società segrete Organizzazioni in cui la segretezza può riguardare i membri che vi appartengono, o la loro attività, o la dottrina impartita ai membri stessi, o la loro stessa esistenza. Poiché gli scopi di tali organizzazioni possono essere del più vario tipo e le s. hanno fatto la loro comparsa in tempi, in luoghi e in sistemi socio-politici diversissimi, l’unico elemento unificante le s. è costituito per l’appunto dal segreto. Questo riguarda sia gli aderenti sia quegli aspetti concernenti gli specifici riti – di reclutamento, di iniziazione, di adesione, di giuramento, di espulsione – che qualificano ciascuna società segreta.
Si definiscono convenzionalmente s. tutte le organizzazioni a carattere esoterico e a sfondo religioso ma di varia funzionalità, che si riscontrano presso diversi popoli. Le principali aree di diffusione del fenomeno coincidono con le civiltà agricole dell’Africa occidentale e della Melanesia, ma esso si ritrova anche in zone vicine a queste, come altrove (per es., America Settentrionale), e infine, in forme particolari, ai margini di grandi civiltà (Cina, Giappone, Stati Uniti). Caratteristica principale delle s. è l’esoterismo iniziatico.
Formalmente l’iniziazione nelle s. corrisponde alle iniziazioni tribali: comporta per lo più un rito di ‘morte e rinascita’ e la rigorosa osservanza del segreto iniziatico. A differenza, però, delle iniziazioni tribali, l’iniziazione nella s. non è un dovere e un diritto di tutti i membri (o di tutti i maschi) maturi del gruppo: il diritto di far parte di una s. può essere ereditario (per es., nella Grande società di medicina degli Indiani delle foreste orientali dell’America Settentrionale) o legato a determinate classi sociali (Areoi della Polinesia) o anche acquistato per pagamento (Sukwe delle Banks e Vanuatu), mentre, d’altra parte, la s. trascende, per lo più, i limiti di un gruppo. Da queste e altre circostanze si può ipotizzare che, a volte, la formazione delle s. procede dalla disintegrazione dell’unità tribale (in seguito, per es., a un più intenso contatto fra gruppo e gruppo) e rappresenta una sostituzione, in nuove condizioni, delle iniziazioni tribali. Come queste, anche le s. mirano alla conservazione delle tradizioni, ma nelle nuove condizioni questa tendenza assume un carattere di lotta d’opposizione contro le forme di vita della gente comune, staccatesi dalla tradizione; di qui il carattere di privilegio dell’appartenenza alle s., la necessità di una maggiore organizzazione, lo sviluppo di gradi gerarchici, l’orientamento severamente educativo e l’inclinazione ad assumere funzioni politiche (spesso in forme terroristiche).
La prevalenza dell’aspetto politico e sociale, caratteristica dominante di alcune s. (per es., di quelle cinesi, o delle formazioni moderne che ricalcano il loro schema, come il Ku-Klux Klan e simili), è tuttavia uno sviluppo secondario determinato da particolari condizioni storiche: infatti lo scopo originario delle s. è spesso soltanto la salvaguardia delle tradizioni minacciate dalla decomposizione dell’ordinamento arcaico del gruppo, per cui dove viene loro riconosciuta, senza lotte, l’autorità ambita, esse svolgono principalmente azione educativa, in continuità con il culto degli antenati.
A partire dal 19° sec., s. sorsero dappertutto in Europa per realizzare un’efficace opposizione ai regimi costituiti e per sfuggire all’azione repressiva. Esse ebbero la loro matrice nella massoneria; le ideologie illuministiche e riformatrici massoniche si mutarono in decisione rivoluzionaria, quando la Repubblica francese si avviò verso la monarchia e risultarono deluse sia le speranze di una trasformazione sociale dei più estremisti giacobini, sia le promesse d’indipendenza ai paesi già strappati ai loro regimi assoluti. Democratici e liberali si organizzarono in s. per sfuggire meglio alla vigilanza della polizia; ma i tentativi di collegarle su un piano internazionale furono contrastati da un fitto particolarismo di iniziative e di programmi.
Nonostante questo, grande fu la loro importanza, non solo per i movimenti insurrezionali che realizzarono (le rivoluzioni di Napoli e del Piemonte nel 1820-21 e, in parte almeno, quelle di Spagna e di Grecia, il tentativo dei decabristi in Russia nel 1825 e le insurrezioni del 1830-31 in Francia, Belgio, Italia, Polonia), ma per la circolazione di idee politiche che promossero allora in Europa (in Italia le sette babuviste-buonarrotiane, la Carboneria, la Giovine Italia). La loro incidenza si esaurì con il cessare della coalizione assolutistica, che aveva tentato di opporre anch’essa sue s., e il formarsi dei regimi costituzionali.