Stato dell’Africa orientale, compreso fra l’Etiopia a NO e SO, la Somalia a SE e il Golfo di Aden a E. Si estende a semicerchio intorno al Golfo di Tadjoura, una profonda insenatura triangolare che si ricollega alla valle e alla fossa dell’Auasc.
Il territorio presenta una morfologia complessa, con alternanza di zone montuose (Mussa Ali, 2063 m) e aree depresse, come attorno al Lago Assal, posto a 175 m sotto il livello del mare. L’idrografia è rappresentata da corsi d’acqua torrentizi che raramente giungono fino al mare. Le alte temperature e l’aridità sono i tratti dominanti del clima (100-130 mm di precipitazioni all’anno), per cui la maggior parte del territorio è desertica o coperta da steppa, mentre sui rilievi compare il bosco.
La popolazione è composta in prevalenza da Somali (Issa 47%) e Dancali (Afar 37%), in gran parte concentrati nella capitale e nei centri di Tadjoura e Obock. Il 97,8% della popolazione è di religione islamica, il restante è cristiano.
La carenza di risorse produttive, unita al sensibile incremento della popolazione (in parte determinato dall’arrivo di numerosi rifugiati politici provenienti da Etiopia e Somalia), è causa di un’economia molto arretrata: secondo stime della Banca Mondiale il PIL pro capite nel 2007 superava di poco i 1100 dollari. Più della metà della popolazione è costituita da allevatori nomadi e il paese riesce a produrre appena il 3% del proprio fabbisogno alimentare. Anche le attività industriali si limitano a poche imprese di modeste dimensioni, e quasi tutti i beni di consumo devono essere importati. La dipendenza dall’estero è molto elevata (circa il 90%) anche per quanto riguarda i consumi energetici; sono stati quindi avviati alcuni tentativi di valorizzazione del notevole potenziale geotermico, finanziati dalla Banca Mondiale e sostenuti dalla cooperazione internazionale. Le entrate del paese sono costituite essenzialmente dai proventi del commercio attraverso il porto internazionale di Gibuti e dal settore dei servizi connessi a questa attività, che forniscono al PIL un apporto superiore al 70%. Il porto di Gibuti e la ferrovia Gibuti-Addis Abeba (soggetta a frequenti interruzioni, tra le quali ricordiamo quella del novembre 1994, dovuta a una disastrosa inondazione) sono oggetto di cospicui investimenti e di lavori di ammodernamento, con l’obiettivo di fare di G. un caposaldo del commercio tra l’Africa orientale e i paesi arabi.
La Francia occupò Obock e quindi G. dando vita nel 1884 alla minuscola colonia detta Costa Francese dei Somali, suo unico possedimento francese nell’Africa orientale, costituito come base sul Mar Rosso a protezione delle rotte per il Madagascar e l’Asia. Fra il 1897 e il 1917 fu costruita la ferrovia che collega la città portuale con l’altopiano etiopico e con Addis Abeba, integrando saldamente G. nel sistema regionale. In epoca postcoloniale il territorio divenne materia di contesa fra la Somalia, che lo considerava sua parte integrante, e l’Etiopia, per i cui traffici con l’estero rappresentava uno sbocco vitale. La Francia si destreggiò fra i due gruppi etnici, gli Afar e gli Issa, favorendo gli uni o gli altri a seconda delle contingenze politiche; essenzialmente con il voto dei più poveri Afar nel 1967 il paese (ribattezzato Territorio Francese degli Afar e Issa) decise per referendum di conservare lo status coloniale. Le rivendicazioni indipendentiste, animate dai Somali, si intensificarono quando il rapporto fra Afar e Issa mutò a seguito dell’afflusso di profughi somali; sotto la leadership di un politico di origine somala, Hassan Gouled Aptidon, il paese ottenne, tramite referendum, l’indipendenza (1977) assumendo la denominazione di Repubblica di Gibuti.
La leadership di Gouled Aptidon sancì di fatto il predominio economico e politico dell’etnia issa, alimentando il malcontento degli Afar, mentre il flusso dei profughi provenienti dagli Stati vicini (Etiopia e Somalia) aggravava ulteriormente le difficili condizioni economiche e sociali del paese, arretrato e dipendente dagli aiuti internazionali, soprattutto francesi. Dalla fine degli anni 1980, la recrudescenza di tensioni interetniche, gli effetti destabilizzanti della precaria situazione nel Corno d’Africa e l’esplodere di una guerriglia antigovernativa, guidata dal Front pour la Restauration de l’Unité et de la Démocratie (FRUD), espressione soprattutto dell’etnia afar, contribuirono a determinare una profonda crisi nel paese. Nel 1992, in risposta anche alle pressioni di Parigi, fu emanata una nuova Costituzione multipartitica, ma le elezioni registrarono la scontata vittoria del partito del presidente (Rassemblement Populaire pour le Progrès, RPP), impostosi poi nelle consultazioni presidenziali del 1993. Ancora su sollecitazione di Parigi il governo siglò (1994) un accordo con il FRUD e avviò una più equa distribuzione del potere tra le differenti etnie; l’intesa stabilì l’integrazione di una parte delle forze militari del FRUD nell’esercito nazionale e l’ingresso nell’esecutivo (1995) di esponenti dello stesso movimento, che si trasformò nel 1996 in partito politico e divenne forza di governo nel 1997 insieme all’RPP. La difficile situazione economica, cui contribuiva anche la presenza di oltre 25.000 profughi, in maggioranza Somali, fu affrontata con drastiche misure di austerità. Nelle consultazioni presidenziali del 1999, rassegnate le dimissioni Gouled Aptidon, si è imposto suo nipote I.O. Guelleh, riconfermato nel 2005. Nel 2010 il parlamento ha approvato una legge che ha permesso a Guelleh di ricandidarsi alle elezioni e di ottenere un terzo mandato (2011), prevedibilmente riconfermato anche alle consultazioni presidenziali del 2016 e del 2021. L’Union pour la Majorité Présidentielle, coalizione di partiti che sostiene il presidente, ha conservato la sua netta maggioranza parlamentare nelle elezioni del febbraio 2013, cui hanno partecipato – dopo il boicottaggio delle precedenti consultazioni – anche le forze di opposizione riunite nell’Union pour le Salut National; identico risultato si è registrato alle legislative tenutesi nel febbraio 2018 e nel febbraio 2023. G. rappresenta una base logistica e operativa nella lotta all’integralismo islamico armato; dal 2003 vi stazionano forze statunitensi, che hanno affiancato la tradizionale presenza militare francese. Il Paese partecipa inoltre da dicembre 2011 alla missione dell’Unione Africana in Somalia (African Union Mission in Somalia, AMISOM).