Denominazione di vari dispositivi mediante i quali si effettua la separazione di sostanze diverse. Hanno pure, genericamente, il nome di s., o diaframmi s., corpi come lastre, tubi, involucri ecc., aventi lo scopo di evitare il contatto fra parti diverse di uno stesso apparecchio. A seconda del tipo di separazione che si attua si hanno s. di caratteristiche diverse: così, per le separazioni chimico-fisiche si adoperano distillatori, evaporatori, assorbitori, essiccatoi, lisciviatori, dializzatori ecc. Per le separazioni meccaniche sono adoperati filtri, centrifughe, sedimentatori ecc. Con valore più astratto, potere s. di uno strumento, in particolare di uno strumento ottico, è la capacità che ha lo strumento di penetrare nei dettagli dell’oggetto osservato.
Nei circuiti elettronici, il s. è un dispositivo (trasformatore, amplificatore ecc.) collocato tra circuiti o elementi circuitali allo scopo di evitare determinate interazioni fra essi. Così, per es., in radiotecnica si chiama s. (o stadio s.) un amplificatore disposto fra un oscillatore e il relativo circuito di carico allo scopo di impedire che le variazioni di quest’ultimo si ripercuotano sulla stabilità dell’oscillatore.
S. magnetici Dispositivi usati per separare piccoli pezzi ferrosi contenuti in vari materiali (terre da fonderia, carbone, minerali, clincher, argilla, fertilizzanti, cereali ecc.). Nella fig. è schematizzato il funzionamento di un s. a magnete permanente e cilindro rotante, usato per concentrare il minerale di ferro: un magnete permanente fisso a è disposto nell’interno di un cilindro amagnetico rotante b, sul quale viene fatto cadere il minerale c; il ferro, attratto dal magnete, aderisce al cilindro e viene trascinato fino a quando lascia il magnete stesso e si raccoglie cadendo in d; la ganga amagnetica viene invece scaricata in e.
S. di particelle In fisica delle particelle elementari si ricorre a s. per realizzare fasci il più possibile omogenei. A tal fine, dal fascio secondario (ottenuto estraendo e facendo interagire con un bersaglio il fascio primario circolante nella macchina acceleratrice, il quale contiene vari tipi di particelle con uno spettro continuo di quantità di moto) viene in primo luogo selezionato mediante un analizzatore magnetico un fascio di particelle tutte con una ben determinata quantità di moto p.
I s. più usati sono quelli elettrostatici e quelli a radiofrequenza. I primi consistono in una coppia di elettrodi piani e paralleli ai quali è applicata un’alta differenza di potenziale. Le particelle, soggette nel s. a una forza trasversale eE, dove e è la loro carica ed E l’intensità del campo elettrico, attraversando lo spazio tra gli elettrodi subiscono una deflessione ϑ=eEL/pv, essendo v la loro velocità e L la lunghezza del separatore. Per particelle con masse a riposo m1 e m2 si ha in approssimazione ultrarelativistica una separazione angolare Δϑ≃(m12−m22)ceEL/2p3, con c velocità della luce nel vuoto. I s. a radiofrequenza sfruttano invece i differenti tempi impiegati dalle particelle di differente massa per coprire la distanza tra due cavità a radiofrequenza. Un pacchetto (bunch) di particelle di ben determinata quantità di moto passa attraverso una prima cavità a RF subendo una deflessione trasversale e viene poi inviato in una seconda cavità a RF: se la distanza e la fase relativa delle due cavità sono scelte opportunamente, le particelle indesiderate subiscono una deflessione che esattamente cancella quella precedente, mentre le particelle che si vogliono selezionare ne subiscono una che si somma alla precedente.
S. per sementi Possono essere del tipo a piani inclinati oscillanti muniti di risalti che separano i chicchi per differente attrito, oppure a cilindri rotanti provvisti sul mantello interno di alveoli di determinato diametro che, durante la rotazione, separano i chicchi di diametro inferiore da quelli di diametro superiore al diametro degli alveoli stessi.