Stato insulare situato nell’Oceano Indiano, a SE del continente africano, da cui lo separa il Canale di Mozambico.
Il basamento dell’isola è costituito da rocce cristalline molto antiche, sovrastate da formazioni sedimentarie del tardo Paleozoico e del Mesozoico, a tratti coperte da vasti espandimenti basaltici derivanti dalla risalita di magmi attraverso numerose faglie presenti. Il nucleo centrale del rilievo è formato da un altopiano che raggiunge quote comprese tra 1000 e 1500 m di altezza, caratterizzato dalla presenza di numerosi apparati vulcanici, soprattutto nella regione settentrionale, dove si eleva il massiccio di Tsaratanana (2876 m). Il versante orientale digrada ripidamente verso una pianura costiera piuttosto stretta, dove sono presenti lagune fiancheggiate da lunghi cordoni litoranei. A O, invece, i rilievi digradano più dolcemente verso pianure e vallate che si aprono sulla costa articolata del Canale di Mozambico.
In relazione alla posizione asimmetrica che occupa lo spartiacque centrale dell’isola, i corsi d’acqua hanno un regime molto differente. È piuttosto regolare per quelli che scendono verso la costa orientale, grazie alla frequenza e all’abbondanza delle precipitazioni, sebbene essi siano spesso interrotti da rapide e cascate. I fiumi del versante occidentale (Betsiboka, Tsiribihina, Mangoki e altri) mostrano invece un regime più irregolare (piene estive e magre invernali), sono più lunghi e hanno maggiore portata.
Il clima è caratterizzato da temperature elevate, data la posizione del M. tra i paralleli di 12° e 26° S, così che quasi dappertutto è consentita, in forme diverse, l’agricoltura: neppure le zone poste alle massime altitudini registrano, infatti, valori termici troppo bassi. Le differenze climatiche sono principalmente legate alla distribuzione delle precipitazioni. La costa orientale riceve grandi quantità di piogge durante tutto l’anno, dovute al ritmo costante degli alisei, mentre quella occidentale presenta regime pluviometrico tropicale e aridità nella stagione fresca: l’umidità viene accresciuta qui, tra novembre e aprile, dal monsone estivo, proveniente da NO. Le alteterre registrano temperature mitigate dall’altitudine e un regime delle precipitazioni simile a quello della costa occidentale. A loro volta, le temperature variano soprattutto procedendo dalle coste in direzione degli altopiani, ma anche tra i due versanti: mentre la costa occidentale presenta valori costantemente elevati (fra 25 e 28 °C), quella orientale, per l’influenza dell’aliseo e la minore insolazione, registra valori compresi tra 20 e 26 °C.
A tali differenziazioni climatiche corrisponde la varietà dei paesaggi vegetali, anche se ormai questi sono, per lo più, modificati dall’intervento umano. Sul versante orientale domina la foresta pluviale, che si dirada risalendo verso l’altopiano centrale, con fenomeni di degradazione (e conseguenti formazioni di tipo savanico) legati alla diffusa pratica degli incendi per la conquista di terre coltivabili. Nelle aree occidentali sono le condizioni di maggiore aridità a impoverire il manto forestale, generando formazioni a savana erbaceo-arboree o anche esclusivamente erbacee. Nel complesso, la vegetazione originaria, caratterizzata da vicende particolari della storia geologica (l’isolamento dal blocco africano), sembra aver resistito meglio nelle aree meridionali per la minore combustibilità delle specie.
Quanto alla fauna, il lungo isolamento geografico del M. ha prodotto un popolamento estremamente peculiare, in cui sono assenti molti dei grandi gruppi della fauna africana e sono presenti numerosi endemismi. Mancano gli Ienidi, i Felidi e i Canidi, e i Carnivori sono rappresentati solo da alcune specie di Viverridi e dal fossa (Cryptoprocta ferox), endemico e unico rappresentante della famiglia dei Criptoproctidi. Mancano anche Folidoti, Tubulidentati e Iracoidei, e gli erbivori (Artiodattili, Perissodattili, Proboscidati), con l’eccezione del potamocero (Potamochoerus porcus). Gli Insettivori sono rappresentati dai Tenrecidi (tenrec); i Roditori da diverse specie endemiche. I Primati annoverano ben tre famiglie, tutte esclusive del M.: Lemuridi, Intridi e Daubentonidi. Alla prima appartengono 6 generi e almeno 14 specie, di dimensioni che variano da quelle di un topo a quelle di un gatto, per lo più notturni e arboricoli, sociali, con pollice più o meno opponibile; gli Intridi annoverano 4 specie, di dimensioni maggiori di quelle dei lemuri; i Daubentonidi sono rappresentati dal solo aye-aye (Daubentonia madagascariensis), notturno e caratterizzato dal terzo dito della mano conformato come un utensile, usato per catturare larve, estrarre il contenuto di uova e noci, portare acqua alla bocca. Tra gli altri Vertebrati sono interessanti i Rettili per la numerosità delle specie (un centinaio di Camaleonidi) e per la presenza di elementi sudamericani (Boidi, Iguanidi) da ritenersi relitti gondwaniani; nonché gli Uccelli, da non molto estinti, del genere Aepyornis, affini ai Dinornis della Nuova Zelanda. Per la straordinaria ricchezza della biodiversità, il M. rappresenta un ambiente di eccezionale interesse naturalistico; ma, esposto alle minacce di diboscamento, erosione e inaridimento, è considerato in emergenza ecologica dalle associazioni ambientaliste internazionali. Il governo ha istituito alcune aree protette, la cui estensione totale si aggira intorno a 5 milioni di ha (2008).
L’accrescimento naturale (2,8% annuo nel quinquennio 2000-06; 3% nel 2009) è piuttosto sostenuto, con un tasso di natalità che si mantiene di poco inferiore al 40‰. Le condizioni di vita della popolazione non sono soddisfacenti, come attesta il 118° posto occupato dal paese (2007) nella graduatoria mondiale decrescente del valore dell’indice di sviluppo umano, un aggregato di tre indicatori (speranza di vita alla nascita: 63 anni; alfabetizzazione: 71%; reddito pro capite corretto in base alla capacità di potere d’acquisto: 923 dollari) che esprime efficacemente l’effettivo livello di sviluppo sociale, oltre che economico, di una collettività nazionale.
La distribuzione degli abitanti nel territorio è tutt’altro che uniforme: le maggiori concentrazioni si registrano sugli altopiani centrali (in particolare nella provincia della capitale) e nella fascia costiera orientale, che pure è priva di approdi naturali e per di più esposta ai tifoni. Le cause dell’intenso popolamento di queste parti dell’isola si fanno risalire allo sbarco di popolazioni dell’Asia sud-orientale sulla costa orientale, come pare testimoniato dalla lingua, appartenente al gruppo austronesiano e comune, pur con lievi differenze, a tutta l’isola. I Merina (o Hova) formano il gruppo etnico più numeroso (24%) dei 18 che formano la popolazione malgascia. I Betsimisaraka (13%) sono stanziati sulla costa orientale; seguono i Betsileo (11%), nella parte sud-orientale dell’altopiano, e gli Tsimihety (7%), nel Nord. Sono presenti anche esigue comunità di Francesi (ridotti ormai a poche migliaia), di Comoriani, Indiani e Cinesi.
La capitale (e città principale), Antananarivo, è l’unico centro a configurarsi come propriamente urbano: si trova al centro di una tra le aree più progredite, economicamente e culturalmente; le altre città maggiori sono Toamasina (già Tamatave), Fianarantsoa, Mahajanga, Toliary e Antsi;ranana.
Oltre al malgascio, che è la lingua ufficiale, si parla il francese. Quanto alla religione, metà della popolazione è rimasta fedele ai culti animisti; l’altra metà è rappresentata da cristiani (cattolici e protestanti) e, solo per un 7%, da musulmani.
L’economia malgascia ha attraversato una fase particolarmente critica dopo il colpo di Stato nel 1975, che introdusse una politica di socializzazione forzata dell’economia, con risultati fallimentari (calo di produzione nelle campagne, penuria alimentare, povertà crescente), aggravati dal crollo dei prezzi sul mercato mondiale dei prodotti da esportazione. Solo a partire dalla metà degli anni 1990 si è cominciato a registrare qualche segno di ripresa, frenata tuttavia dalla crisi politica del 2000-01 e da ricorrenti gravi calamità naturali. Il governo ha introdotto una serie di riforme in senso liberista (abolizione di barriere doganali, introduzione di agevolazioni fiscali per attirare gli investimenti esteri) e si è attenuto scrupolosamente alle richieste di aggiustamento strutturale ricevute dalle istituzioni finanziarie internazionali; nel 2005 il M. ha beneficiato della remissione del debito estero, la cui consistenza, a quella data, era pari a 30 volte l’ammontare del prodotto interno annuo lordo.
L’economia del M. è fondata sull’esportazione di prodotti agricoli e minerari e di manufatti tessili e sui proventi del turismo. Tra i prodotti dell’agricoltura commerciale i principali sono caffè, sisal, cotone, canna da zucchero, ma soprattutto alcuni prodotti di volume ridotto ed elevato valore, come la vaniglia (di cui il M. è il primo paese produttore, con circa metà della produzione mondiale), i chiodi di garofano e vari oli essenziali. Le principali colture di sussistenza sono il riso e la manioca. Meno del 10% del territorio è coltivato, con rese piuttosto basse. Il settore manifatturiero (15,8 % degli occupati nel 2007) si basa sull’esportazione di alcuni prodotti legati a materie prime locali, in particolare i manufatti tessili, e ha tratto impulso dagli investimenti stranieri attirati dalle agevolazioni concesse in alcune zone franche istituite dopo il 2000. Le risorse minerarie non sono state finora adeguatamente valorizzate; si segnala l’estrazione di ilmenite e nichel per opera di società straniere. Il turismo (312.000 ingressi nel 2006) è soprattutto orientato al mercato dell’ecoturismo e sfrutta la presenza di habitat quasi incontaminati e lo straordinario patrimonio di biodiversità dell’isola.
La bilancia commerciale è passiva. Le esportazioni, indirizzate principalmente verso la Francia e gli Stati Uniti, sono costituite per circa la metà da prodotti agroalimentari e per il 40% da manufatti tessili. Riguardo ai trasporti, le comunicazioni interne sono rappresentate (1990) da 900 km di ferrovie e 50.000 km di strade, di cui poco più di 5400 asfaltati. Porto principale è Toamasina, sulla costa orientale; seguono Mahajanga, Toliary e Antsi;ranana sulla costa occidentale e settentrionale. Gli aeroporti maggiori sono quelli di Antananarivo e di Toamasina.
Dopo alcuni tentativi di conquista da parte di Portoghesi, Olandesi e Inglesi, nel 17° sec. il M. entrò nel raggio d’azione della Francia. I grandi regni del re Andrianampoinimerina (1787-1810) e della regina Ranavalona I (1828-61) assicurarono all’isola una sostanziale unità e la forza per tenere a distanza l’invadenza della Francia, che però cercò di guadagnare terreno sfruttando i contrasti intertribali: nel 1885 fu proclamato il protettorato e nel 1896 il M. divenne una colonia. La ‘politica indigena’ del governatore J.-S. Gallieni (1896-1905) lasciò una certa autonomia alle comunità tribali, ma nel 1915 si ebbero le prime istanze indipendentistiche. Nel corso della Seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna occupò le basi navali dell’isola e alla fine del conflitto la Francia riprese il controllo della colonia, finché nel marzo 1947 scoppiò un’insurrezione coordinata dal Mouvement Démocratique pour la Rénovation Malgache (MDRM). Parigi represse duramente la sommossa (il computo delle vittime varia da 10.000 a 80.000) e decapitò il movimento di resistenza. La lotta politica riprese poi nel quadro della decolonizzazione dell’Africa occidentale ed equatoriale francese. Nel referendum del 1958 per la scelta tra l’indipendenza immediata e l’adesione alla Comunità franco-africana il M. votò per quest’ultima.
L’indipendenza fu conseguita il 26 giugno 1960. Per oltre un decennio il governo restò in mano al Parti Social-Démocrate (PSD), presieduto in maniera personalistica e autoritaria da P. Tsiranana. La fine del regime di Tsiranana (1972), dopo lunghe e sanguinose dimostrazioni di massa, portò al potere i militari, che nel 1975 trovarono il loro uomo forte in D. Ratsiraka. Assunto il ruolo di «liberatore», Ratsiraka pretese la chiusura delle basi francesi, si rivolse per aiuti all’URSS, teorizzò un socialismo egualitario. Il suo partito (AREMA, Avant-garde de la Révolution Malgache) costituì un Fronte nazionale per la difesa della rivoluzio;ne, con le organizzazioni considerate progressiste. Con il tempo il governo Ratsiraka ricadde però sotto l’influenza francese. Rieletto presidente nel 1982 e 1989, nel 1990-91 Ratsiraka fu costretto da una sollevazione popolare ad accettare una nuova Costituzione (1992).
Nel 1993 fu eletto presidente A. Zafy, leader di una coalizione democratica denominata Comité des forces vives, ma la frammentazione delle forze politiche e i profondi contrasti all’interno della coalizione di maggioranza furono fonte di continua instabilità e Zafy venne progressivamente isolato, fino alla sua destituzione nel 1997. A sorpresa vinse le elezioni l’ex presidente Ratsiraka, il quale si fece promotore di una riforma dello Stato che prevedeva, insieme al decentramento regionale, un rafforzamento dei poteri dell’esecutivo e aboliva la possibilità del Parlamento di destituire il presidente della Repubblica. Nel 1999 contro Ratsiraka scese in campo M. Ravalomanana, che nelle presidenziali del 2001 si proclamò vincitore prima della comunicazione ufficiale della Corte Costituzionale, innescando una grave crisi istituzionale, accompagnata da episodi di guerra civile fino a quando la Corte Costituzionale proclamò vincitore Ravalomanana e Ratsiraka abbandonò il paese. Ravalomanana, che alla fine del 2006 ha conseguito un secondo mandato, ha promosso riforme economiche, ottenendo tra il 2004 e il 2005 oltre alla riduzione del debito da parte del Fondo monetario internazionale, aiuti statunitensi; tuttavia, dopo l’approvazione di una riforma costituzionale rafforzativa dei poteri presidenziali nel 2007, è stato accusato di propensioni autoritarie dalle opposizioni, che, guidate dal sindaco di Antanarivo, A. Rajoelina, sono scese nuovamente in piazza nel 2009, dando vita a violenti scontri. Ravalomanana è stato costretto a dimettersi e i militari hanno attribuito l’incarico di presidente a Rajoelina, che da allora è rimasto in carica senza il riconoscimento né delle altre forze politiche né della comunità internazionale. Il primo turno delle consultazioni presidenziali, più volte rimandate e infine tenutesi nell'ottobre 2013, ha evidenziato un quadro politico estremamente frammentato, enucleando tra i candidati i due sfidanti J.-L. Robinson (sostenuto dall'ex capo di Stato Ravalomanana, che ha ottenuto il 24% delle preferenze) e H. Rajaonarimampianina (candidato appoggiato dal presidente Rajoelina, che ha guadagnato il 15,93% delle preferenze), il quale si è imposto di misura al secondo turno svoltosi nel dicembre successivo, ottenendo il 53,5% dei consensi. Nell'aprile 2016 Rajaonarimampianina ha nominato premier O. Solonandrasana, membro del partito Hery vaovao ho an’i Madagasikara, che è subentrato a J. Ravelonarivo, dimessosi a causa di conflitti con il presidente. Al primo turno delle consultazioni presidenziali svoltesi nel novembre 2018 l’ex presidente Rajoelina si è affermato con il 39,1% dei voti sull’altro ex presidente Ravalomanana (35,2%), che ha sconfitto al ballottaggio tenutosi nel mese successivo ottenendo il 55,6% dei voti e subentrando nella carica a Rajaonarimampianina.
Culture del M. L’interesse etnografico per il M. nasce dalla particolare commistione di elementi e tratti culturali e linguistici africani con elementi e tratti provenienti dal Sud-Est Asiatico. Gli apporti successivi della cultura europea per opera di Portoghesi e Francesi e della cultura islamica tramite gli Arabi hanno reso estremamente ricco e complesso il quadro socio-culturale dell’isola.
I Merina, molto numerosi sull’altopiano centrale, agricoltori organizzati in una società fortemente stratificata (nobili, liberi, schiavi), hanno occupato nel 19° sec. ampie regioni dell’isola, fondando un regno potente e determinando il destino delle altre popolazioni. L’antropologo M. Bloch, oltre a studiare la cultura di un piccolo gruppo di foresta dell’Est (gli Zafimaniry), ha indagato in chiave diacronica l’evoluzione delle istituzioni rituali merina, in particolare del rituale di circoncisione e dei riti funebri, questi ultimi caratterizzati dalla doppia sepoltura e dalla disseminazione sul territorio di sepolcri in pietra. La grande importanza dei culti e delle pratiche funerarie sono una caratteristica delle popolazioni malgasce e a esse sono connesse la maggior parte delle produzioni artistiche tradizionali dell’isola.
Nella parte meridionale dell’altopiano si trovano gli insediamenti dei Betsileo, culturalmente simili ai Merina. Un altro numeroso gruppo etnico è costituito dai Sakalava, indagati in tempi recenti da M. Lambek; occupano i territori occidentali dell’isola e il loro sistema sociale e religioso ricorda quello degli Shona dello Zimbabwe. Ai Sakalava sono culturalmente correlati i Vezo, abili pescatori studiati dall’antropologa R. Astuti. Sulla costa orientale sono insediati i Betsimisaraka, risicoltori e agricoltori che, per reazione alla presenza europea, hanno dato vita nel 18° sec. a una confederazione di potentati. Uno dei gruppi più rappresentativi della parte meridionale dell’isola sono gli agricoltori Tanala, mentre all’estremità settentrionale si trovano i Tsimihety, i quali, a differenza della maggior parte degli altri gruppi malgasci, prediligono l’allevamento all’agricoltura.