farmacèutica, industria Settore industriale che comprende le attività relative alla ricerca, produzione e vendita di sostanze farmacologicamente attive, di formulazioni farmaceutiche per uso umano e veterinario, di prodotti diagnostici, di vaccini. Pur se gli sviluppi più importanti di questo settore si sono avuti nel periodo compreso fra gli anni Trenta e gli anni Sessanta del sec. 20° grazie all'identificazione delle correlazioni fra proprietà terapeutiche e strutture chimiche fondamentali, anche nei decenni successivi sono avvenute scoperte particolarmente importanti, specialmente in campo cardiovascolare, gastrointestinale e della chemioterapia antitumorale e antimicrobica. Tuttavia, a partire dalla fine degli anni Settanta si è manifestato, a livello internazionale, un declino del tasso di innovazione, evidenziato dal progressivo rallentamento del numero di nuovi farmaci prodotti nel mondo. A modificare le caratteristiche dello sviluppo dell'industria f. sono intervenuti numerosi fattori di cambiamento, quali la globalizzazione dei mercati, l'aumento della percentuale della popolazione anziana, la crescente esigenza di prodotti per il benessere accanto a quella di prodotti per la salute, il maggior controllo statale sui farmaci, l'accresciuta richiesta di informazione da parte dei pazienti. Le attività legate alla scoperta di nuove sostanze per uso terapeutico continuano a rappresentare, comunque, il fattore predominante di sviluppo per l'industria f., che investe nella ricerca dal 10% al 20% del proprio fatturato. La realizzazione di un nuovo farmaco, dai primi risultati di laboratorio alla introduzione in terapia, richiede in media dagli 8 ai 12 anni, con un costo globale del progetto dell'ordine delle centinaia di milioni di euro. Di conseguenza, si sono determinate in molti paesi le condizioni per una progressiva diminuzione del numero delle aziende, con la creazione di grandi gruppi industriali attraverso fusioni e acquisizioni (da segnalare, per es., le aggregazioni fra Glaxo e Burroughs Wellcome, fra Ciba Geigy e Sandoz, fra Roche e Boehringer Mannheim). Inoltre, si è andato modificando profondamente il modo con cui condurre la ricerca in campo farmaceutico. Infatti, per molto tempo l'innovazione del prodotto f. si è basata sulla sintesi di un numero sempre crescente di sostanze, seguita da screening farmacologico per la valutazione dell'attività terapeutica. Tuttavia, gli alti costi connessi con questo approccio metodologico hanno spinto l'industria f. verso un tipo di ricerca basato essenzialmente su una "progettazione" del farmaco guidata dai progressi delle conoscenze scientifiche. A tale riguardo, oltre al ruolo sempre più trainante esercitato dagli eccezionali progressi della biologia molecolare e della biochimica cellulare, grande rilevanza hanno assunto le possibilità offerte dalla chimica combinatoria di ottenere un gran numero di strutture molecolari diverse in tempi molto ridotti; inoltre, i progressi conseguiti dai metodi strumentali di analisi e dai metodi di sintesi e separazione hanno fortemente stimolato la commercializzazione di prodotti farmaceutici chiralmente selezionati. Infine, l'industria f. ha ampliato negli ultimi decenni del sec. 20° le sue capacità tecnologiche anche nei settori cosiddetti parafarmaceutici, rappresentati essenzialmente dai diagnostici e dai dietetici, che si sono andati caratterizzando per la sempre maggiore scientificità dei loro processi produttivi. Per garantire la fabbricazione di medicamenti che presentino uniformemente un'alta qualità, la produzione è regolata da norme speciali (norme di buona fabbricazione) raccomandate dalla Organizzazione mondiale della sanità e adottate praticamente da tutte le nazioni industrializzate. I controlli delle autorità sanitarie, in forme e modalità diverse da paese a paese, vengono esercitati sui laboratori dove si effettuano le prove precliniche, sulle sperimentazioni cliniche, sulla documentazione tecnico-scientifica per l'autorizzazione alla commercializzazione, sugli stabilimenti di produzione, sul prezzo, sull'inserimento nei prontuari terapeutici, sull'informazione ai medici e al pubblico. È importante rilevare che l'aumentata difficoltà di registrare nuovi farmaci a causa di tali controlli e il generale orientamento verso il contenimento della spesa sanitaria hanno determinato, a livello internazionale, un rallentamento della dinamica dei consumi.
Secondo dati 2006, l’industria f. in Italia totalizzava circa 74.000 occupati, dei quali circa 6000 erano gli addetti alla ricerca. Il totale degli addetti registrava un incremento dell’1% rispetto all’anno precedente; tale incremento risultava costante da circa dieci anni. Il settore inoltre era costituito da circa 350 imprese, delle quali circa 250 impegnate nella produzione di specialità farmaceutiche e le restanti nelle materie prime. Il fatturato era di circa 22 miliardi di euro, dei quali poco più della metà era rivolto al mercato estero. Lombardia, Lazio e Toscana erano, nell’ordine, le tre regioni con il più alto numero di addetti. Il settore investiva circa un miliardo di euro nella ricerca ad alta innovazione tecnologica, dimostrando una diffusa vitalità interna. Un nuovo impulso è venuto dalle applicazioni biotecnologiche, grazie al contributo offerto in materia di ricerca e sviluppo. Sempre nel 2006, i farmaci biotech in Italia erano 77, dei quali 42 in fase clinica e i restanti in fase pre-cliniindustriaca. L'industria f. ha strutturalmente un alto numero di occupati con alti livelli di specializzazione. Tale situazione, essendoci un più difficile ricambio professionale, comporta un’alta percentuale di assunti a tempo indeterminato, rendendo il settore molto appetibile nonché efficiente e sufficientemente sicuro dal punto di vista delle tutele dei lavoratori. Per quanto riguarda il prodotto finito, l’Italia è ai primi posti negli indicatori internazionali di accessibilità ai farmaci ritenuti essenziali e di rapporto qualità/prezzo dei farmaci stessi. Il Servizio sanitario nazionale copriva, nel 2006, il 70% della spesa farmaceutica totale, abbassando notevolmente la spesa pro capite per i prodotti farmaceutici (209,8 euro all’anno, dato 2006). Tale risultato è dovuto anche al basso prezzo dei farmaci ottenuti con prescrizione. Chiaramente il settore è investito anche da precise problematiche riguardanti una diffusa politica di tagli effettuata nel corso degli ultimi anni dalle autorità politiche. Tali interventi strutturali, giustificati con la necessità di contenere la spesa pubblica, hanno comportato nel 2007 una diminuzione di circa 1000 di posti di impiegati.