Rivoluzionario e uomo di stato cinese (Shaoshan, prov. Hunan, 1893 - Pechino 1976). Nato da media famiglia contadina, passò la giovinezza nello Hunan, dove svolse varî mestieri e compì studî irregolari. Dal 1912 al 1918, presso la scuola normale di Changsha, si avvicinò alla cultura occidentale (Darwin, A. Smith, Rousseau, ecc.) e approfondì nel contempo la conoscenza delle tradizioni filosofiche e letterarie della Cina. Nel 1918 si trasferì a Pechino e lavorò all'università come aiuto bibliotecario; a contatto con Li Dazhao, direttore della biblioteca, e con le correnti radicali e rivoluzionarie avvenne la sua maturazione politica e nel 1920 aderì al marxismo. In particolare, su di lui avevano fatto presa gli sviluppi dell'Internazionale comunista e l'idea leniniana che nei paesi meno sviluppati e in condizioni coloniali il processo rivoluzionario dovesse acquistare caratteristiche nazionali, coinvolgere cioè con le classi popolari la borghesia nazionale in una lotta di liberazione. Nel 1921 partecipò a Shanghai alla fondazione del Partito comunista cinese, sezione della terza Internazionale, che aderì al partito nazionalista, il Guomindang, guidato da Sun Zhongshan, dal 1923 sostenuto dai Sovietici e favorevole alla collaborazione con i comunisti. Dirigente del Guomindang di Shanghai, nel 1925 M. Z. divenne tra i leader più influenti della sezione agraria del Guomindang; tornò nello Hunan per organizzarvi le masse rurali e in alcuni scritti (Analisi delle classi nella sociatà cinese, 1926; Inchiesta sul movimento contadino nello Hunan, 1927) delineò un originale progetto politico rivoluzionario incentrato sulle potenzialità di liberazione delle masse contadine, progetto al quale corrispondeva l'esigenza di forgiare un partito capace di operare apertamente tra le masse nella prospettiva di una presa del potere che sarebbe scaturita non da un'insurrezione ma verosimilmente da una lotta di lungo periodo. La figura di M. Z. emerse dopo che Jiang Jieshi, nuovo leader del Guomindang succeduto a Sun, provocò la rottura con i comunisti (apr. 1927, massacro dei comunisti a Shanghai): sostenitore di un'insurrezione generale che coinvolgesse città e campagna, fu tra gli organizzatori della "sollevazione dei raccolti d'autunno" e commissario delle operazioni nello Hunan. La rivolta fu sedata dal Guomindang e M. Z. guidò i suoi nella ritirata, mentre il partito lo accusava di avventurismo militare e lo escludeva dal comitato centrale. Dalla riflessione su questa sconfitta emerse finalmente la linea che avrebbe caratterizzato gli anni a venire, incentrata essenzialmente nel nesso tra rivoluzione sociale (innanzitutto la riforma agraria) e liberazione progressiva del territorio nazionale. A questo scopo M. Z. iniziò, con i reduci della fallita insurrezione dello Hunan, l'edificazione dell'Armata rossa, esercito a base contadina che divenne parte integrante del partito maoista, mentre l'altro spezzone del partito, guidato da Li Lisan, più vicino alle posizioni sovietiche, continuava, peraltro senza successo, a organizzare rivolte a base urbana. Dal nov. 1927 il movimento di M. Z. si estese dai monti Jinggang alle province di Jiangxi e Fujian; nel sett. 1931 fu proclamata la repubblica socialista di Jiangxi e M. Z. ne fu eletto presidente, mentre i Giapponesi invadevano la Manciuria. Allorché lo Jiangxi fu investito dalle durissime "campagne di annientamento" del Guomindang, M. Z. rispose (ott. 1934) con una storica ritirata (la "lunga marcia") verso Yan'an, nello Shaanxi, che salvò il partito dalla distruzione, e nel corso della quale (circa 10.000 km) furono conquistati alla causa rivoluzionaria i contadini di varie regioni. Intanto alcuni influenti dirigenti comunisti (tra questi Zhou Enlai) si erano convinti delle tesi maoiste e nel genn. 1935 (conferenza di Zunyi) a M. Z. fu conferita la leadership del partito. Si formò allora quello "spirito di Yan'an" al quale la politica maoista si sarebbe sempre richiamata e al quale, dopo la rivoluzione, si sarebbe informato a lungo lo stato cinese: egualitarismo, frugalità, comunitarismo, fusione tra civile e militare e tra teoria e pratica, prevalenza della cultura popolare e contadina e delle sue radici nazionali, ecc. Il periodo di Yan'an fu inoltre per M. Z. estremamente fecondo sul terreno della produzione letteraria (scrisse molte delle sue poesie, in stile tradizionale, largamente diffuse) e filosofica: i saggi (1937) Sulla pratica e Sulla contraddizione riprendono i temi della dialettica ereditati da Hegel, Marx e Lenin, inseriti però nel contesto della tradizione filosofica cinese (vi sono rinvenibili chiare ascendenze taoiste), con una forte caratterizzazione in senso antimetafisico e un'insistenza sull'origine pratica della conoscenza e sull'universalità della contraddizione. Nel 1937 sposava Jiang Qing, che gli sarebbe stata vicina per il resto della vita. Mentre perdurava la guerra civile tra il Guomindang e i comunisti (che oltre allo Shaanxi controllavano varie regioni soprattutto nella Cina centrale e settentrionale), l'invasione giapponese (luglio 1937) costrinse le due forze all'armistizio e alla lotta contro il comune nemico. M. Z. guidò il partito in una strategia che saldava insieme la lotta antimperialista e la lotta antifeudale applicando la riforma agraria nelle zone liberate (Il ruolo del Partito comunista cinese nella guerra nazionale, 1938; Sulla nuova democrazia, 1940; Sul governo di coalizione, 1945), linea che diede modo all'Armata rossa di combattere in un più ampio fronte di liberazione e al partito di radicarsi in larga parte del paese, creando così le premesse della fase successiva della rivoluzione. Nel frattempo il prestigio di M. Z. nel partito cresceva al punto che il VII congresso (1945) consacrava il pensiero di M. Z. come "l'unica guida per l'azione". Uscito di scena il Giappone (ag. 1945), la fragile tregua firmata da M. Z. e Jiang (ott. 1945) lasciò posto ben presto al riaccendersi della guerra civile, ma ora i rapporti di forza nella società cinese erano largamente favorevoli al partito comunista e il Guomindang andò incontro alla sconfitta decisiva e riparò a Taiwan: il 1° ott. 1949 fu proclamata la Repubblica Popolare di Cina e M. Z. divenne presidente del Consiglio del governo centrale del popolo, primo organismo del nuovo stato. Questo nasceva con una forte impronta maoista (La dittatura democratica popolare, 1949), che avrebbe conservato fino alla morte del "grande timoniere" e per certi versi successivamente, anche se M. Z., che pur avrebbe mantenuto a vita la presidenza del comitato centrale del partito e goduto di un enorme prestigio, non tese a impersonare il potere in ogni suo aspetto, bensì a guidare le principali svolte politiche, sviluppando una concezione sostanzialmente inedita dello stato socialista, sintetizzata, poi, in un discorso del 1957 (Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo); qui M. Z. sottolineava come, oltre alle "contraddizioni antagoniste" (quelle con il nemico di classe), ve ne fossero altre prodotte dallo stesso sviluppo socialista, la cui soluzione andava cercata in un "costante processo di riaggiustamento", lasciando aperta la dialettica e la competizione tra tutte le componenti della società (il partito, i contadini, gli operai, gli intellettuali, ecc.). Dopo la prima fase di assestamento della Cina postrivoluzionaria, con l'adozione della costituzione del 1954 M. Z. assunse la presidenza della Repubblica, che avrebbe mantenuto fino al 1959. Dal 1955 la presenza di M. Z. si caratterizzò soprattutto nell'accentuazione della collettivizzazione agricola (contro le tendenze neoborghesi e quelle ispirate al modello sovietico) e nella riproposizione dello spirito di Yan'an in funzione antiburocratica. Si delineava così un percorso diverso da quello sovietico e la destalinizzazione offrì l'occasione per l'esplicitazione di un dissenso (1957) che avrebbe in seguito coinvolto non solo i due partiti comunisti ma anche i due stati e l'intero movimento comunista internazionale. Sul piano interno, l'insistenza di M. Z. su una linea antiburocratica che privilegiava l'agricoltura generò forti opposizioni nel partito e nello stato, alle quali M. Z. rispose radicalizzando il conflitto, peraltro con un pronunciato piglio ideologico contro il "revisionismo filosovietico", e mobilitando l'esercito (col sostegno del ministro della Difesa Lin Biao), i giovani della guardia rossa, molti intellettuali, e giungendo infine a scatenare (nov. 1965) la rivoluzione culturale. Questa, che investì nella critica il presidente della Repubblica Liu Shaoqi e assunse talora gli aspetti di una guerra civile, si concluse dopo tre anni con la completa vittoria dei maoisti, tale che il congresso del partito del 1969 proclamava nuovamente il pensiero di M. Z. base teorica del comunismo cinese. Ciò non risolveva tutti i conflitti in seno al nuovo gruppo dirigente e la rottura tra M. Z. e Lin Biao, sostenitore in politica estera di una strategia rivoluzionaria terzomondista, si risolse nel 1971 a favore del primo; già verificatisi scontri armati con i Sovietici sul confine dell'Ussuri (1969), la caduta di Lin preluse a un avvicinamento della Cina agli Stati Uniti (1972, incontro a Pechino tra M. Z. e R. Nixon) e alla CEE. Negli ultimi anni M. Z. tese a consolidare i risultati conseguiti con la rivoluzione culturale e il X congresso del partito (1973) diede l'avvio alla seconda repubblica, la cui costituzione entrò in vigore nel genn. 1975. La ripresa della lotta tra moderati e maoisti si saldò ben presto con i problemi di successione posti dalla morte di Mao. A difenderne le posizioni rimase in prima fila un gruppo di dirigenti di Shanghai (in seguito spregiativamente denominati banda dei quattro) guidati dalla vedova Jiang Qing, che vennero battuti in un lungo scontro che vide peraltro l'eclissarsi di Hua Guofeng (1980). Con l'emergere della nuova leadership attorno a Deng Xiaoping, la complessa, articolata e talora contraddittoria eredità di M. Z. è stata oggetto di molte critiche, legate al progressivo allontanamento della politica cinese dalle strategie maoiste, critiche che non hanno investito il ruolo di M. Z. come principale artefice della Cina moderna.