In sedimentologia, deposito formato da particelle finissime, inorganiche e organiche, impregnato di acqua, formatosi essenzialmente mediante un processo di decantazione.
I f. sono presenti in diversi ambienti sedimentari, da quelli continentali a quelli marini, anche se sono prevalenti in questi ultimi.
I f. costituiti da particelle inorganiche sono denominati f. terrigeni. Tra di essi si possono distinguere: f. emipelagici, costituiti da due componenti principali, terrigena >30% e biogena, caratterizzata da resti di organismi planctonici; sono presenti, indipendentemente dalla batimetria, in aree non molto distanti dalla costa (max. 500 km); f. verdi, ricchi in glauconite, si rinvengono in aree a scarsa sedimentazione; f. azzurri e grigi, con notevoli quantità di solfuri di ferro e sostanza organica, sono indicativi di ambienti poveri di ossigeno (riducenti); f. rossi, ricchi di ossidi e idrossidi di ferro, sono presenti nelle zone antistanti le foci dei grossi fiumi tropicali che drenano suoli lateritici; f. vulcanici, costituiti da ceneri vulcaniche, sono il prodotto di emissioni vulcaniche, sia subaeree sia subacquee.
I f. costituiti da particelle organiche sono chiamati f. organogeni; presentano più del 30% di resti di scheletri di organismi e sono essenzialmente di ambiente pelagico. Tra di essi è possibile distinguere alcuni tipi fondamentali: f. a globigerine, dovuti all’accumulo di gusci calcarei di Foraminiferi planctonici e coccoliti, occupano vastissime aree oceaniche di regioni tropicali e temperate; f. a pteropodi, costituiti dai resti calcarei di Gasteropodi pelagici con percentuali di coccoliti e Foraminiferi planctonici, coprono solo l’1% degli attuali fondi oceanici; f. a diatomee, formati da scheletri silicei di minutissime alghe microscopiche, sono diffusi soprattutto nei mari freddi australi; f. a radiolari, dovuti all’accumulo di scheletri silicei di organismi marini planctonici, sono particolarmente diffusi in aree tropicali e occupano i fondi oceanici tra i 3000 e 4500 m di profondità. Tenuto conto della distribuzione e dei tipi di f. presenti sugli attuali fondi oceanici, in base alla composizione si distinguono quelli calcarei che coprono circa il 50% di tali fondi e quelli silicei che coprono invece il 14%.
Delle stesse dimensioni dei f., ma diffuse fino a profondità di 10.000-11.000 m, sono le argille rosse e brune, costituite da minerali argillosi e ossidi di ferro, polveri eoliche e cosmiche che precipitano in tempi estremamente lunghi.
Se i f. provengono da fessure del suolo in connessione con focolai termici si hanno i f. termali ad alta temperatura, che trovano applicazioni terapeutiche ( fangoterapia o lutoterapia). Le cure fangoterapiche, che esplicano sull’organismo azioni locali e generali (tra l’altro aumento della irrorazione sanguigna dei tessuti superficiali, con conseguente miglioramento del loro stato di nutrizione e dei processi riparativi) sono indicate nella maggior parte delle malattie croniche delle articolazioni, nei postumi delle fratture e delle artriti traumatiche, nelle miositi croniche, nevralgiche, nevriti ecc.
F. biliare Bile abnormemente densa e vischiosa, condizione predisponente alla formazione di calcoli delle vie biliari.
Residuo melmoso di alcuni processi tecnici.
Il trattamento dei f. provenienti dagli impianti di depurazione delle acque di rifiuto di origine urbana o industriale (➔ acqua) consiste nelle operazioni di ispessimento, digestione, disidratazione, incenerimento e compostaggio. L’ ispessimento consente l’eliminazione dell’acqua contenuta fra le particelle di f. e riduce il volume dei fanghi fino a 1/3 del volume iniziale. La digestione, condotta in condizioni aerobiche o anaerobiche, elimina dal 50 al 70% delle materie volatili, rendendo i f. non putrescibili e più facilmente disidratabili. La disidratazione elimina la maggior parte dell’acqua intramicellare e riduce così il volume dei f. a meno di 1/7 del volume iniziale; i f. disidratati acquistano la consistenza di un materiale semisolido. La disidratazione viene effettuata per essiccamento naturale su letti di sabbia e ghiaia o per via meccanica (centrifugazione, filtrazione sotto vuoto, filtrazione sotto pressione) o per essiccamento a caldo. La disidratazione meccanica è preceduta, in genere, da un condizionamento che è effettuato chimicamente (aggiunta di additivi coagulanti e flocculanti) o termicamente (riscaldamento di breve durata) e ha lo scopo di migliorare le caratteristiche di disidratabilità dei fanghi. L’ incenerimento dà luogo a un residuo solido (cenere) di volume notevolmente ridotto rispetto al volume iniziale dei f.; nel caso di f. urbani il processo è autotermico, cioè non richiede consumo di combustibile suppletivo, se i f. sono preventivamente disidratati fino a una umidità residua di circa il 60%; in molti casi è conveniente condurre l’incenerimento congiunto dei f. e dei rifiuti solidi urbani, perché in questo caso è minore il grado di disidratazione dei f. necessario ad assicurare l’autotermicità del processo. Il compostaggio consiste nella miscelazione dei f. con rifiuti solidi urbani e nella successiva biostabilizzazione del miscuglio; si ottiene un prodotto ( compost) che ha buone proprietà fertilizzanti e correttive del terreno.
Lo smaltimento dei f. trattati (o delle ceneri residue) avviene su terreno o a mare. Lo smaltimento su terreno si effettua essenzialmente per spandimento o tramite la discarica controllata. Il primo metodo, a scopo fertilizzante, si utilizza su terreni agricoli: i f. così utilizzati possono essere sotto forma liquida o di composto di f. essiccato a caldo. Nel secondo caso, se i f. contengono componenti nocivi (per es., metalli tossici) è necessario che lo smaltimento in discarica sia preceduto da un trattamento di stabilizzazione (inertizzazione o innocuizzazione), consistente nell’aggiunta di adatti reattivi (cemento, calce ecc.) che danno luogo alla solidificazione dei f. e alla immobilizzazione dentro alla matrice solida dei componenti tossici. Lo smaltimento a mare avviene a mezzo di condotte sottomarine o mediante speciali navi cisterna.