Fenomeno meteorologico consistente in un ammasso di goccioline di acqua, che si formano in prossimità del suolo o sopra il mare e i laghi o lungo i fiumi per condensazione di vapore d’acqua, diminuendo in misura più o meno sensibile la visibilità. Per estensione, si parla di n. anche quando le goccioline, anziché d’acqua, sono di altra sostanza.
Le goccioline che costituiscono la n. hanno diametro dell’ordine di qualche micron; stante la loro piccolezza, esse, in aria calma, cadono con velocità molto bassa (qualche cm/s) e basta un lieve moto ascensionale dell’aria per farle salire. La n. si forma quando l’aria diviene soprassatura di vapore acqueo (umidità relativa superiore al 100%); tale situazione può verificarsi o per intensa evaporazione dell’acqua nell’aria, o per raffreddamento dell’aria.
La n. da evaporazione può prodursi al di sopra di una superficie di acqua la cui temperatura è molto più elevata di quella dell’aria sovrastante; è di tale tipo anche la n. frontale: al di sotto di una superficie frontale separante una massa d’aria calda superiore da una fredda inferiore, le gocce di pioggia a temperatura relativamente elevata provenienti dall’aria calda evaporano rendendo soprassatura l’aria fredda e producendo lungo il fronte una striscia di nebbia. Per quanto riguarda la n. da raffreddamento, le principali cause di essa sono il raffreddamento per irraggiamento della superficie terrestre con cui l’aria è a contatto, il raffreddamento per scorrimento orizzontale dell’aria sopra superfici fredde o, infine, il raffreddamento adiabatico dovuto a moti ascensionali forzati. La n. da irraggiamento si forma durante le notti caratterizzate da cielo sereno e aria calma, soprattutto su aree continentali sulle quali ristagna aria di origine marittima e quindi umida, e perdura fino a che il Sole non aumenta la temperatura al di sopra del punto di rugiada.
Nei casi concreti è spesso difficile fare una separazione netta fra n. da evaporazione e n. da raffreddamento: la formazione di n. spesso avviene a causa di un insieme dei due processi. In generale la formazione di n. è frequente soprattutto d’inverno nelle zone umide.
Nell’industria chimica si hanno diversi casi di formazione di n.: per es., nell’assorbimento di anidride solforica in acqua si formano quelle che vengono chiamate n. acide, costituite da minutissime goccioline (con dimensioni comprese fra 0,5 e 15 μm) di acido solforico; nel raffreddamento del gas ottenuto dai forni di distillazione dei carboni fossili una parte dei vapori di catrame, pur condensando, rimane sotto forma di piccole goccioline che sono facilmente trascinate dal gas in movimento; nella concentrazione di soluzioni per evaporazione una piccola parte del liquido concentrato può essere trascinata dal vapore che si libera; e così via. Queste n. vanno eliminate perché portano, a seconda dei casi, a perdita di prodotto, a gas impuri, a inquinamento dell’atmosfera circostante ecc. L’abbattimento di tali n., cioè la separazione delle goccioline di liquido dal gas che le trasporta, si può fare in più modi: riducendo la velocità del gas (di solito entro condotte verticali di sezione variabile) in modo che sotto l’azione della gravità le goccioline tendano a cadere anziché essere trascinate dal gas; sfruttando la forza centrifuga ed effettuando la separazione in cicloni; utilizzando separatori a urto, nei quali la corrente gassosa incontra sul proprio cammino un ostacolo (piastrelle parallele forate con fori sfalsati, strati di fili metallici aggrovigliati ecc.) che arresta il moto delle goccioline ma non quello del gas. Sistemi ancora più efficienti sono rappresentati dai filtri elettrostatici, o da sistemi a ultrasuoni.
Si ottengono disperdendo nell’atmosfera sostanze molto igroscopiche che, per valori sufficientemente elevati dell’umidità atmosferica, danno origine a una massa enorme di goccioline che formano strati (cortine) di n. più o meno ampi e densi, capaci di permanere nell’atmosfera per un tempo anche abbastanza lungo.
Nell’uso militare sono state usate come sostanze nebbiogene: anidride solforica sciolta in acido solforico o clorosolfonico (cloridrina solforica), fosforo, alcuni cloruri (di antimonio, di titanio, di silicio, di stagno ecc.); l’anidride solforica si combina con l’umidità dell’aria per dare goccioline di acido solforico; il fosforo s’incendia all’aria formando l’anidride fosforica, che a sua volta dà goccioline di acido fosforico; i cloruri si decompongono con l’umidità dando nebbie di acido cloridrico e fumi dell’idrato metallico corrispondente. Tali n. artificiali a partire dalla Seconda guerra mondiale sono state sostituite dalle sostanze fumogene (➔ fumo).