scarpata La superficie esterna di un terreno, di alcune strutture (muro, argine ecc.), di scavi e simili, conformata secondo un piano inclinato rispetto alla verticale.
S. continentale In geologia, superficie inclinata del fondo marino che raccorda i fondi oceanici con le piattaforme continentali, a partire da una quota media di circa 200 m sotto il livello del mare. Rappresenta la zona morfologica degli attuali margini continentali che raccorda la piattaforma continentale con la piana sottomarina. Ha una inclinazione media di circa 4° (localmente fino a 25°) e un’altezza media di 3500 m, con una larghezza variabile dai 5 ai 35 km. Le s., insieme alle piattaforme continentali, sono elementi strutturali con origine tettonica, essendosi formate in seguito a processi di separazione dei continenti. Le fasi successive di erosione e sedimentazione hanno modellato la s., che risulta caratterizzata da un settore superiore, soggetto a processi erosivi che rimuovono sedimento sia attraverso frane sottomarine sia attraverso flussi gravitativi, e da un settore inferiore (base della s.), dove invece predomina l’accumulo sedimentario.
In fig. sono schematizzati i processi attivi sulla s. continentale: la rottura di grandi onde di tempesta (ot) sul bordo della piattaforma mette in sospensione fango che, pur non raggiungendo la concentrazione necessaria a formare una corrente di torbida, scende lungo la s. sotto forma di strato torbido o strato nefeloide (sn). Questo comprende particelle terrigene e resti planctonici (p) e formerà uno strato di fango emipelagico, eventualmente deviato da correnti di fondo geostrofiche (cfg) sulla parte inferiore della s. e sul rialzo continentale. Sul rialzo si trova sabbia discesa attraverso il canyon (c), nel quale viene immessa dalle onde di fondo (of) e dalle correnti di fondo (cf). Lungo il canyon scendono anche blocchi distaccatisi dalle pareti per frana (fc). Frane sottomarine (fs), spesso di dimensioni imponenti, si producono anche nella s. aperta, soprattutto nella parte superiore più ripida, dove sono evidenti le relative nicchie di distacco (nd), e si accumulano alla base o nella parte inferiore. La morfologia della s. infatti è piuttosto irregolare e può presentare canyon e valli sottomarine, che costituiscono le vie di transito lungo le quali si incanalano i flussi gravitativi che scendono verso il bacino profondo. Altre volte le s. sono prive di canyon e in tal caso, alla loro base, sono assenti questi depositi.
In generale, la sedimentazione di s. è piuttosto lenta ed è caratterizzata dalla deposizione di sedimenti fangosi e argillosi (fanghi emipelagici); molto attiva è anche la bioturbazione dei sedimenti (zona sommitale della s.) che, a seguito del rimaneggiamento, possono diventare instabili e dare luogo a frane sottomarine. Sulle s. sono anche in movimento degli strati d’acqua torbida che hanno bassissime concentrazioni di fango in sospensione e che si muovono fra strati d’acqua più limpida; a questi strati di acqua torbida è stato dato il nome di strati nefeloidi. Le aree di s. a sedimentazione carbonatica sono in genere più ripide (5-30°) di quelle terrigene prima menzionate; hanno inoltre una larghezza variabile da qualche centinaio di metri a più di 100 km e un’altezza che può arrivare fino a 4 km. Esse sono tuttavia meno conosciute sotto l’aspetto dei processi e dei meccanismi deposizionali, anche se i carotaggi, le indagini ecografiche e i profili sismici mostrano che lungo i fianchi e nella parte superiore di queste s. sono attivi scivolamenti sottomarini (slumpings) e si rinvengono numerose nicchie di distacco che indicano la presenza di frane sottomarine, mentre alla loro base si trovano depositi gravitativi che si intercalano ai fanghi carbonatici di bacino.