Soldato che esercita il mestiere delle armi mettendosi al soldo di chi lo arruola temporaneamente.
In Grecia i m. nascono nell’8°-7° sec. a.C. come guardie del corpo dei tiranni, mentre nello stesso tempo alcuni Greci e Cari sono al servizio dei re di Lidia e di Psammetico in Egitto. Nel 5° sec., con le guerre persiane, trionfano le milizie cittadine; ma già nella guerra del Peloponneso appaiono, sia pure in scarso numero, m. al servizio di Sparta e di Atene. Fin dall’origine si delineano quei fenomeni sociali e quelle esigenze militari per cui l’istituzione acquisterà tanta importanza in seguito: la mancanza di truppe specializzate negli eserciti cittadini, l’avversione di questi a intraprendere spedizioni lontane, la crisi economica che induce molti al mestiere militare, non avendo altri mezzi di sussistenza. Cambia anche la psicologia dei soldati e dei generali: questi diventano condottieri che combattono lontano dalla patria, e talora contro di essa, mentre quel che li lega ai soldati è unicamente il soldo, la vittoria e la preda. Il primo grande esercito di m., quello dei Diecimila al servizio di Ciro il Giovane, si costituisce sulla fine del 5° sec.: nello stesso periodo molti Greci sono in Occidente al soldo dei tiranni siciliani. Mercati di m. sorgono a Corinto e al Tenaro e si creano le specializzazioni: i migliori arcieri sono i Cretesi, i migliori frombolieri i Rodi ecc. I Diadochi combattono le guerre servendosi di m. e spesso interi corpi passano dall’uno all’altro esercito. Fra le monarchie ellenistiche, la Macedonia ha pochi m., mentre in grande quantità sono reclutati dai regni asiatici; nel 2° sec. i m. costituiscono la maggioranza delle armate egiziane, stanziati in colonie militari e raggruppati secondo la nazionalità.
A Roma i m. si introducono tardi, con il nome di auxilia e in numero limitato, per la necessità di contrapporre truppe specializzate a quelle degli eserciti ellenistici. Solo verso la metà del 2° sec. d.C. incominciano ad affluire nell’esercito barbari dei paesi foederati, pagati dall’amministrazione imperiale; in seguito il loro numero va crescendo sino a diventare prevalente.
M. ingrossano le schiere normanne in Inghilterra e Italia, gli eserciti delle crociate, quelli svevi e quelli di Carlo d’Angiò. Nel 14° sec. sono diffuse in Francia e Italia le compagnie di ventura, vere corporazioni di m., successivamente soppiantate da compagnie organizzate e guidate da privati che si pongono al servizio dei principi. Con il trapasso dell’arte militare medievale a quella moderna, ossia con il prevalere della fanteria sulla cavalleria e il sorgere dello Stato moderno, si delinea il nuovo tipo di esercito mercenario permanente, mantenuto anche in tempo di pace. Alla fine del 16° sec. si compie un nuovo passo verso la forma di eserciti statali: i m. sono obbligati a sottostare a ufficiali di nomina regia e l’esercito mercenario si va trasformando in esercito di caserma. Con le leve in massa della Rivoluzione francese e le riforme prussiane nasce l’esercito nazionale, che pone termine al mercenarismo come fenomeno di massa.
Nel 19° sec., in epoca coloniale, ricompaiono corpi m. come la Legione Straniera francese e il Tercio spagnolo, mentre, a partire dagli anni 1930, accanto al m. classico, si trovano la figura del soldato regolare ufficialmente fuori dai ruoli dell’esercito per poter essere impiegato senza coinvolgere apertamente il proprio governo, quella del consigliere militare m. o ufficioso, quella infine del terrorista mercenario. Nel corso della decolonizzazione in Africa si utilizzano m. bianchi; in molti eserciti del Terzo Mondo esperti militari sono ingaggiati a contratto per addestrare o svolgere gli incarichi tecnicamente più complessi. Uno sviluppo successivo e più sofisticato del fenomeno è rappresentato da esperti di tecnologie convenzionali, chimiche, batteriologiche e nucleari che lavorano su commissione per governi stranieri.