Qualsiasi sostanza, inorganica od organica, naturale o sintetica, capace di produrre in un organismo vivente modificazioni funzionali, utili o dannose, mediante un’azione chimica, fisico-chimica o fisica. Quando l’impiego di un f. è volto a ricondurre alla norma una funzione patologicamente alterata o a favorire i processi riparativi di una lesione si può anche usare il termine medicamento.
La produzione e il commercio dei f. sono, nell’interesse pubblico, soggetti a particolari limitazioni (➔ sanità). Inoltre gli art. 443 e 445 c.p. prevedono gravi sanzioni per chi commercia sostanze medicinali guaste o imperfette ovvero le somministra in modi che si possono rivelare pericolosi per la salute pubblica.
Studia le proprietà e i metodi di preparazione, purificazione e conservazione delle sostanze chimiche che trovano applicazione nella terapia farmaceutica.
Da sempre lo studio delle sostanze medicamentose naturali o artificiali, spesso tenute gelosamente segrete e avvolte nel mistero, attrasse l’attenzione e occupò la mente di naturalisti, di chimici, di farmacisti e di medici. Tappe importanti nella storia della chimica farmaceutica sono rappresentate dalla introduzione e dallo studio dei composti di antimonio, mercurio, argento, dalla scoperta dell’azione antisettica di molte sostanze, e dallo studio degli anestetici, dei narcotici, degli antipiretici, degli arsenoderivati, dei sulfamidici, degli antibiotici ecc. L’estendersi dell’applicazione di molte di queste sostanze ha posto il problema della loro preparazione su larga scala e sono così nate industrie chimico-farmaceutiche che hanno raggiunto un notevole grado di sviluppo. Lo sviluppo moderno della chimica farmaceutica è indirizzato verso la ricerca di nuovi f. sempre più attivi e specifici e delle forme più adatte alla loro somministrazione. Un ulteriore importante campo di intervento è rappresentato dalla definizione dei criteri di purezza che i f. devono possedere per l’impiego e che vengono codificati nelle farmacopee nazionali e internazionali. Infine la chimica farmaceutica, d’intesa con altre scienze, la biologia innanzitutto, è impegnata nello studio dei meccanismi di rilascio e di trasporto dei f. e degli effetti collaterali derivanti dall’impiego di un farmaco.
Il settore comprende, nel suo complesso, le attività relative alla ricerca, produzione e vendita di sostanze farmacologicamente attive, di formulazioni per uso umano e veterinario, di prodotti diagnostici, di vaccini. Pur se gli sviluppi più importanti di questo settore si sono avuti nel periodo compreso fra gli anni 1930 e gli anni 1960 grazie all’identificazione delle correlazioni fra proprietà terapeutiche e strutture chimiche fondamentali, anche nei decenni successivi sono avvenute scoperte farmaceutiche di fondamentale importanza, specialmente in campo cardiovascolare, gastrointestinale e della chemioterapia antitumorale e antimicrobica. Tuttavia, a partire dalla fine degli anni 1970 si è manifestato, a livello internazionale, un declino del tasso di innovazione, evidenziato dal progressivo rallentamento del numero di nuovi f. prodotti nel mondo. A modificare le caratteristiche dello sviluppo dell’industria farmaceutica sono intervenuti numerosi fattori di cambiamento, quali la globalizzazione dei mercati, l’aumento della percentuale della popolazione anziana, la crescente richiesta di prodotti per il benessere accanto a quella di prodotti per la salute, il maggior controllo statale sui f., l’accresciuta esigenza di informazione da parte dei pazienti. Le attività legate alla scoperta di nuove sostanze per uso terapeutico continuano a rappresentare, comunque, il fattore predominante di sviluppo per l’industria farmaceutica, che dedica alla ricerca una quota rilevante delle risorse umane e importanti sforzi finanziari (in Italia finanzia infatti circa il 90% delle spese di ricerca in questo campo e promuove il 75% delle sperimentazioni).
La realizzazione di un nuovo f., dai primi risultati di laboratorio alla introduzione in terapia, richiede in media dagli 8 ai 12 anni, con un costo medio globale dell’ordine delle centinaia di milioni di euro. Di conseguenza, si sono determinate in molti paesi le condizioni per una progressiva diminuzione del numero delle aziende, con la creazione di grandi gruppi industriali attraverso fusioni e acquisizioni (per es., le aggregazioni fra Glaxo, Burroughs Wellcome e Smith Kline, fra Ciba Geigy e Sandoz, fra Roche e Boehringer Mannheim). Inoltre, si è andato modificando profondamente il modo in cui condurre la ricerca in campo farmaceutico. Infatti, per molto tempo l’innovazione del prodotto si è basata sulla sintesi di un numero sempre crescente di sostanze, seguita da screening farmacologico per la valutazione dell’attività terapeutica. Tuttavia, gli alti costi connessi con questo approccio metodologico hanno spinto l’industria farmaceutica verso un tipo di ricerca basato essenzialmente su una ‘progettazione’ del f. guidata dai progressi delle conoscenze scientifiche. A tale riguardo, oltre al ruolo sempre più trainante esercitato dagli eccezionali progressi della biologia molecolare e della biochimica cellulare, grande rilevanza hanno assunto le possibilità offerte dalla chimica combinatoriale di ottenere un gran numero di strutture molecolari diverse in tempi molto ridotti (➔ combinatoriale, chimica); inoltre, i progressi conseguiti dai metodi strumentali di analisi e dai metodi di sintesi e separazione hanno fortemente stimolato la commercializzazione di prodotti farmaceutici chiralmente selezionati (➔ chiralità). Infine, l’industria farmaceutica ha ampliato negli ultimi decenni del 20° sec. le sue capacità tecnologiche anche nei settori cosiddetti parafarmaceutici, rappresentati essenzialmente dai diagnostici e dai dietetici, che si sono andati caratterizzando per la sempre maggiore scientificità dei loro processi produttivi.
Per garantire la fabbricazione di medicamenti che presentino uniformemente un’alta qualità, la produzione è regolata da norme speciali (norme di buona fabbricazione) raccomandate dalla Organizzazione mondiale della sanità e adottate praticamente da tutte le nazioni industrializzate. I controlli delle autorità sanitarie, in forme e modalità diverse da paese a paese, vengono esercitati sui laboratori dove si effettuano le prove precliniche, sulle sperimentazioni cliniche, sulla documentazione tecnico-scientifica per l’autorizzazione alla commercializzazione, sugli stabilimenti di produzione, sul prezzo, sull’inserimento nei prontuari terapeutici, sull’informazione ai medici e al pubblico. In Italia, il settore risulta caratterizzato da una presenza significativa delle imprese medio-grandi (le unità produttive da 250 addetti e oltre coprono il 60% degli occupati), tra queste, un forte peso hanno le aziende a capitale straniero.