(ingl. Northern Ireland) Regione del Regno Unito (13.576 km2 con 1.775.000 ab. nel 2008). Comprende la sezione nord-orientale dell’Irlanda, cioè buona parte dell’Ulster, nome con cui a volte questa unità amministrativa è indicata; è divisa in 26 distretti. Capitale Belfast. La lingua nazionale è l’inglese. Riguardo alle religioni professate, emerge una prevalenza di cattolici e presbiteriani, oltre a una consistente presenza di protestanti episcopali.
Le regioni comprese nell’I. costituiscono il settore dell’isola irlandese che per primo e più consistentemente ha presentato processi di industrializzazione, e il suo inserimento nello spazio economico della Gran Bretagna si è quindi rivelato altamente vantaggioso nei confronti di quest’ultimo paese. L’industrializzazione ha determinato un notevole afflusso della popolazione rurale a Belfast. Il reddito pro capite è tuttavia alquanto inferiore a quello medio del Regno Unito e la disoccupazione è tradizionalmente più alta che in qualsiasi altra parte del paese.
In campo agricolo, dove sono fondamentali gli aiuti statali, si è nettamente orientati verso l’allevamento, praticato per lo più da piccoli proprietari; in particolare, è abbastanza diffuso, generalmente sui rilievi, un tipo di azienda agricola impegnata nell’allevamento di ovini e bovini. Fra i tradizionali prodotti della cerealicoltura prevale l’orzo. Un’altra coltura ampiamente praticata è quella della patata (soprattutto per l’esportazione di patate da seme). Le industrie, soprattutto navale, aeronautica, tessile e della manifattura del tabacco, sono concentrate a Belfast, che oltre a essere l’unica città di rilievo è anche il principale porto.
La separazione di sei delle nove contee della regione storica dell’Ulster all’atto della costituzione dello Stato libero d’Irlanda diede vita nel 1921 alla provincia dell’I. del Nord. Il Parlamento regionale fu dominato dalla maggioranza protestante e anglofona dell’Ulster unionist party. Le discriminazioni, economiche, politiche e sociali subite dalla consistente minoranza cattolica determinarono uno stato di tensione tra le due comunità religiose che si protrasse per decenni, esplodendo verso la metà degli anni 1960. Mentre si riaffacciava sulla scena politica l’organizzazione estremista nazionalista dell’Irish National Army (IRA), il movimento dei cattolici per i diritti civili subiva le violente reazioni delle componenti della comunità protestante organizzate in formazioni paramilitari.
A fronte dell’incremento dei disordini, nel 1969 intervenne direttamente l’esercito del Regno Unito, la cui azione repressiva culminò nel 1972 a Londonderry, quando nel corso di una marcia pacifista per le vie della città furono uccisi 14 dimostranti cattolici (Bloody Sunday «domenica di sangue»). Nello stesso anno il governo di Londra sospese il Parlamento regionale e assunse il controllo diretto della provincia. Mentre fallivano i tentativi di mediazione politica, lo scontro si radicaliz;zò e crebbe l’attività terroristica dell’IRA, che intraprese operazioni armate su vasta scala anche nel resto del Regno Unito.
Una prima schiarita si ebbe con l’accordo anglo-irlandese sottoscritto dai premier dei due paesi nel 1985 a Hillsborough (Belfast), che istituì una conferenza intergovernativa sulle questioni irlandesi attribuendo alla Repubblica d’Irlanda un ruolo consultivo. L’accordo, che riconosceva l’inalterabilità dell’assetto dell’I. senza il consenso della maggioranza dei suoi cittadini, fu osteggiato dagli unionisti protestanti, ma contribuì a una riconsiderazione da parte di molti sull’uso della lotta armata.
La situazione nord-irlandese rimase caratterizzata da esplosioni di violenza terrorista anche dopo la cosiddetta Dichiarazione di Downing Street (1993), in cui il premier J. Major si dichiarò disposto a rinunciare alla sovranità britannica sulla provincia purché la volontà irlandese in tal senso si esprimesse in un referendum. Una svolta decisiva si ebbe con la vittoria di T. Blair nel 1997, che favorì la ripresa del colloquio. Il trionfo laburista in Gran Bretagna aveva rimosso un pesante impedimento al dialogo: la dipendenza del precedente governo conservatore dai voti unionisti per avere la maggioranza parlamentare. Blair dichiarò per la prima volta la disponibilità del suo paese a rinunciare alla pregiudiziale di sempre, il disarmo dell’IRA, per accettare la partecipazione del Sinn Féin ai negoziati. Nel 1998 l’accordo di Belfast (o del Venerdì Santo) sanciva il diritto all’autodeterminazione dell’I. e l’istituzione di un Parlamento nord-irlandese con potere legislativo e con il compito di eleggere il primo ministro del governo regionale. Inoltre, Gran Bretagna e Repubblica d’Irlanda si dichiaravano disposte a cambiare le rispettive Costituzioni, rinunciando la prima alla sovranità sull’I. e la seconda all’unità dell’isola. Il patto fu poi approvato per via referendaria contestualmente nell’I. e nella Repubblica d’Irlanda.
Nelle elezioni per il Parlamento (1998), le due forze emergenti furono l’Ulster unionist party di D. Trimble e il Roman catholic social democratic and labour party di J. Hume, entrambi sostenitori dell’accordo, i cui leader divennero rispettivamente premier e vicepremier di un governo condiviso fra cattolici e protestanti. Il processo di pace registrò negli anni successivi fasi di arresto a causa della questione del disarmo dell’IRA, precondizione posta da Trimble per accettare il Sinn Féin nell’esecutivo e non contemplata dagli accordi di Belfast, che portò alla ripresa del controllo diretto inglese sulla provincia e alla sospensione del regime di autonomia del Parlamento nord-irlandese.
In uno scenario politico caratterizzato negli anni seguenti dalla polarizzazione del voto (2003) sui partiti più radicali dei due fronti – il Democratic unionist party del reverendo I. Pasley fra i protestanti e il Sinn Féin di G. Adams fra i cattolici – la rinuncia ufficiale alla lotta armata da parte dell’IRA (2005) è stata seguita (2006) dalla sottoscrizione di un nuovo accordo fra le principali formazioni politiche. Le elezioni del 2007 hanno confermato la leadership del Democratic unionist party e, dopo la firma di uno storico patto fra i vincitori e il Sinn Féin, è stato formato un governo con la presenza di tutte le più importanti forze politiche presieduto da Paisley, cui nel 2008 è subentrato P. Robinson. Il DUP ha ottenuto la maggioranza relativa anche alle consultazioni del 2016 (29,2% dei consensi), precedendo il Sinn Féin (24%); alla guida del governo di coalizione dal gennaio 2016 è stata A.I. Foster, subentrata al dimissionario Robinson, che ha rassegnato anch'essa le dimissioni nel gennaio dell'anno successivo a seguito del coinvolgimento in uno scandalo connesso con le energie rinnovabili; rieletta nel maggio 2017 a seguito delle elezioni anticipate, non ha raggiunto accordi con il il Sinn Féin per formare una coalizione di governo. Dimessasi nuovamente nel giugno 2021, le è subentrato P. Givan, che ha anch'egli rimesso il mandato nel febbraio 2022 in protesta contro le norme commerciali tra Nord Irlanda e Unione europea introdotte a seguito della Brexit.
Nuovo impulso alle aspirazioni secessioniste è scaturito dal referendum del 23 giugno 2016 attraverso cui il Regno Unito ha scelto di uscire dall'Unione europea: gli indipendentisti del Sinn Féin hanno chiesto al governo un referendum per unire l'Irlanda del Nord all'Irlanda e garantire in tal modo a tutta l'isola l'appartenenza alla Ue. All'incertezza per la fuoriuscita dall'Unione europea è ascrivibile lo storico risultato ottenuto dal partito alle elezioni anticipate del marzo 2017, che hanno registrato una quasi parità con gli avversari del DUP, i quali hanno guadagnato 28 seggi contro i 27 aggiudicatisi dal Sinn Féin. Nel giugno successivo il DUP ha firmato un accordo con la premier britannica T. May, in base al quale ha garantito appoggio all'esecutivo Tory in cambio dell'erogazione di un pacchetto di aiuti economici pari a 1,5 miliardi di sterline.
Uno storico risultato è stato raggiunto dal Sinn Féin alle elezioni parlamentari svoltesi nel maggio 2022, alle quali - prima formazione nazionalista ad avere la maggioranza nell'Assemblea nordirlandese - si è aggiudicato 29 seggi contro i 24 ricevuti dal DUP; il perdurare dello stallo politico per la formazione di un governo di unità nazionale tra le due forze politiche ha costretto però nell'ottobre 2022 alla convocazione di nuove consultazioni.
Nel febbraio 2023 la presidente della Commissione europea U. von der Leyen e il premier britannico R. Sunak hanno raggiunto un accordo per agevolare le relazioni tra Regno Unito e Irlanda del Nord: l’intesa, denominata Windsor Framework, consente il libero scambio di alcune merci tra i due territori e prevede un meccanismo di emergenza in grado di derogare dalle norme del mercato unico europeo che l’Irlanda del Nord potrebbe ritenere svantaggiose.