Pubblicazione di un’opera a stampa e, anche, l’opera a stampa medesima.
Contratto di e. Contratto mediante il quale l’autore concede a un editore, che si assume le spese e i rischi relativi, il diritto di pubblicare o riprodurre, per mezzo della stampa o altrimenti, e di mettere in commercio un’opera dell’ingegno. Può avere a oggetto tutti i prodotti dell’ingegno tutelabili dal diritto d’autore e suscettibili di essere riprodotti e diffusi in più esemplari (opere letterarie, musicali, pittoriche, plastiche) e può riguardare anche opere future, che una persona si obblighi a creare. In quest’ultimo caso, tuttavia, la legge impone alcuni limiti, soprattutto con riferimento alla durata dell’obbligo dell’autore, la quale non può essere indefinita o comunque eccessiva, e all’eventuale termine di consegna, che, data la natura dell’oggetto, non può essere rispettato rigidamente. Il contratto ha carattere commutativo e genera obbligazioni per entrambe le parti.
E. critica Ricostruzione fedele di un testo, in genere antico, fatta attraverso lo studio della tradizione (manoscritta o a stampa). La fedeltà all’opera originaria va intesa tuttavia con qualche restrizione: non sempre è possibile né conveniente restituire l’ortografia originaria; l’interpunzione si fa generalmente secondo criteri moderni e costituisce un principio di interpretazione del testo da parte dell’editore.
Il lavoro critico inizia con la collazione, nel corso della quale, su una copia scelta come base, si riportano le varianti notevoli che si riscontrano nei vari manoscritti o stampe. Attraverso il confronto delle varianti si procede all’eliminazione dei codices descripti, cioè dei codici esemplati direttamente su altri noti; quindi alla determinazione delle relazioni reciproche tra i manoscritti (o le stampe), raggruppandoli in base all’esistenza in alcuni di essi di errori comuni, che possono spiegarsi soltanto con la derivazione da un unico esemplare (errores coniunctivi), e postulando quando occorra l’esistenza di copie intermedie perdute. Tali rapporti si indicano schematicamente per mezzo di uno stemma: l’insieme dei codici che risalgono a un unico codice, noto o supposto, si chiama famiglia; raggruppamenti minori in seno a una famiglia si chiamano sottofamiglie.
L’operazione successiva, recensione, mira a stabilire l’esatta lezione: si è proposto il termine di recensione chiusa per indicare il caso in cui la scelta tra le varianti può farsi in base ai rapporti di autorevolezza tra i vari codici quali risultano dallo stemma; di recensione aperta quando tale sicurezza non è data dalla situazione dei manoscritti, sicché bisogna ricorrere ad altri criteri (come quelli della lectio facilior e dell’usus scribendi). Quando la recensione non riesce a dare una lezione corretta si ricorre all’ emendatio, cioè alla congettura, che è sempre un’ipotesi e come tale va intesa.
Il procedimento qui illustrato presuppone l’esistenza di un testo unico fissato senza pentimenti dell’autore. Ma occorre anche considerare il caso che il testo sia stato scritto originariamente in più redazioni, affidate a tradizioni distinte o confuse in un’unica tradizione.
L’e. critica è di solito accompagnata da un’introduzione e da un apparato, in cui l’editore registra le lezioni attestate dai codici, che non ha creduto di accogliere nel testo: quando occorra, l’apparato registra con particolare risalto le varianti che sicuramente o presumibilmente risalgono all’autore stesso (varianti d’autore).
Più o meno gli stessi principi valgono anche per le e. critiche di documenti.