neutralità
Teoria dell’evoluzione secondo cui le modificazioni ereditarie sarebbero determinate da fenomeni casuali.
Concetto (frequentemente espresso dagli economisti classici e neoclassici, anche con i termini di velo monetario o moneta-velo) secondo il quale il fenomeno monetario non avrebbe potere di alterare i fenomeni reali e quindi una variazione della quantità della moneta, pur modificando il livello assoluto dei prezzi, non altererebbe il sottostante equilibrio reale del sistema e cioè i prezzi relativi dei vari beni e il tasso di interesse. Il concetto è di qualche utilità nelle analisi comparative tra regimi monetari. L’introduzione della moneta, in quanto distinta dalle successive variazioni, non è mai neutrale, in quanto altera sempre la posizione di equilibrio del mercato, sia perché semplifica e accelera tutti gli scambi, sia perché fa sorgere una nuova domanda della stessa moneta.
Si parla anche di n. dell’attività finanziaria dello Stato, nel senso di non intervento o di intervento minimo dello Stato sulla stabilità, sullo sviluppo e sulla distribuzione del reddito nazionale.
Situazione giuridica di Stati che rimangono estranei a una guerra tra altri Stati.
Atteggiamento dello Stato neutrale deciso a impedire con le armi che uno dei belligeranti adoperi il suo territorio come base o teatro di operazioni.
Atteggiamento dello Stato neutrale che non intende reagire militarmente all’eventuale tentativo di una potenza belligerante di adoperare il suo territorio come base o teatro di operazioni.
Atteggiamento assunto da uno Stato neutrale quando accorda a un determinato Stato belligerante prestazioni compatibili con il principio dell’imparzialità della condotta dello Stato neutrale verso qualsiasi belligerante (per es., aiuti sanitari e alimentari).
Dottrina o comportamento che tende a difendere e a mantenere una condizione di n. tra due parti in conflitto. In particolare, il termine si usò in Italia (in contrapposizione a interventismo) per indicare l’atteggiamento di coloro che allo scoppio della Prima guerra mondiale erano contrari all’intervento italiano nel conflitto.
Disposizioni che regolarono, fra il 1935 e il 1940, la n. degli USA. L’atto del 31 agosto 1935, valido per sei mesi, imponeva l’embargo sull’invio di armi a tutti i paesi belligeranti. Nel febbraio 1936 fu rinnovato, riservando al presidente il diritto di stabilire l’esistenza o meno dello stato di guerra. Una terza legge (gennaio 1937) stabiliva l’embargo delle armi destinate alla Spagna, dilaniata dalla guerra civile. Allo scadere del secondo (1° maggio 1937), ne fu votato uno nuovo a carattere permanente, in cui fu introdotta la clausola cash and carry, estesa nel novembre 1939 alle forniture di armi.