, contro le rivendicazioni argentine. Differenze di vedute fra paesi latino-americani e Stati Uniti si manifestarono anche in relazione alla crisi centroamericana degli anni 1980 e all’invasione statunitense di Grenada (1983), ma la situazione centroamericana fu sbloccata solo dall’iniziativa diplomatica del presidente del Costa Rica, O. Arias, mentre l’OAS non poté impedire l’invasione statunitense di Panama nel 1989; né maggior successo ebbe nei confronti della questione del crescente debito pubblico dei paesi latino-americani. Nel giugno 1990 il presidente degli USA, G. Bush, lanciò la sua «iniziativa per le Americhe», piano mirato alla creazione di un’area continentale di libero scambio, che prevedeva una riduzione del debito con gli USA in cambio dell’adozione delle misure di risanamento economico indicate dal FMI e dalla Banca Mondiale. Il piano servì da stimolo alla creazione di nuove aree regionali di libero scambio (MERCOSUR, tra Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay e, soprattutto, NAFTA, tra Canada, USA e Messico) o ad allargare ai paesi vicini quelle già esistenti (MCCA). Nel 1994 i rappresentanti di tutti i paesi dell’emisfero occidentale, riuniti a Miami con la sola eccezione di Cuba, decisero la costituzione di un’Area di libero scambio delle Americhe, estesa dall’Alaska all’Argentina, ma nel 2005 tale progetto fu bocciato da cinque governi dell’America Latina, tra cui Argentina e Brasile, nel timore che potesse ulteriormente rafforzare il potere economico degli USA nel continente.