(basco Euskaldunak) Gruppo etnico localizzato nei Pirenei occidentali, e più precisamente nei Paesi B. e, in parte, in Navarra e, sul versante francese, nel dipartimento dei Pirenei Atlantici (Bayonne, Mauléon).
Comunità autonoma dei Paesi Baschi Nome ufficiale della regione tradizionalmente indicata come Province Basche (sp. País Vasco; basco Euskadi), istituita nel 1979 e divenuta operante nel 1980, conservando superficie, limiti e suddivisione provinciale della preesistente e omonima regione autonoma (7089 km2 con 2.141.860 ab. nel 2007). Comprende le tre province di Álava (Araba), Guipúzcoa (Gipúzkoa) e Vizcaya (Bizkaia); capoluogo Vitoria (Gazteiz). La comunità si estende nella sezione nord-orientale del paese, affaccia sul Golfo di Guascogna e confina a E con i Pirenei, a S con la Navarra e a O con la Cantabria. Ancora oggi resta la più densamente abitata tra tutte le comunità spagnole (300 ab./km2), esclusa quella, totalmente urbana, di Madrid.
I Paesi B. sono una delle regioni più avanzate della Spagna. Dopo un periodo di crisi, dovuta soprattutto all’eccessiva presenza di industrie ad alta tecnologia (siderurgia, navale, chimica, gomma), l’area, gravata da un elevato tasso di disoccupazione, ha provveduto a una radicale ristrutturazione e a una riconversione delle attività, prediligendo la via dello sviluppo locale, largamente fondato su modelli cooperativi.
Le Province Basche, pur soggette fin dal Medioevo a sovranità politiche diverse, hanno sempre cercato di salvaguardare la propria autonomia: quelle francesi la persero con la Rivoluzione, quelle spagnole durante il 19° secolo. Lo sviluppo del nazionalismo basco in Spagna (fondazione del Partito nazionalista basco nel 1894) portò all’approvazione (1936) da parte della Cortes di uno Statuto di autonomia dei B., ma, con l’avvento al potere di Franco (1939), questo fu soppresso e il governo regionale costretto all’esilio in Francia. L’oppressione esercitata dal regime franchista provocò una crescita delle istanze indipendentistiche e, a partire dagli anni 1960, azioni di guerriglia e attentati furono condotti dall’organizzazione separatista ETA. Il graduale ritorno alla democrazia, seguito alla morte di Franco (1975), e l’introduzione (1980) di un nuovo statuto di autonomia hanno soddisfatto solo in parte le aspirazioni del nazionalismo basco e l’attività dell’ETA è proseguita anche negli anni 1980 e 1990. Mentre le azioni terroristiche portavano a una presa di distanza dell’opinione pubblica locale dal movimento indipendentista, le istanze autonomistiche hanno acquistato nuova centralità sulla scena politica in seguito al ruolo determinante assunto dal Partito nazionalista basco (PNV) fino al 2000, quando il governo di J.M. Aznar ne ridimensionò il ruolo. L’attività terroristica riprese con forza, così come episodi di guerriglia urbana, e mentre tra i partiti locali si accentuavano le posizioni più radicali, il processo negoziale appariva sempre più incerto. Nel 2003 il governo regionale dei B. approvò un progetto di riforma per il riconoscimento di una nazionalità basca compatibile con quella spagnola, ma il Parlamento di Madrid bocciò il piano nel 2004 considerandolo anticostituzionale. Nonostante i tentativi del governo socialista di L. Zapatero di instaurare un dialogo di pace con il movimento separatista dei B., attentati e azioni di guerriglia sono proseguiti, né sono riusciti a porre fine all’attività terroristica i numerosi arresti di leader e militanti ETA, frutto di azioni di polizia congiunte francesi e spagnole effettuati nel 2008 e nel 2009. Solo nell'ottobre 2011, grazie anche a un'azione del governo volta a eradicare ogni forma di complicità con la formazione eversiva nel campo politico e sociale, l'ETA ha annunciato la definitiva cessazione delle attività terroristiche, rinunciando formalmente alla lotta armata nell'aprile 2017 e, nel maggio dell'anno successivo, il suo scioglimento definitivo. Le elezioni politiche del novembre 2011 hanno segnato un'importante affermazione delle minoranze basche, con la netta vittoria del movimento Amauir - erede del partito Batasana che era stato bandito dal Parlamento - che ha ottenuto sette seggi e il diritto a un proprio gruppo parlamentare, divenendo la quinta forza parlamentare spagnola, mentre alle amministrative svoltesi nell'ottobre 2012 si è attestata come prima forza il Partido nacionalista vasco (PNV) con il 34% dei voti, risultato ribaditi dalle consultazioni tenutesi nel settembre 2016, con il PP che resta il partito di maggioranza in Galizia, contenendo le perdite nel Paese Basco, dove l’assemblea legislativa permane dominata dal PNV.
Il problema dell’origine dei B. s’identifica con quello dell’origine della loro lingua che è, secondo un’opinione quasi generale, continuazione di una delle lingue parlate dagli Iberi. L’ipotesi più frequentemente accettata considera il basco continuatore, insieme alle lingue caucasiche, delle lingue mediterranee preindoeuropee. Nel sistema fonetico merita rilievo l’abbondanza di consonanti aspirate (bh, th, ph, nh, lh, rh) e la mancanza delle labiali b, f. Poiché anche l’odierno spagnolo e il dialetto guascone ignorano la f (sp. hierro, guasc. her, dal lat. ferrum), la maggioranza degli studiosi è concorde nel vedervi un fenomeno fonetico dovuto al sostrato iberico.