Distacco e caduta lungo un pendio, con accumulo alla base, sia di masse rocciose sia di materiali sciolti, per azione prevalente della gravità, in ambiente subaereo o sottomarino.
In geomorfologia le f. subaeree si verificano per diverse cause e sono sostanzialmente legate a un certo numero di fattori: clima, litologia, vegetazione, struttura geologica, circolazione delle acque sia in superficie sia nel sottosuolo; a questi è da aggiungere l’azione dell’uomo, che sempre più frequentemente altera gli equilibri naturali. Anche i volumi di materiali che sono messi in movimento variano notevolmente. Si passa infatti da poche unità a milioni di metri cubi, con velocità molto differenti: da movimenti quasi istantanei a quelli di diversi giorni o addirittura dell’ordine di pochi centimetri all’anno.
Da un punto di vista morfologico, nelle f. si distinguono tre zone: zona o nicchia di distacco, il luogo da dove il materiale si è distaccato; zona di scorrimento, il luogo di transito del materiale; zona di accumulo, dove cessa il movimento e il materiale si dispone in modo piuttosto caotico. Alla base della zona di accumulo, in genere, si riscontrano i frammenti più grossolani; inoltre essa si raccorda al pendio sottostante mediante un profilo che presenta una concavità rivolta verso l’alto.
I criteri di classificazione delle f. subaeree sono molto diversi, ma normalmente quello che viene adottato prende in considerazione sia i caratteri morfologici sia la meccanica del movimento. Si distinguono così: f. per rotolio, f. da crollo, f. da scivolamento, f. per colamento o da cedimento, f. da schiacciamento o da sprofondamento.
Le f. per rotolio interessano tutte le formazioni rocciose sia massicce sia stratificate, le quali presentano spesso una fitta rete di fratture. Esse sono messe in posto in modo istantaneo, per cause tettoniche, sismiche, legate alle acque di infiltrazione e superficiali o alle escursioni termiche e sono costituite da grossi massi che, rotolando lungo un pendio, spesso si frammentano in varie dimensioni.
Le f. da crollo (fig. A) consistono nel distacco repentino di materiali rocciosi, in genere poco coerenti e molto spesso alterati. Le cause sono varie ma sostanzialmente si ricollegano a quelle già viste nel caso precedente.
Le f. da scivolamento (fig. B) si verificano lungo superfici di discontinuità preesistenti, come superfici di strato o piani di faglia. In queste f. la massa del materiale si muove solidalmente e in genere subisce poca deformazione. Le cause sono da ricercarsi soprattutto nella circolazione delle acque, sia di infiltrazione sia incanalate, cui si devono aggiungere le escursioni termiche, le scosse sismiche, il moto ondoso.
Le f. per colamento o da cedimento (fig. C) si formano in seguito all’assorbimento di acqua da parte dei sedimenti argillosi che, divenendo plastici, scorrono sui pendii finché sussistono condizioni minime di inclinazione. L’accumulo caotico determina una morfologia molto ondulata.
Le f. da schiacciamento o da sprofondamento sono invece legate alle cadute di masse rocciose singole, in seguito al cedimento dei terreni sottostanti. Questo fa sì che esse si rinvengano soprattutto in aree carsiche, dove l’azione dell’acqua, provocando dissoluzione ed erosione nelle parti interne delle rocce carbonatiche o evaporitiche, innesca vistosi fenomeni di crollo.
Tra i rimedi per la difesa dei versanti dalle f. acquista particolare importanza l’opera preventiva, che è fondata sullo studio delle cause che sono all’origine dei dissesti. Per far ciò diventa indispensabile una serie di indagini: accanto al rilievo geologico di superficie (spesso insufficiente), devono essere eseguite indagini geofisiche, perforazioni geognostiche e ricerche sulla morfologia dell’area mediante fotografie aeree. La conoscenza, inoltre, dei dati meteorologici e climatici costituisce un contributo importante per la definizione del tipo degli eventuali dissesti e degli interventi da eseguire. Nei terreni dove i dissesti sono provocati dalle acque di circolazione sotterranea l’intervento deve necessariamente essere indirizzato all’eliminazione di tali acque mediante opere di drenaggio come pozzi, fori, trincee. Dove, invece, sono soprattutto le acque superficiali che, presentando notevoli velocità di scorrimento, provocano il dissesto, l’intervento deve mirare a eliminare, o per lo meno attenuare, l’azione erosiva. Questo viene fatto regimando le acque sia attraverso la realizzazione di fossi, sia attraverso la sistemazione idraulica dei pendii, utilizzando un’opportuna copertura vegetale, ripristinando la rete idrografica naturale dove questa è stata modificata (spesso a opera dell’uomo), apportando modifiche alle pendenze degli alvei dei corsi d’acqua mediante briglie o alla sezione dell’alveo fluviale mediante l’arginatura in terra, in muratura, con gabbionate o con scogliere costituite da massi, sia di calcestruzzo sia di roccia.
Le f. sottomarine, pur innescandosi con meccanismi simili a quelli delle f. subaeree, sono di maggiori dimensioni e si formano su pendii meno inclinati. La loro messa in posto è favorita, infatti, dalla spinta di galleggiamento che hanno i materiali per il fatto di trovarsi sott’acqua. Inoltre, contribuiscono in maniera decisiva sia il contesto tettonico (zone molto instabili con frequenti scosse sismiche favoriscono il processo), sia il tasso di sedimentazione, che, quando notevole, determina (per es., in ambiente deltizio) dei sovraccarichi, con conseguente instabilità e relativo franamento.