Complesso degli atteggiamenti di disaccordo e di critica nei confronti del sistema politico vigente in un determinato paese, oppure verso specifiche istituzioni e organizzazioni politiche, sociali, religiose. Le forme del d. possono andare dalla semplice disaffezione fino a un’opposizione più o meno violenta.
In Inghilterra, furono detti dissenters i calvinisti che, sotto Elisabetta (1558-1603), non vollero conformarsi ai 39 articoli della Chiesa anglicana e a quanti li seguirono in questo atteggiamento fino al Toleration act (1688).
In Polonia, a partire dalla dieta del 1573, che stabilì un regime di tolleranza religiosa, si chiamarono dissidentes i luterani, i calvinisti, i sociniani e gli orientali scismatici. Nella dieta del 1767-68 furono poste limitazioni alla loro piena libertà di religione e di culto e ciò offrì a Caterina II di Russia il pretesto per intervenire a sostegno dei dissidenti di culto ortodosso.
È stato chiamato d. cattolico un fenomeno nato a partire dalla conclusione del Concilio Vaticano II, quando si svilupparono gruppi e movimenti ecclesiali che sostennero un’interpretazione del Concilio su posizioni spesso divergenti e polemiche nei confronti della gerarchia ecclesiastica. In particolare, alcune comunità, chiamate in seguito comunità di base (per es., in Italia, quelle dell’Isolotto a Firenze e di Oregina a Genova), assunsero notorietà per la contrapposizione con i vescovi locali. Questi gruppi furono caratterizzati da un forte impegno sociale e politico e da una piena partecipazione dei laici; tra i principali animatori del d. vi furono tuttavia anche molti religiosi e sacerdoti (tra i più noti, G. Franzoni ed E. Mazzi), spinti in questa direzione anche dalla ricerca di una nuova identità sociale ed ecclesiale del sacerdote e, talora, dalla contestazione del celibato ecclesiastico. In Italia, il d. cattolico ebbe il momento di massima notorietà durante la campagna per il referendum per l’abrogazione della legge introduttiva del divorzio (1974). In via generale, già verso la fine degli anni 1970 l’espressione cattolici del d. cadde quasi in disuso, benché siano sopravvissuti alcuni di quei gruppi, caratterizzati soprattutto dall’azione sociale, e dall’impegno sui temi della laicità dello Stato e della pace.
Con il termine d. è stato designato l’atteggiamento dei movimenti sociali e culturali che a partire dagli anni 1960 sottoposero a critica il cosiddetto socialismo reale nell’URSS e in genere nei paesi dell’Europa orientale.
Il d. sovietico può essere suddiviso in filoni di diversa tendenza. Il primo, di ispirazione religiosa-tradizionalista e critico verso la società occidentale, fece riferimento all’opera di A. Solženicyn (➔) e dei suoi collaboratori. Il secondo, di impronta liberal-democratica, annoverò tra i suoi esponenti A. Sacharov (➔). Il terzo si mosse nella prospettiva dell’edificazione di un «socialismo dal volto umano»: gli esponenti più noti ne furono Žores e Roj A. Medvedev. La comparsa, nel 1963, del romanzo di Solženicyn Una giornata di Ivan Denisovič, pubblicato in URSS con l’approvazione di N. Chruščëv, rappresentò un momento fondamentale del d. sovietico, che negli anni successivi si espresse in vari modi, dalle manifestazioni di piazza a Mosca, alla costituzione di un comitato per la denuncia degli internamenti di dissidenti negli ospedali psichiatrici, alla nascita di una sezione sovietica di Amnesty international. Gli atti repressivi opposti dal regime culminarono, nel 1974, nell’espulsione di Solženicyn.
Il fenomeno del d. ebbe manifestazioni peculiari negli altri paesi socialisti. In Polonia produsse un avvicinamento tra le componenti marxiste e non marxiste (scioperi del 1970 a Danzica, Gdynia e Stettino) e nel 1980 diede vita all’organizzazione sindacale Solidarność, caratterizzata in senso cattolico. In Cecoslovacchia, dopo l’invasione del 1968, la più nota esperienza di d. fu il gruppo di Charta 77, promosso da J. Patoka, V. Havel e J. Hajek, che abbracciò la causa dei diritti umani. Negli altri paesi dell’Est europeo il d. non raggiunse i medesimi livelli di organizzazione. Nella Repubblica Democratica Tedesca si manifestò soprattutto un’opposizione di tipo revisionista, di cui furono emblematici W. Biermann, R. Bahro, R. Havemann. In Ungheria, la più rilevante manifestazione critica fu la ‘scuola di Budapest’ che si mosse nell’ambito del marxismo: tra i suoi più noti rappresentanti, F. Fehér, A. Heller, A. Hegedüs. Dal 1989 la fine del monopolio comunista del potere politico nell’Europa orientale consentì alle diverse tendenze del d. di contribuire variamente alla ricostruzione politica.