xilografia Procedimento di stampa con matrici lignee, incise a rilievo. Tecnica tra le più semplici e antiche (nota in Cina dal 6° sec.) per stampare motivi ornamentali, figure o caratteri su stoffa o altro materiale, la x., dopo l’invenzione della carta, ebbe in questa il suo supporto più consueto. Conosciuta in Europa dal 12° sec., fu utilizzata a partire dal 14° sec. per la stampa di immagini sacre, carte da gioco e per l’illustrazione di testi, mentre, dalla fine del 19° sec., al pari di altre tecniche incisorie, divenne mezzo espressivo autonomo.
Fino al 18° sec. per le matrici di stampa furono in genere usate tavolette di legno duro (pero, melo, ciliegio ecc.), tagliato nel senso della fibra (legno di filo). Si diffuse poi, in particolare a opera di T. Bewich, l’uso di tavolette tagliate in senso perpendicolare alle fibre del legno, in genere bosso (legno di testa), che per la loro compattezza permettono di raggiungere effetti pittorici, rispetto a quelli puramente grafici delle prime incisioni. Sulla matrice è eseguito il lavoro d’intaglio, mediante coltellini affilati e sgorbie (con il legno di testa è usato anche il bulino), risparmiando il disegno da riprodurre che quindi risulta a rilievo; dopo aver inchiostrato la matrice, si procede alla stampa manualmente (facendole aderire un foglio) o mediante una pressa piana; nella stampa le parti incavate corrispondono al colore della carta. All’inizio le x. furono anche colorate a tempera o acquerello ma dal 16° sec. si sperimentarono x. a colori con più matrici; la x. a colori raggiunse un altissimo livello in Giappone soprattutto nei sec. 18° e 19° portando anche fino a 20 il numero dei legni usati. Numerose matrici sono nel Kupferstichkabinett di Berlino (in particolare di maestri tedeschi del Rinascimento), nel Musée de l’Imprimerie et de la Banque di Lione (soprattutto per illustrazioni di libri) e nella Galleria Estense di Modena. Effetti analoghi a quelli della x. sono ottenuti dall’incisione su linoleum (linoleumgrafia), diffusa dai primi decenni del 20° secolo.
Nei libri xilografici illustrazione e testo, sia che questo occupi la pagina intera, sia che la divida con le figure, sono stampati con matrici incise in legno. Molto rari e spesso conosciuti in un solo esemplare, rappresentano la naturale evoluzione delle stampe religiose che, impresse su fogli volanti, apparvero sin dalla metà del Trecento. In molte delle stampe tabellari più antiche, fino alla metà del Quattrocento circa, il testo è aggiunto a mano: in tal caso si parla più propriamente di libri chiroxilografici. Una cronologia del libro xilografico è assai difficile a stabilirsi. Si hanno datazioni certe solo di rado e relativamente tardi: il più antico esemplare datato è la Biblia pauperum stampata a Nördlingen da F. Waltern nel 1470. Tuttavia l’esame stilistico, tecnico e iconografico delle incisioni ha fatto ritenere che il libro xilografico sia apparso non più tardi del 1430-40. I libri xilografici, in cui l’illustrazione appare prevalente rispetto al testo, costituito per lo più di didascalie (ma esistono anche stampe tabellari prive di figure), hanno sempre carattere popolare e contenuto religioso o didattico: Apocalisse (un’edizione olandese è tra i più antichi libri xilografici), Ars moriendi (Olanda, ca. 1450), Ars memorandi, Danza della morte, Speculum humanae salvationis, serie dei Pianeti (Germania, dopo il 1460), Abecedarium (Ulma, dopo il 1470), Donatus minor (apparso spesso in edizioni tabellari anche dopo la diffusione della stampa). I paesi di maggiore produzione sono l’Olanda, dove forse tale forma di libro ebbe origine, e la Germania. Si conoscono pochissimi libri tabellari stampati in Italia; due di essi appartengono al Quattrocento: una Storia della Passione, veneziana (ca. 1460), e Mirabilia Romae in tedesco, stampati certamente a Roma da un tipografo tedesco per il giubileo del 1475 e di cui si conservano due esemplari (British Museum e Biblioteca di Gotha). Gli altri due libri xilografici italiani noti sono del Cinquecento: Opera nova contemplativa di Z.A. Vavassore, non anteriore al 1510 (Venezia), e La operina da imparare di scrivere littera cancellarescha del calligrafo L. degli Arrighi detto il Vicentino (Roma, 1522-23).