zodiaco Zona della sfera celeste intorno all’eclittica, delimitata da due cerchi paralleli a questa e distanti 9°, l’uno a N e l’altro a S.
Lo z. ha quindi 18° di larghezza; esso è diviso in 12 parti uguali, di 30° ciascuna, in corrispondenza delle 12 costellazioni zodiacali: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Aquario e Pesci. I pianeti e la Luna si muovono sempre dentro la fascia dello z., perché le loro latitudini celesti non oltrepassano mai i 9°, e questo massimo è raggiunto, all’incirca, soltanto da Venere.
Nell’antichità, quando gli astronomi e i filosofi greci gettarono le basi della scuola astronomica greca (4° sec. a.C.), il Sole attraversava le costellazioni dello z., partendo da quella dell’Ariete, in cui esso si trovava nell’equinozio di primavera, e rimanendo circa un mese in ognuna delle costellazioni stesse. Per effetto della precessione degli equinozi, attualmente il Sole, all’equinozio di primavera, non si trova più nella costellazione dell’Ariete, bensì nella precedente dei Pesci (v. fig.), poiché negli ultimi 2300 anni le costellazioni zodiacali si sono spostate, nel loro insieme, di una costellazione intera verso occidente (l’entità annuale della precessione è di 50,26″, ossia di 1° in 72 anni ca.; onde 50,26″×2300=32° ca.). Per conservare allora l’uso dell’antica successione delle costellazioni zodiacali e per indicare lo spostarsi mensile del Sole, si sono introdotti i cosiddetti segni dello z., convenendo di dividere l’eclittica in 12 parti di 30° ognuna, conservando a ciascuna l’antico ‘segno’ e l’antico nome della costellazione, indipendentemente dall’effettiva costellazione che adesso l’occupa. Così si dice ancora che all’equinozio di primavera (21 marzo) il Sole entra nel segno dell’Ariete, intendendo con questo che esso ha oltrepassato la longitudine celeste di 0°, e si trova tra 0° e 30°, dove una volta era effettivamente la costellazione dell’Ariete (mentre ora vi si trova quella dei Pesci). Lo spostamento fra i segni e le costellazioni zodiacali, che oggi ammonta a circa 32°, andrà continuamente aumentando con il tempo, finché essi torneranno di nuovo a coincidere. Questo avviene ogni 25.595 anni (periodo detto anno platonico). Dalla tab. risulta come il Sole impieghi un mese a percorrere ciascuno dei 12 segni dello z., mentre è piuttosto vario il tempo che il Sole impiega a percorrere le rispettive costellazioni, a seconda della lunghezza della costellazione attraversata.
La luce zodiacale è un debole chiarore a forma di ventaglio che si osserva dopo il crepuscolo serale (da gennaio ad aprile, meglio tra la fine di marzo e il principio di aprile) e al mattino prima dell’alba (da luglio a ottobre, meglio tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre) quando il cielo è limpido e senza luna; è dovuta a diffusione della luce solare da parte delle minuscole particelle solide che formano la polvere (➔) interplanetaria.
Già nelle più primitive civiltà di popoli cacciatori le costellazioni sono spesso concepite come esseri mitici pervenuti in qualche modo nel cielo. A questo fondo arcaico risalgono sia i miti di catasterismo sia le denominazioni stesse delle costellazioni nelle civiltà superiori antiche. Evidentemente la scelta delle 12 costellazioni dello z. non dipende dal loro valore mitico, bensì dal loro posto in rapporto al corso del Sole; tuttavia nelle speculazione astrologiche connesse con lo z. anche l’antica concezione mitica delle singole costellazioni ha la sua parte.
Nella civiltà ellenistico-romana lo z. stesso assurge a valore di simbolo religioso. Esso rappresenta la totalità cosmica, la perfezione e l’eternità, e trova applicazione anche nei misteri ellenistici e nel culto imperiale. Successivamente acquista un valore magico che i segni dello z. conserveranno poi per tutto il Medioevo e oltre.
La rappresentazione dello z. è diffusa sin dall’antichità con la raffigurazione dei segni zodiacali (sfera dell’Atlante Farnese, Napoli, Museo archeologico; lastre romane, Louvre); in immagini cristiane vi vengono affiancate le figure degli apostoli o dei profeti; ma è più frequente la sua associazione con le personificazioni dei Pianeti e delle divinità a essi sottese. Frequenti nel Medioevo nelle miniature di manoscritti astronomici, cui sono da collegare anche le rappresentazioni ricamate nel manto di Enrico II da artefici dell’Italia meridionale nel 1004 (Monaco, Museo nazionale). Nell’età romanica e gotica le figure dello z. apparvero nell’iconografia monumentale e nella scultura, specie in Francia (Tolosa, Chartres, Parigi, Amiens), ma anche in Italia (Parma, Foligno), negli affreschi (castello di Angers, 14° sec.), nelle miniature di calendari, messali e «libri d’ore» del Trecento e del 15° sec. (Très riches heures del duca di Berry, Chantilly, Museo Condé), anche in connessione con riferimenti al tempo (➔), come le raffigurazioni allegoriche dei mesi. Nel Rinascimento l’iconografia zodiacale si consolida e si elabora, spesso collegata alla persona del committente o a eventi particolari (rilievi di Agostino di Duccio nel Tempio Malatestiano di Rimini; affreschi nel Palazzo Schifanoia a Ferrara; miniature del De Sphaera nella Biblioteca Estense di Modena; affreschi di B. Peruzzi alla Farnesina di Roma).